Il fatto che Matteo Salvini si sia trasferito in Calabria con armi, bagagli e fidanzata, la dice lunga circa la debolezza politica e strategica della Lega alle nostre latitudini. C'è da dilapidare disperatamente il brand "matteico", da elargire a piene mani il santino panzuto lungo lidi tirrenici e non, per scongiurare il sottominimo elettorale.

Se hai necessità di erranze in processione, alla stregua di una Madonna pellegrina, il cui codazzo appare sempre più smunto, è chiaro che hai fiutato imminenti e rovinosi destini. Stante il gracilissimo appeal di una luogotenenza indigena di rara imperizia, invisa ai più e scarsa nell'arte di attrarre consensi. In ogni caso, lo stesso feticcio salvinico rischia di apparire emaciato, dopo la brutale annessione di ogni fremito leghista alla geografia costrittiva del governo Draghi. Non è un mistero per alcuno, infatti, la mutazione del Carroccio, un tempo epidermico e di pancia, in salma protocollare. La Lega di Calabria, a maggior ragione, sembra più che mai prossima ad una fragorosa disfatta, non potendo contare su uno straccio di classe dirigente che ne sappia declinare orizzonti e disegni, ancorché moderati e di nuovo conio. Non è un caso che molti militanti della prima ora abbiano mollato, tra proteste e critiche feroci all' indirizzo dell'attuale (diciamo così) establishment.

Tutt'altra musica, invece, per gli alleati di coalizione. Forza Italia, ad esempio, può contare su un consenso molecolarmente organizzato lungo il territorio, attraverso relazioni capillari e ineludibili "asfissie" del voto di preferenza. Grazie alla contiguità "affettiva" delle liste all'elettore. D'altra parte, la posta in gioco, oltre che Germaneto, è l'egemonia forzista nel centrodestra calabro. Dal loro canto, le truppe meloniane, che veleggiano con il vento favorevole dei sondaggi, potrebbero riservare indigeste sorprese ai Carrocciati nostrani.

La domanda inevitabile è la seguente: laddove la Lega dovesse esperire una figura di cacca in termini di bottino elettorale, avrebbe ancora un senso reiterare il ticket Occhiuto- Spirlì? In politica tutto è reversibile: ogni accordo, in realtà, suscettibile di ripensamento alla luce dei rapporti di forza. Per fortuna, in politica, non si deve ossequio ai precetti dottrinari. Se ne ricordino i cameragni di Fratelli d'Italia e tirino fuori le palle il 5 di ottobre. Non si illanguidiscano e pretendano di più. In caso contrario, toccherà loro farsi riprogrammare il genoma a Salò.