VIDEO | I lavori dell'incontro dedicato al “Vivere in salute contro l’Alzheimer” sono stati coordinati dal professor Eugenio Barone, docente dell’Università Sapienza di Roma
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L’alimentazione e il rispetto di uno stile di vita sano come primi deterrenti contro il morbo di Alzheimer. Questo è quanto è emerso nel corso del convegno organizzato nell’auditorium del Santuario Regionale di San Francesco di Paola, un appuntamento cui hanno preso parte professori e scienziati di fama internazionale e di elevata caratura accademica, ma anche esponenti della società civile e guide spirituali, tutti concordi nel prendere ad esempio la vita del Santo come deterrente per l’insorgenza dei problemi di salute.
Coordinati dal professore Eugenio Barone, giovane docente paolano dell’Università Sapienza di Roma, i lavori dell’importante simposio scientifico, sono stati resi fruibili all’intera gamma di persone convenute, un pubblico eterogeneo cui sono stati affidati concetti accessibili, figli di un linguaggio alla portata di tutti, malgrado la complessità delle nozioni.
Moderati dal medico nefrologo Roberto Pititto, gli interventi sono stati aperti da Padre Gaetano Nicolaci dell’Ordine dei Minimi, che ha enfatizzato la valenza dell’incontro tra le mura del Santuario dell’eremita paolano, il cui passaggio terreno è stato oggetto di studio da parte di quasi tutti i convenuti, in quanto giunto alla venerabile età di 91 anni in un periodo storico nel quale la durata della vita media era poco al di sopra della fase adulta dell’esistenza. «San Francesco di Paola si cibava di cereali, legumi ed erbe, evitando le proteine animali in ogni loro forma – ha detto Nicolaci – Camminava molto e non era incline ai piaceri della tavola, tant’è che le regole lasciate ai componenti dell’Ordine da lui fondato sono basate sulla quaresima perpetua, nella quale il digiuno è una componente fondamentale».
Di «persone con l’Alzheimer» ha invece parlato Andrea Signorelli, ospite dell’evento nella sua qualità di socio Auser e rappresentante del movimento Rbc, di cui è espressione consiliare nell’assise paolana. «Bisogna evitare di usare la definizione : “malati di Alzheimer” – ha detto Signorelli – Chi manifesta una diversa funzionalità non è malato. Partire da un altro approccio lessicale, è anche questo un passo per andare incontro al problema con una consapevolezza diversa».
Di correlazione tra alimentazione e criticità per la salute, ha parlato il professore Valter Longo, inventore della dieta della longevità, che collegato in diretta video da Los Angeles – dove è direttore del Longevity Institute della University of California – ha trattato gli aspetti legati alla prevenzione “nutrizionistica” dell’Alzheimer, della cui cura si è poi occupata la professoressa Patrizia Mecocci, titolare della cattedra di Gerontologia e Geriatria presso il Dipartimento di Medicina e Chirurgia dell’Università degli Studi di Perugia, la quale ha enfatizzato la necessità di continuare ad investire nella ricerca, aspetto sul quale è poi intervenuto Eugenio Barone, che nella veste di docente di Biochimica, ha fatto il punto su quanto sinora è emerso in laboratorio, in merito alle cause scatenanti l’insorgenza del problema, e sullo stato d’avanzamento delle strategie per arginarlo.
A concludere i lavori, Amalia Bruni, professore di Neurologia e Genetica medica e direttrice del Centro di Neurogenetica a Lamezia Terme (nonché vicepresidente della Commissione Sanità della Regione Calabria), che ha infine circoscritto all’ambito locale il tipo di risposta offerta dal territorio calabrese, rilevando criticità di cui la politica è stata chiamata ad occuparsi, nell’esclusivo interesse di un’utenza già gravata da tanti altri disservizi.