Salvini “incorona” Ninuzzo per l’ascesa al Regno dei Cieli di Germaneto in vista delle elezioni regionali. L’ultimo “pensiero stupendo” del leader del Carroccio. Dalla penna perfida di Antonella Grippo
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"L'insuccesso gli ha dato alla testa"- così Ennio Flaiano preconizzando una recentissima esternazione di Matteo Salvini che, in un'intervista al Mattino, ha sostanzialmente designato Nino Spirlì, quale candidato Presidente del centrodestra in vista delle prossime regionali di Calabria. Il Capitano lombardo, lui sì, derubricato ormai al rango di facente funzione per conto di Giancarlo Giorgetti (dopo l'avvento di Draghi), pretende così di dettare la linea ai soci di coalizione. Lo fa in scioltezza, nonostante l'ultima scoppola incassata a Reggio Calabria nello scorso settembre, grazie al prode Minicuci.
Il leader del Carroccio (si fa per dire), così come nel gennaio del 2020, non resiste alla tentazione di porre veti nei confronti di Roby e i suoi fratelli, da estendersi questa volta a tutta la genìa di Fiacca Italia. Cannizzarica, mangialavorista e non. Si tratta di una censura ad ampio spettro che sembrerebbe includere persino i fasci meloniani. Nella fattispecie, Matteo evoca l'illibatezza giudiziaria dei leghisti calabri, i quali, a suo dire, contrariamente agli sventurati compagni di cordata coinvolti in varie inchieste paramafiose, vanterebbero una sorta di credito etico.
"La Lega- ha rimarcato il Salvy a tal riguardo- è l'unica formazione a non essere stata punita e sporcata da arresti dei suoi uomini". Cosicché li si possa percepire come clarisse cappuccine, monaci cistercensi o piccole Bernardette in procinto di apparire al Cuore Immacolato di Maria. Peggio del Matteo interlocutore di ogni esofago di terra e di mare c'è solo il Matteo sanculotto, che pretende di indicare la strada della Virtù e del Bene Assoluto all'elettorato di Calabria, in nome di un benpensantismo vittoriano. Come dire: prima i benedettini alla Pietro Raso, altrimenti detto "er mejo fico der bigonzo".
Dopo la svolta europeista, si fa strada il federalismo bigotto e bigottaro. Roba che richiama in servizio i parrucconi puritani de "La lettera scarlatta", laddove Hester Prynne veste le sembianze di qualche berlusconiano calabro o di certa ruvida umanità cameragna e tricolore delle nostre latitudini. Il novello fustigatore di costumi altrui, in realtà, allude ad una coalizione, la sua, abitata da simpatiche canaglie cui sarebbe interdetto il Regno dei Cieli della Cittadella, a meno che non si tratti delle anime lievi e pudiche del suo partito. E qui viene il bello. Qui si insinua il "pensiero stupendo". L'incoronazione tutta salviniana di Ninuzzo, che nasce a Taurianova, da una relazione mistica tra i tre pastorelli di Fatima, un cavaliere dell'Ordine di Gerusalemme, Claretta Petacci, il lamento aurorale di una cantrice abruzzese, Carolina Invernizio, Edmondo De Amicis e Lorena Bianchetti. "Le stimmate, questa volta sei tu."- canta il PattyPravato Matteo.
Io, però, se fossi Nino, prima di lasciarmi andare a pensieri stupendi che nascono un poco strisciando, una consulenza ben retribuita a San Vitaliano, patrono di Catanzaro e Germaneto, gliela darei. Quest'ultimo, infatti, è l'unico calabrese in grado di distinguere i followers dai fedeli. I followers, secondo le sacre scritture di Vitaliano, godrebbero della reputazione di volubili, instabili e traditori. Soprattutto quando non hanno alcuna voglia di andare in guerra perché "manca l'analisi e poi non ho l'elmetto". Stile Galeazzo Ciano, per intenderci. Così in cielo come in web. Qui si tratta di attirare i voti, quelli veri. E se consideri che Perfidia in tv ha già chiuso i casting per il corpo di ballo, rischi di dover rinunciare, da candidato unico delle coscienze di destracentro, persino ad un tuca-tuca con Nicola Irto.