La casa famiglia di Dasà, esempio di spreco di denaro pubblico e immobile fantasma per cui l’azienda sanitaria non paga i tributi comunali, sembra anche un brutto caso di mancata programmazione dell’Asp di Vibo Valentia. Siamo andati negli uffici di via Dante Alighieri per chiedere conto dei deprimenti effetti di un investimento di fondi statali che risale al 1998, rendendoci conto che forse - per tanti altri anni ancora - l’ente rimarrà ostaggio del degrado di un servizio mai entrato in funzione.

La responsabile amministrativa del settore Patrimonio, Alessandra Manasia, che ha stilato la tabella in cui questo monumento allo spreco figura tra i beni che l’Asp non può cedere, rimanda ad altri dirigenti la scelta sull’impiego possibile per il futuro, ma intanto spiega che la dicitura “struttura dismessa” fa intendere che l’utilizzo che per qualche tempo si è fatto dell’immobile – un deposito di documenti oggi sparpagliati nei locali sempre aperti – è certamente incoerente con i fondi vincolati con cui il Cipe, nel 1998, aveva finanziato la costruzione.