Continuano a registrarsi gravissimi disagi nei pronto soccorso degli ospedali spoke di Corigliano-Rossano: file interminabili di cittadini (perlopiù anziani) bisognevoli di cure a fronte di una carenza ormai cronica di personale medico. Addirittura, pare che nelle ultime ore, nel punto di primo intervento del “Compagna” di Corigliano, si sia registrata anche l’ennesima aggressione ai danni di un dottore del Ps.

Insomma, esasperazione allo stato puro ma… nessuno denuncia nulla. O quantomeno non lo fa pubblicamente. Tutto è derubricato in una sequenza infinita di “si dice”, “forse”, “ah, io non so niente però è vero!” quasi a voler sminuire quanto accade o, ancor peggio, a non voler parlare per paura di far torto al manager o al politico di turno.

Da domani in corsia solo infermieri

Intanto nella “saga del probabile” (ne avevamo parlato già nei giorni scorsi), pare ieri sia consumata un’altra puntata del mistero. Sarebbe partita – e il condizionale è ovviamente d’obbligo - una comunicazione dal responsabile medico del Pronto soccorso dello spoke diretta ai vertici dell’azienda sanitaria, non solo per evidenziare la carenza di personale medico ma questa volta per far sapere ai vertici dell’Asp e del Servizio sanitario di urgenza ed emergenza che da domani (lunedì 8 luglio) il pronto soccorso sarà garantito solo dal personale infermieristico. Diversamente detto significa chiusura del Pronto soccorso. Atteso che un reparto non può funzionare senza i medici.

Provocazione o realtà?

Qualora la notizia fosse confermata, bisognerà capire qual è davvero la gravità del presente e perché nessuno interviene considerato che lo spoke di Corigliano-Rossano è l’unica struttura sanitaria pubblica (in un’area della Calabria dove la sanità è pressoché inesistente) in un raggio di 150km. È possibile lasciare in queste condizioni un territorio che si estende da Rocca Imperiale a Cariati passando per la terza città della Calabria e che conta un’utenza di oltre 220mila abitanti (quasi il doppio in estate)? Proprio qui dove in dieci anni sono stati chiusi impropriamente ben due ospedali (Trebisacce e Cariati) e dove l’emigrazione sanitaria è ai massimi storici.

Ma a prescindere dalla politica e dalle forze di potere che da queste parti ci provano sempre a sottrarre e togliere servizi, quello che proprio non va è il clima di mutismo e rassegnazione.