La mandria ha menato duro la sera di Natale, imprimendo lo stigma della sua primordialità sanguinaria sull'asfalto di Paravati. A terra un quindicenne che, a causa delle botte inflittegli dai suoi coetanei, rischia ora di perdere un occhio. In nome di un castigo "comminato" in gruppo al prescelto di turno. Secondo le regole di un rito tribale che ricava ebbrezza proprio dal fatto di essere in tanti a sprangarne vilmente uno solo con inaudita ferocia.

Il branco, del resto, ha le sue procedure simbolico-patibolari, si nutre dell'esemplarità scenica per strada, in modo che tutti sappiano e temano. Sì, è successo ancora. In un luogo non distante da quello in cui, nel 2017, fu ammazzato un adolescente, Francesco Prestia Lamberti, come riferisce  la diligente cronaca della nostra Cristina Iannuzzi

All'epoca, il ragazzo soggiacque al colpo di pistola di un altro quindicenne, per avere osato inoltrare un like su facebook alla femmina che l'assassino riteneva irreversibilmente propria. A uccidere Francesco, il demone ancestrale della gelosia, che continua a trasmigrare, illeso, anche nella postmodernità. Un demone dalle repliche infinite in grado di sopravvivere oltre le spoglie di Shakespeare, che ne ammansì il furore mandandolo a morte in scena. Mentre Stendhal ne aggraziò sciaguratamente il tratto, accennandovi come "misura dell'amore". Per Miguel de Cervantes, invece, la gelosia è di natura così fatale da attaccarsi agli atomi del sole. Talvolta, aggiungiamo noi, anche alla perla di sudore che vaga come larva lungo la tempia dell'anima scoscesa e lacerata di un giovane  omicida, la cui irresistita pulsione primitiva è quella di ribadire la sua "conclamata" maschietà per procacciarsi il pubblico rispetto.

Si fa strada, a questo punto, un paradosso: nel comfort virtuale della generazione 4.0, massimamente al passo con i tempi vertiginosi dell'impazienza di Internet, nidifica il più atavico dei delitti: quello d'onore. Certa adolescenza ha una mano, cosiddetta digitale, per sfiorare il dorso della tecnologia più avanzata in rete, oltre il futuro, e l'altra in ostaggio al grilletto della pistola del nonno o del padre, perché non sia eccepibile l'antico senso del virile possesso.
Il paradosso, in verità, mostra qualche crepa ed è resistito dalla indole del web, anch'essa selvaggia, e nella cui sterminata prateria spesso prendono corpo veri e propri addensamenti emotivi volti ad organizzare sentimenti di vendetta. Sin qui la storia di Francesco Prestia Lamberti.

Quanto al raid  di Natale scorso, il movente dell'aggressione della mandria ai danni del giovane di San Calogero non risulta di agevole lettura. Sembra, però, che - anche in questo caso - la ragione del pestaggio sia da ricondursi ad un adesivo postato in rete dal ragazzo  e giudicato "oltraggioso" dai mammetta santissima della banda. Per motivi che, allo stato, non si conoscono. Ergo, le similitudini tra le due vicende di Paravati riguardano l'età acerba dei protagonisti, la loro distorta relazione con il web ed  il background storico-familiare di qualche suo protagonista. Certo, il branco non può dirsi una specificità antropologica calabra. Colpisce in ogni dove, ha movenze universali. E, tuttavia, nel caso che ci riguarda, è possibile rintracciare peculiarità difficilmente eludibili. Ne prenda atto l'ottimo sindaco di Mileto, si faccia coraggio e non arretri.