A Roma è in corso una delicatissima partita nel centrodestra che vede Forza Italia e il Carroccio sullo stesso fronte. La manfrina della ventilata indicazione dell’attuale presidente ff è stata una sceneggiata tattica a uso interno
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La storiella della Lega che rivendica la candidatura del sig. Nino Spirlì a candidato presidente della coalizione del centrodestra in vista delle elezioni di autunno sembra arrivata all’ultimo capitolo. Salvini, nel chiudere la due giorni degli stati generali della Calabria a Zambrone, è stato chiaro: la Calabria tocca a Forza Italia. Fine della storia.
E, d’altronde, non poteva essere diversamente, soprattutto in questa fase. A Roma è in corso una delicatissima partita nel centrodestra che vede Forza Italia e il Carroccio sullo stesso fronte. Obiettivo: arginare la crescita di FdI e della Meloni nella corsa alla leadership del centrodestra. Se questa è la partita, e lo è, il candidato è Roberto Occhiuto. Berlusconi e Tajani lo hanno affermato in tutte le salse.
A questo punto lo schema, può saltare solo per tre motivi: una “variabile esterna alla politica”; un cambio di linea in FI; lo stravolgimento della coalizione di centrodestra.
La manfrina della candidatura Spirlì, dunque, è stata una sceneggiata tattica ad uso interno. Il tempo di una buona gestione politica della due giorni leghista di Zambrone. Giusto le 48 ore necessarie allo svolgimento della kermesse calabrese del Carroccio. Il leader della Lega, infatti, è un ottimo esperto di tattica interna del partito che, sul piano dell’organizzazione, può essere tranquillamente definito l’ultimo partito leninista d’Europa. Salvini dunque, si è mosso per governare i conflitti interni alla sua organizzazione.
Nella Lega calabrese è in corso una profonda lotta politica. Il gruppo del Carroccio al Consiglio regionale, da mesi, esprime disagio e dissenso sul metodo e sul merito della gestione Spirlì del governo calabrese su tante questioni. A partire della gestione dell’emergenza sanitaria. Basta seguire i dibattiti e le istanze che emergono nelle commissioni consiliari per percepire tutto il disagio del gruppo consiliare leghista. Scarsa collegialità tra Spirlì e la delegazione degli eletti e discutibili scelte in tutti i settori della Regione, sono solo alcune delle contestazioni che vengono mosse a Spirlì.
Un mix di tensioni, risentimenti, rivendicazioni che, evidentemente, la lunga campagna elettorale potrebbe acuire sul piano politico ed elettorale. Se da un lato la delegazione consiliare contesta a Spirlì di non essere adeguatamente coinvolta nella gestione del governo, dall’altro lato il presidente ff, è preoccupato del proprio futuro politico. Spirlì sa benissimo che difficilmente si potrà presentare la congiuntura favorevole che lo ha portato a fare il vice presidente e poi il ff. Insomma, sul fronte della lega c’è quanto basta per rendere il terreno politico pericolosamente scivoloso.
Matteo Salvini non vuole scivoloni. Il “Capitano” sa benissimo che la Calabria risulta essere la terra più scivolosa del Paese. Il leader del Carroccio, infatti, è impegnato a governare una delicatissima fase politica nazionale: all'interno al centrodestra e sul fronte del governo. Salvini non può permettersi errori. Anche perché, l’intraprendenza della sua alleata Meloni che, giorno dopo giorno, sondaggio dopo sondaggio, gli erode consensi, non gli lascia respiro.
Il segretario della Lega, dunque, da mesi, ha preso le giuste precauzioni, creando nel partito calabrese equilibri a più teste. Il partito puntellato da commissari, new entry anche brillanti come il giovane avvocato Cataldo Calabretta, la delegazione degli eletti, l’area intorno al presidente ff. Entità divise che, Salvini, utilizza e governa centralmente, con il metodo del bastone e della carota. In due giorni di kermesse a Zambrone, è venuto fuori un gioco delle parti abbastanza preciso e sincronizzato. Furgiuele e Saccomanno che hanno tentato di egemonizzare le due giornate; Spirlì ha tentato di rovinargli la festa; i dirigenti nazionali, con in testa il vice segretario Crippa e la sottosegretaria alla difesa Stefania Pucciarelli, hanno incoronano Spirlì candidato alla presidenza della regione e, infine, Matteo Salvini che atterra tutti e rilancia la palla nel campo di Forza Italia.
Fine della kermesse del Carroccio in salsa calabra. Danni collaterali nessuno. Per ora la Calabria terra difficile per tutti, non è stata una trappola sul piano politico. Il “Capitano” sa benissimo che Spirlì potrebbe trasformarsi in una scheggia impazzita e, l’eventuale disastro politico che ne deriverebbe potrebbe essere usato politicamente ed elettoralmente contro di lui. Ognuno ha avuto il suo momento di gloria. Spirlì, che per 48 ore, è stato il candidato presidente, ora è più tranquillo, nella prossima vita, sicuramente non gli faranno fare l’usciere di Palazzo Santelli.
A via Sellerio, dunque, l’ordine è categorico: prendere Spirlì per mano fino alle elezioni di autunno e accompagnarlo al portone della Cittadella regionale con dolcezza, senza scossoni, in ballo c’è il destino del Capitano, mica quello della Calabria che, notoriamente, è terra perduta per i romani, figuriamoci per un partito che fino a qualche tempo fa auspicava la separazione tra Nord e Sud.