I primi cittadini hanno visitato il nosocomio a pochi giorni dall’aggressione ai danni di una dottoressa: «In giro indisturbati, ambienti deserti e porte aperte»
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C'è un problema di sicurezza all'interno dell'ospedale Tiberio Evoli di Melito Porto Salvo. A sostenerlo sono i sindaci della cittadina Giuseppe Meduri e di Condofuri Tommaso Iaria che, la notte scorsa, indossando la fascia tricolore, hanno visitato il nosocomio a pochi giorni di distanza dall'aggressione ai danni di una dottoressa in servizio in uno dei reparti.
Meduri e Iaria hanno sostenuto di essere andati in giro indisturbati per i corridoi senza incontrare nessuno trovando ambienti deserti e le porte aperte di alcuni dei laboratori con all'interno macchinari indispensabili e costosi.
«Abbiamo fatto questo sopralluogo - hanno sostenuto Meduri - per porre non solo la questione della mancanza di sicurezza ma anche per evidenziare, senza nessuna vena politica, le condizioni in cu versa questo ospedale. Come sindaci rappresentiamo la massima autorità sanitaria sul territorio, ma mi chiedo il senso del nostro ruolo, in una situazione del genere. Con un territorio vasto, con comuni montani, servito da una sola ambulanza, il servizio 'Radiologia' chiuso da tempo e lo stato di completo abbandono che stiamo personalmente verificando. Chiederemo un incontro al prefetto di Reggio Calabria Michele Di Bari - prosegue Meduri - e chiederemo anche di essere ricevuti ed ascoltati dal ministro per la Salute Giulia Grillo che oggi sarà oggi a Reggio Calabria. Vogliamo far capire che anche la Calabria, anche Melito Porto Salvo, anche l'Area Grecanica fanno parte dell'Italia. Non ci può essere un'Italia a diverse velocità. Inviteremo il Prefetto a verificare personalmente lo stato di abbandono di questo ospedale».
«Vogliamo - ha sostenuto Iaria - che si accendano e rimangano accesi i riflettori sull'ospedale di Melito che ormai è al collasso, anzi è in completo stato di abbandono. Non sappiamo se ci sia fine al peggio o quando il peggio finirà. Noi vogliamo incanalare questa protesta sui canali istituzionali».
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