Biografia non autorizzata di Luigi de Magistris tra il Che, Clementino, i Centri Sociali e Poseidone. Dalla penna ironica e blasfema di Antonella Grippo
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Prima che Emiliano Zapata, Che Guevara e due tricoteuses della Borgogna gli hackerassero l’anima e il bicipite, era un tranquillo( si fa per dire) magistrato come, del resto, il padre e il nonno. Gigi, di suo, nasce ‘na sera e maggio a Partenope, da un esperimento di procreazione assistita tra ciò che residua del fondotinta di Ilda Boccassini, la compagnia di Canto popolare di Beppe Barra, tre spagnoli dei vicoli omonimi, Angela Luce e un pezzo di ricambio del trattore molisano di Di Pietro. In principio gli si infligge il nome di Cesare ma i nipoti di Beccaria si incazzano di brutto e si preferisce ripiegare su Luigi, approfittando della estinzione di tutti i parenti del Re Sole, che avrebbero potuto sollevare eccezioni su una eventuale appropriazione indebita del copyright di Versailles.
Il piccolo è uno strafigo della Madonna. Tanto è vero che il suo avvento tra gli umani sarà circondato dal più stretto riserbo per non urtare la suscettibilità di Piercamillo Davigo, notoriamente scarso nell'arte dell'acchiappanza e costretto, perciò, a perseguitare negli anni '90 quel mandrillone di Silvio Berlusconi che, al contrario, riesce ad inalare-senza colpo ferire- gli aromi della farfalla di Belen. Sennonché, nonostante i protocolli di segretezza, la nascita di de Magistris, in men che non si dica, è nota ai più. Lui se ne fotte e debutta sulla scena napoletana con il più eversivo dei vagiti: Hasta la cazzimma siempre!
Gigi cresce fresco e tosto tra Mergellina e Posillipo. A dieci anni l'incontro fatale con Edoardo Bennato che, presagendo il futuro del ragazzo, sentenzia : "in un altro ti svegli e devi cominciare davvero, mentre tu sei l'assurdo in persona...".
Mai previsione fu più congrua. Il Nostro, infatti, dopo aver conseguito la laurea in giurisprudenza, si offre alla "missione" di magistrato. Con una terribile aggravante: l'abito "talare" della Pubblica Accusa. Nel suo destino l'approdo a Catanzaro, latitudine mitologica dell'Occidente, lungo la quale ti può accadere di incrociare Poseidone, che da dio del mare degrada in inchiesta sulle mancate depurazione del mare stesso. Poi, è la volta di Why Not, il cui intento è quello di sputtanare massomafie e intrecci tra politicanze bulimiche di fondi pubblici. Qui ti incarti: pretendi di spedire al gabbio Mastella, Prodi, la buonanima di Togliatti, Bill Clinton, De Gaulle, Amintore Fanfani, De Gasperi, il Quartetto Cetra, l' Equipe '84, Pinuccio dei Dik Dik e, fatalmente, ti scippano fascicoli e munizioni. I fatti che ne conseguono sono di pubblico dominio.
Dopo di che, la pulsione politica eccede ogni altro orizzonte e Luigi muove alla volta del Parlamento Europeo. Nel 2011 lo eleggono sindaco di Napoli. Fa pastetta con i ragazzacci dei Centri sociali, si illumina di bagliori arcobalenici, rispolvera tamburi e tammuriate di rivolta, riconvoca in servizio "baionette" ed altri arnesi per la definitiva riscossa di tutta la genia di Sergio Bruni. Non solo: è oltremodo convinto che Mao Tse-Tung, Lenin, Arafat, i camionisti ucraini di Kiev, Jan Palach e Alba Parietti siano esistiti solo per preparare il suo avvento a Palazzo San Giacomo. Toccherà a Clementino rivelargli l'atroce verità: "Scetati, è rap"! In ogni caso, nel 2016 rilancia. Finiti i giri di giostra a Napoli, è il momento di mollare il colpo.
A questo punto c'è da conquistare la Calabria. In concorso di colpa con Anna Falcone, autorevolissima giurista, che compie il più blasfemo dei prodigi: la resa dei socialisti calabri al Verbo giustizialista e ghigliottinardo di Luigi, attraverso il più azzardato degli ossimori. Cosa abbiano a che fare i socialisti con de Magitris , lo sanno solo Poseidone e le rondini. Ad ogni modo, l'armata puritana si avvale di altri strani innesti. Ci sono pure quelli che "io te vurria vasà", i quali- folgorati dal dio pagano di via Caracciolo- sono pronti ad offrirglisi, estatici e felici. Tra questi, probabilmente, anche molte creature di stretta osservanza del culto mariooliveriano.
"E chell ca se vede, nun se crede, nun se crede." Hasta la cazzimma siempre!.