L'aria è tesissima e prima ancora delle reali esigenze dei cittadini, la sanità altotirrenica deve fare i conti con una miriade di altri fattori, che si intrecciano pericolosamente tra di loro. Massoneria deviata, dice la sezione cetrarese di Forza Italia, inciuci e giochetti di potere e poltrone, corre voce nei vari reparti dei presidi della costa, fatto sta che anche con il generale Saverio Cotticelli al comando della sanità calabrese il quadro non è cambiato di una virgola e mentre i pazienti continuano a morire per un'emorragia post partum, un medico che non c'è o il ritardo dei soccorsi, per le decisioni importanti si prende tempo e si rimanda a data da destinarsi. Lo scorso 2 settembre per i cittadini del Tirreno cosentino sarebbe stata una data cruciale. Dopo il rinvio del 28 agosto, Cotticelli avrebbe dovuto comunicare a direzione sanitaria e ai vari esponenti dello spoke di Cetraro-Paola le sorti del punto nascita dell'ospedale Iannelli, sospeso dopo le ispezioni per la morte di Santina Adamo, e del polo chirurgico dello spoke, attualmente incentrato al nosocomio San Francesco, nonostante l'assenza di un reparto di Rianimazione. E invece il commissario ad acta due giorni fa non ha preso alcuna posizione e al momento, nonostante le buone intenzioni, del punto nascita non si vede l'ombra (anzi, in queste ore medici ostetrici e pediatri in servizio a Cetraro sono stati spostati temporaneamente all'ospedale di Coriglaino Rossano) e il polo chirurgico resta a Paola, dove i pazienti una volta fuori dalla sala operatoria vengono sballottati da un ospedale all'alto in cerca di un reparto che li ospiti per la degenza in rianimazione. Minuti, a volte ore, che nel corso degli anni sono risultati fatali.

Ritardi, sprechi e omissioni

Il direttore sanitario dei tre ospedali del Tirreno cosentino, Vincenzo Cesareo, la settimana scorsa aveva firmato un provvedimento per lo spostamento del polo chirurgico da Paola a Cetraro, dove insiste ancora il reparto di Rianimazione, ma Cotticelli ha sospeso tale provvedimento e pertanto la situazione al momento è rimasta immutata. La decisione del generale dei carabinieri in pensione avrebbe dovuto tener conto anche di una serie di denunce da cui si evince che il nosocomio paolano è una delle strutture pubbliche più pericolose delle Calabria, perché costruito su un cimitero interrato, una faglia sismica che già 20 anni fa lo faceva rientrare in una preoccupante classifica stilata dall'ex sottosegretario alla protezione civile, Franco Barberi. Ma nonostante la classificazione in R4, il più alto rischio di dissesto idrogeologico, il nosocomio San Francesco continua ad essere potenziato, mentre gli altri presidi, come quelli di Cetraro e Praia a Mare, subiscono un inarrestabile smantellamento quotidiano.

All'ospedale di Paola, a differenza degli altri due, le decisioni avvengono in modo piuttosto repentino e i fondi sembrano non essere un problema. Dopo il guasto di Ferragosto alla cabina elettrica, nel giro di 48 ore era stato inviato un gruppo elettrogeno per il prosieguo delle attività chirurgiche. Ma a seguito di una ispezione, il dispositivo era stato dichiarato obsoleto, tanto da essersi palesata la necessità di sostituirlo nell'immediato. Detto, fatto. Pare che nelle prossime settimane all'ospedale di Paola arriverà un gruppo elettrogeno nuovo di zecca, di ultima generazione, che ai cittadini costerà ulteriori 150mila euro. Mentre le sale operatorie di Cetraro, perfettamente a norma, continuano ad essere inutilizzate per le emergenze e urgenze del territorio.