A.A.A. notaio cercasi. Il costruendo nuovo ospedale della Sibaritide è ingrovigliato in una torre di babele burocratica. Infatti, dopo la paura che il banco della realizzazione della nuova struttura sanitaria strategica potesse saltare per via della messa in liquidazione della società appaltatrice Tecnis, oggi che questo “cavillo” pare sia stato superato con il subentro di una nuova società (la D’Agostino costruzioni Srl che ha acquisito proprio la società catanese), mancherebbe solo la firma di un notaio.

Sembra paradossale, ma a tenere fermi i lavori per la realizzazione di un presidio essenziale per tentare di riequilibrare il profondo deficit di sanità nel territorio della Sibaritide e nella nuova terza Città della Calabria, sarebbe proprio la mancanza di un atto notarile che sancisca la voltura del contratto d’appalto tra la vecchia e la nuova società. Bazzecole burocratiche che, però, nell’economia della disastrata sanità pubblica calabrese significano ulteriore emorragia di denaro ed inefficienza dei servizi.

Il supervisore dei nuovi ospedali è Franco Pacenza

Insomma, a venire meno – come del resto in molte della altre questioni del territorio dell’alto Jonio – è la volontà politica che proprio non riesce a dare la scossa che serve alla burocrazia. Che, al contrario, aspetta. Poi, in tutto questo bailamme, c’è il gioco di competenze. Si dirà: “È il commissario Cotticelli che tiene in mano il pallino della Sanità in Calabria”. Certo, ma poi scopri scopri, proprio sugli affari dei costruendi nuovi ospedali calabresi c’è una figura che dovrebbe supervisionare su tutto. E quella figura è Franco Pacenza, designato dal presidente della Regione, Mario Oliverio, proprio per gli affari degli ospedali.

In tredici anni quattro inaugurazioni

A conti fatti, del nuovo nosocomio della Sibaritide in contrada Insiti (nel centro geografico di Corigliano-Rossano), ad oggi ci sono quasi due chilometri di muro perimetrale ed una grande buca che dovrebbe accogliere le fondazioni della struttura. E per tutto questo ci sono state ben quattro cerimonie: tra inaugurazioni varie, pose di prime pietre e conferenze stampa con tanto di gazebo che quell’ospedale quasi te lo facevano vedere costruito e funzionante. 

E le stranezze della politica e della pubblica amministrazione calabrese sono proprio queste. Perché si trovano sempre tempo e denaro per le “operazioni spot” mentre poi per ingaggiare un notaio che ponga una semplice firma su un contratto passano mesi, passano intere legislature e i cittadini rimangono sempre con il cerino spento in mano, in attesa che qualcosa si muovi. A proposito, il progetto, l’idea del nuovo ospedale della Sibaritide quest’anno compie 13 anni.

Un progetto che vale 145milioni di euro 

L’importo originario dei lavori in principio si aggirava attorno ai 145milioni di euro dei quali circa un centinaio a carico della regione e 45, invece, a carico del privato concessionario. In realtà, chi costruirà l’ospedale – e avrebbe dovuto farlo in tre anni dalla stipula del contratto avvenuta nel 2014 - dovrà anche gestirlo per i successivi 25 anni. Ad oggi è stato realizzato solo il 3% dell’opera. Dopo la definizione della procedura di subentro della nuova società oggi si aspetta la voltura del contratto dalla Tecnis alla nuova impresa. Tutte le autorizzazioni ed i permessi sono stati acquisiti. I lavori, pertanto, potrebbero riprendere immediatamente. Manca solo la firma del notaio. Ma è ancora tutto fermo. Perché? In regione giustificano il ritardo sull’opera per i problemi del concessionario ma sembra più un gioco a scarica barile.

 

Dalla pubblicazione del decreto 152/06 sono passati ben tre governi regionali, infinite conferenze di servizi e quattro commissari straordinari. Il progetto è stato rivoluzionato per ben tre volte prima di arrivare alla stesura definitiva, ma al momento, però, quella prima pietra ancora non si vede.