Per alcuni è necessario riaprirlo, per altri la struttura non è adeguata. A Siderno, con l’incombente emergenza coronavirus alle porte, è tornato di attualità il dibattito sulla riattivazione dell’ex ospedale cittadino, da affiancare al nosocomio di Locri per rispondere alle esigenze dei cittadini.


Chiuso da oltre 10 anni ai ricoveri, la struttura sidernese ospita oggi al primo e al secondo piano, dove un tempo i reparti funzionavano, gli uffici amministrativi del distretto sanitario della Locride. L’area individuata per eventuali posti letto è all’ultimo livello ma oggi lasciata all’incuria e al degrado. Il possibile restart non convince tutti. Scettico, a riguardo, il vicesindaco di Bianco e medico in prima linea Pasquale Ceratti. «Le strutture di Locri e Siderno troverebbero la migliore destinazione possibile in seguito a una programmazione razionale che necessita però dei suoi tempi – ha affermato - L'istinto campanilistico di spingere per una riapertura frettolosa di Siderno potrebbe non giovare, prima di tutto a Siderno».

Nel 2017 Comune e Asp siglarono una convezione per convertire la struttura in casa della salute, con un finanziamento di quasi 10 milioni di euro. Tre anni dopo la pratica è ferma in qualche cassetto della burocrazia regionale. Per questo l’ex assessore Mariateresa Fragomeni ha scritto al Presidente Santelli per chiedere lumi. «Se si dovesse decidere di riaprire l’ospedale di Siderno come centro Covid bisogna individuare un percorso definito alla svelta – ha rimarcato - Se non ci sono le condizioni si dica, ma a quel punto si acceleri la procedura della riqualificazione dell’ospedale che ha subito dei rallentamenti dopo l’insediamento della commissione prefettizia».