In un’epoca storica così delicata come quella attuale, segnata dalla pandemia da Covid-19, sono sempre più frequenti le brutte notizie e le critiche rivolte in ambito sociale e sanitario. Non fa eccezione la nostra Calabria, attaccata su molti fronti come, ad esempio, l’infelice piazzamento all’ultimo posto nazionale a causa dei ritardi nelle somministrazioni dei vaccini anti-covid.

Non ci sono, però, solo notizie sconfortanti e non bisogna perciò fare di tutta l’erba un fascio perché, anche in situazioni all’apparenza catastrofiche, può succedere qualcosa di buono. È  portatrice di speranza, infatti, la vicenda che ha coinvolto un ultrasessantenne di Soverato, soggetto fragile e, come se non bastasse, risultato positivo al Covid-19 assieme a tutti i membri della sua famiglia. In virtù delle proprie condizioni potenzialmente critiche, soprattutto in caso di positività al coronavirus, l’uomo ha deciso di rivolgersi al proprio medico curante, il dottore Antonio Maiolo, il quale ha attivato insieme all’Usca locale la richiesta di cura monoclonale, somministrata con successo al paziente soveratese presso il policlinico universitario Mater Domini di Catanzaro.

La cura in questione è una delle più innovative e più efficaci armi per combattere questo subdolo virus e l’episodio in questione infonde fiducia e prestigio alla sanità locale

R.G., queste le iniziali del paziente, è  la prima persona in tutta la provincia di Catanzaro ad aver beneficiato di questa speciale terapia che consiste in un’infusione di anticorpi, all’interno dell’organismo del positivo/fragile già segnato da altre patologie, che ha lo scopo di fronteggiare sul nascere, sconfiggendoli in maniera istantanea, i pericolosissimi sintomi del Covid che, specie su persone fragili, possono risultare fatali.