A Lamezia Terme, a Sambiase, a Casa Alzal, alzheimer e malattie legate alla demenza non fanno paura. Dal 2001, in dei locali dati dal Comune di Lamezia Terme, persone di tutte le età affette da questo tipo di patologie vengono ospitate per otto ore al giorno, assistite da personale specializzato e da operatori del servizio civile.

 


Fanno ginnastica dolce, cucinano, vengono stimolati nei ricordi e nella sensorialità, giocano, si dedicano all’arte, in collaborazione con altre associazioni del territorio praticano le pet therapy ed imparano a ballare. Sostanzialmente vivono. E non è poco.

 

Le loro sono malattie difficilmente gestibili, che spesso mettono in crisi le famiglie. I ricordi sbiadiscono e con questi anche la loro autonomia. Finiscono per rimanere in casa, parcheggiati davanti ad un televisore o a letto. Ma se stimolati nel giusto modo le degenerazione della malattia può tardare.

 

A Casa Alzal, struttura diurna gestita dall’Associazione per la Ricerca Neurogenetica di cui è presidente Antonio Laganà, e legata al Centro regionale di Neurogenetica della scienziata Amalia Bruni, sono dodici in tutto le persone che possono essere ospitate per potere assicurare ad ognuno la giusta attenzione.

 

Donne, uomini, più e meno giovani, collaborano insieme a tutte le attività. Il calendario è fitto e prevede di tutto. Dalle attività cognitive a quelle legate al movimento. C’è tanto da fare. Ecco perché, ci racconta la parente di un’ospite, chi prima aveva poca voglia anche solo di alzarsi dal letto, ora la mattina ha fretta di sbrigare le proprie faccende per poi correre a Casa Alzal.

 

Qui il clima è sereno, non mancano le risate, la musica, il movimento. C’è tanto da imparare, ma anche molto da dare. Gli ospiti vengono sollecitati a parlare, a raccontare, magari a spiegare le loro modalità di fare qualcosa, a ricordare. Una sorta di limbo in cui dimenticare quell’oblio che giorno dopo giorno si impossessa di loro divorando pezzetti della loro vita passata.