Il candidato vaccino anti Covid elaborato dall'università di Oxford, in collaborazione fra gli altri con l'Irbm di Pomezia richiede studi "supplementari". Lo ha ammesso oggi, in un'intervista alla Bloomberg, Pascal Soriot, numero uno della società farmaceutica produttrice AstraZeneca, partner del progetto, a pochi giorni dalla pubblicazione dei primi risultati sulla sperimentazione che indicavano un'efficacia del prototipo compresa fra il 62 e il 90% a seconda dei tipi di dosaggio (70% medio circa). Quei risultati erano stati in seguito oggetti di richiesta di chiarimenti e di dubbi su alcuni dati nella comunità scientifica internazionale.

 

«La notizia che il candidato vaccino anti Covid elaborato dall'università di Oxford ha bisogno di ulteriori studi per un verso preoccupa perchè si allontana il momento della consegna, dall'altro rassicura perchè ci garantisce». Lo ha detto Stefano Vella, infettivologo, docente di Salute globale all'Università Cattolica di Roma ed ex presidente di Aifa. «Ipotizzo che gli studi da fare - ha aggiunto - possano riguardare le dosi: si tratta di capire perchè una vaccinazione con metà dose prima (dose prime) e successivamente il richiamo con una dose completa funzioni meglio che diversamente. Quindi lo studio dovrebbe essere di tipo biologico, ossia sulla risposta del sistema immunitario, e non un ritorno indietro al trial clinico».