La donna, a causa del recente provvedimento del commissario per la sanità, non può sottoporsi a intervento a Cosenza ma deve recarsi a Roma. La missiva al ministro Speranza: «Serve una svolta»
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Costretta a lasciare la Calabria per operarsi di tumore. Una vicenda, quella di Francesca Fuoco, che accomuna diversi pazienti oncologici. La donna si era rivolta al commissario alla sanità Saverio Cotticelli per denunciare i gravi disagi dei pazienti costretti «spostarsi in ospedali fuori Regione per concludere un iter terapeutico salvavita».
Un appello evidentemente caduto nel vuoto come racconta in una nuova missiva – indirizzata al ministro Roberto Speranza - di cui ne riportiamo il contenuto.
La lettera al ministro Speranza
«Il generale Cotticelli mi ha presa in giro. Sì, mi ha illusa e poi delusa e così sono costretta oggi stesso a partire per Roma, mercoledì devo sottopormi a intervento chirurgico nella speranza di rimuovere il cancro alla mammella che mette a rischio la mia vita. Mi chiamo Francesca Fuoco, soffro di cancro alla mammella. Desideravo tanto poter essere operata dal dottor Mollo presso la clinica “la Madonnina” di Cosenza, il percorso seguito fin qui mi ha dato tanta forza e voglia di vivere e tutto senza sborsare un euro, nemmeno per le visite. Ma non c’è stato niente da fare»….
«Il commissario s'è rimangiato le promesse»
«Non nascondo di aver preparato l’incontro telefonico con il generale e commissario Cotticelli coltivando molte speranze. Lo stesso commissario ci aveva fatto intendere che non mi avrebbe lasciata senza una strada da seguire. Come è noto gli ospedali inseriti nella rete oncologica sono con liste d’attesa lunghissime e io debbo essere operata a stretto giro ragion per cui confidavo che Cotticelli avrebbe consentito una deroga, a me come ad altre che vivono lo stesso dramma mio. Al generale avevo confidato tutte le mie paure e le mie ansie ma l’incontro con lui, purtroppo, ha solo disvelato delusioni. Ai propositi iniziali, alle belle e incoraggianti parole, non ha fatto seguito nulla. Nulla di nulla. Forse perché, magari giustamente, Cotticelli s’è reso conto che non poteva concedere una deroga solo per me ma, piuttosto, trovare una soluzione per tutte quelle che debbono essere operate a breve il commissario ha pensato bene di non fare nulla. Né per me, né per nessuno. Si è tirato indietro, s’è rimangiato parole e promesse».
«Il cancro non concede tempo»
«Chi come me poteva essere operata in Calabria e subito, da un valido professionista all’interno di una idonea struttura di qualità ora deve mettersi in lista all’Annunziata, magari al Pugliese, aspettando mesi. Tempo che evidentemente il cancro non concede. E così, con enormi sacrifici anche economici (ringrazio chi mi sta dando una mano) sono costretta a partire subito per Roma dove sarò operata mercoledì. Caro ministro, le chiedo se è possibile che un uomo che rappresenta le istituzioni, come il generale Cotticelli, si può consentire di far perdere la fiducia nelle istituzioni stesse. Quanta paura e quante ansie. Spero che non mi possa capire, caro ministro. Le auguro di non conoscere casi simili al mio in famiglia.
Ma mi chiedo, e le chiedo, possibile che uno è costretto a partire dalla Calabria per provare a sopravvivere? A causa del decreto dei commissari sono già in ritardo nell’intervento chirurgico, ho sospeso chemioterapia da molto tempo. Ma evidentemente tutto questo non è servito a far capire al generale Cotticelli che la vita e le persone vengono prima di tutto e tutti. Anche prima del grande business che ormai tutti abbiamo capito quale è. Costringere i calabresi a partire per arricchire le altre regioni, con la scusa delle liste d’attesa. La prego, se può, di offrire una svolta alla Calabria e alle malate come me che non hanno santi in paradiso».
Un abbraccio a Francesca
Mercoledì pomeriggio alle ore 16.00 un comitato di donne e uomini si riuniranno davanti la clinica "La Madonnina" di Cosenza per rivolgere "Un abbraccio a Francesca" in occasione della giornata dedicata all’intervento. Francesca – è scritto in una nota stampa - avrebbe dovuto e strenuamente voluto essere operata qui, nella sua città dal senologo chirurgo dr. Francesco Mollo che le ha diagnosticato il male. Ma per le note vicende legate al Dca n. 100 del 15 luglio 2020, nelle strutture private convenzionate non possono più essere eseguiti interventi chirurgici di rimozione del tumore alla mammella, e quindi Francesca è dovuta "emigrare" a 500 km per sottoporsi all'intervento. Non ha potuto aspettare oltre.
Per Francesca – si fa rilevare - non è una sconfitta ma un'importante vittoria, la supremazia della ragionevolezza e dell'intelligenza contro il bigottismo e il pressapochismo dei giochi politici e di quanti continuano a far in modo che questi giochi proseguano, sulla pelle dei cittadini più fragili. È una vittoria per coloro che osano alzare la voce contro questo sistema, che non si arrendono senza combattere, non si piegano senza resistere.