Continuano a migliorare i dati relativi all'emergenza Covid in Calabria e nel resto del Paese. Emerge dal monitoraggio settimanale della fondazione Gimbe, che nel periodo 2-8 giugno rileva, nell'intera Italia, una riduzione dei nuovi casi del 31,8% e dei decessi del 34,8%. Si svuotano ancora gli ospedali: in due mesi si registra l'84% in meno di ricoveri e anche un -82% di occupazione delle terapie intensive. Complice sicuramente la campagna vaccinale che vede ormai, in tutto il Paese, immunizzati oltre 13 milioni di cittadini (il 22,5%), i quali hanno completato il ciclo vaccinale, mentre il 45,5% della popolazione ha ricevuto almeno una dose.

I dati in Calabria

Nella settimana 2-8 giugno, per la Calabria, si evidenzia una performance in miglioramento sui casi attualmente positivi di Covid 19 per 100 mila abitanti, 460 (-20,2%), e risultano in diminuzione i nuovi casi rispetto ai sette giorni precedenti. Sotto la soglia di saturazione i posti letto in area medica e terapia intensiva occupati da pazienti Covid 19. Anche se la Calabria risulta essere la regione con la maggiore percentuale di posti letto occupati in area medica (il 20%, mentre la media italiana è dell'8), mentre il dato relativo alle terapie intensive si mantiene aderente alla media nazionale dell'8%.
La media giornaliera di persone testate per 100 mila abitanti è pari a 167 (media Italia 150). In materia di vaccinazioni la percentuale di popolazione con ciclo completo è pari al 22,2% a cui aggiungere un ulteriore 21% solo con prima dose. In relazione alle fasce di età delle persone immunizzate, la percentuale di over 80 con ciclo completo è del 71,6% a cui aggiungere un ulteriore 8,6% solo con prima dose. I calabresi appartenenti alla fascia 70-79 anni con ciclo completo è pari al 43,5% a cui aggiungere un ulteriore 35,1% solo con prima dose. Infine i 60-69enni con ciclo completo raggiungono la percentuale del 33,5 a cui aggiungere un ulteriore 36% solo con prima dose.

In calo i soggetti testati

«Da 12 settimane consecutive – speiga il presidente della fondazione, Nino Cartabellotta – il trend dei nuovi casi si conferma in discesa, sia per la ridotta circolazione del virus come dimostra la riduzione del rapporto positivi/casi testati, sia per la costante diminuzione dell’attività di testing che da un lato sottostima il numero dei nuovi casi e dall’altro ribadisce la rinuncia al tracciamento dei contatti, proprio ora che la ridotta incidenza dei casi ne permetterebbe la ripresa». Nelle ultime 4 settimane il numero di persone testate settimanalmente si è ridotto del 28,3%.

Vaccini a mRna ai giovani

Il presidente di Gimbe si è anche espresso sulla recente polemica relativa ai vaccini AstraZeneca. «Nell'attuale quadro epidemiologico italiano, per le persone di età inferiore a 50 anni i rischi dei vaccini a vettore virale superano i benefici», quindi «in questa fase di bassa circolazione virale, i vaccini a mRNA dovrebbero essere riservati alle fasce più giovani, destinando agli over 50 quelli a vettore adenovirale», ha spiegato Cartabellotta, che ha aggiunto: «È da valutare la possibilità di controindicarne l'uso negli under 30 ed è indispensabile migliorare l'informazione su rischi-benefici con un consenso informato più dettagliato per gli under 50». Il profilo beneficio-rischio del vaccino, infatti, si modifica in relazione alla circolazione del virus, perché, come si evince dal documento pubblicato il 23 aprile dall'Agenzia Europea dei Medicinali, il rischio di sviluppare trombosi associata a piastrinopenia aumenta al diminuire dell'età. Ciò significa, si legge nella nota Gimbe, «che nei soggetti più giovani, già a minor rischio di Covid-19 severa, in condizioni di bassa circolazione virale l'incidenza di effetti avversi, seppur molto bassa, supera i potenziali benefici del vaccino nel prevenire ospedalizzazione, ricovero in terapia intensiva o decesso». A fronte delle indicazioni del ministero della Salute, che già dal 7 aprile raccomandava AstraZeneca preferenzialmente per gli over 60, «è anacronistico - precisa Cartabellotta - che nelle ultime 3 settimane, su un totale di 1.4 milioni di dosi di vaccini a vettore adenovirale, il 33,1% (473.578) siano state somministrate a under 50 e l'11% (158.156) nella fascia 18-29». Pertanto, conclude, «se da un lato non bisogna rallentare il ritmo della campagna è indispensabile massimizzarne i benefici e minimizzarne i rischi, evitando di compromettere definitivamente la fiducia per i vaccini a vettore virale, AstraZeneca e Johnson&Johnson».
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