Non gli è bastato ucciderla con inaudita ferocia:  ha inteso infliggerle l'estremo strazio sacrificale. Rescaldina è una latitudine della provincia italiana, con le case a corte o di ringhiera che dir si voglia. Esse sporgono lungo un'area di giardino condivisa, che consente a ciascuno di "perlustrare" le quotidianeità limitrofe. Dentro un luogo siffatto, il cosiddetto "vicino di casa" controlla e, a suo modo, presidia l'incedere tranquillo delle altrui vite. Quelle che insistono sul suo stesso pianerottolo. Si tratta di una naturale protezione di contiguità. Di un'affettuosa attenzione. A meno che il mostro non debba simularla proprio per non essere decifrato.

Carol si fida del dirimpettaio in doppio petto e gli consegna i fili del suo destino, che lui dipanerà in minuzioso disegno criminale. Per di più, con quell'uomo ha intrattenuto in passato una relazione amorosa. Ne conosce abitudini, indole, capacità di tenerezza. O, almeno, così crede. Dev'essere stata una notte fraudolenta di lune omesse, quella che ti ha dapprima deturpato il volto castigandoti per la tua imperdonabile grazia. Una notte d'inverno senza ritorno, quella del tuo supplizio. La belva immonda ha osato portarti l'oltraggio più turpe perché di te non sopravvivesse indizio. Cenno. Ha brutalmente spezzato le linee dei tuoi fianchi. Ti ha dilaniato il corpo. Negandolo a te e, nel contempo, alla sua ossessione. Il tuo consistere, seppure senza vita, sarebbe stata per lui atroce irrevocabilità : il possesso interrotto della bellezza di una donna.

Del resto, la tua volontà di congedo, già preannunciata all'aguzzino, ne aveva ingracilito le certezze. Volevi lasciare quella casa. Andare altrove: alla volta di un bimbo. Il tuo. Carol non subisce più l'appeal del predatore. Lui lo sa. Per questo, premedita di ucciderla e farla a pezzi, inibendole persino la terrea e solenne compostezza della morte. Il pallore elegante di zigomi al confine con la regione brulla dei silenzi. No, non si è trattato di un gioco erotico finito male. Il sanguinario impiegato di banca ha agito per risarcire se stesso dell'irreversibilità di un'imminente separazione. Carol non gradisce più le sue claustrali attenzioni. Intende allontanarsi. E così, il demone della gelosia riaffiora dalle viscere più oscure. Un demone che conosce repliche infinite e sa come travestirsi. Oltre le spoglie di Shakespeare, che ne ammansì il furore mandandolo a morire in scena. Oltre quelle di Stendhal, che ne aggraziò sciaguratamente il tratto accennandovi come "misura dell'Amore".

Gronda sangue antico lo sguardo del boia di Carol. «La gelosia è di natura così fatale che si attacca agli atomi del sole»- scriveva de Cervantes. Gronda di ancestrali torrenti di fuoco lo sguardo dell'assassino, mentre una perla di sudore vaga lungo la tempia della sua anima scoscesa e dannata. Uggiosa e spenta. In dissolvenza sullo schermo di un dirupo delle montagne di Borno. Ti hanno trovata lì. Massacrata. Dall'uomo che diceva di amarti e al quale non si deve alcuna compassione. Per la chirurgica intenzionalità del suo disegno e per l'inaudita barbarie destinata all'oggetto di un desiderio rapace. L'ossimoro "brutalità raziocinante" descrive perfettamente la fattispecie. Come se non bastasse-per tre lunghi mesi- Davide ti ha sottratto l'identità virtuale da smartphone, scrivendo messaggi in tua vece per rassicurare i tuoi cari. Lucido, spietato e senza rimorsi. Lo spettro di Carol- dunque- non può essere licenziato dalle nostre diroccate sensibilità come uno dei tanti fatti di cronaca. Qui c'è l'intera vicenda del mondo. Nella compressione convulsa del tempo omicida di una notte, tutto il tempo mai trascorso della pulsione primitiva, che condanna la preda al martirio. Alla pena patibolare. Tra le pareti di una casa di ringhiera, in un inverno gelido della provincia italiana e lungo un dirupo di lune in disarmo.