Altro che partigiani! Non la Brigata Maiella, tantomeno quella Osoppo e, a maggior ragione, la Bruzzi Malatesta avrebbero potuto osare oltre l’azzardo di Roberto Occhiuto e di Forza Italia, nella lotta di liberazione calabra dai piccoli “boia chi non lo ha molle” di Giorgina Meloni. Del resto, neanche la più rossa delle Armate, benché in concorso con centomila bolscevichi freschi della innevatissima Pietroburgo, si sarebbe mai sognata di radere al suolo le falangi leghiste, inutilmente acchittate a festa e sempre meno di stanza a Germaneto.

Solo uno cresciuto dentro il ventre perfido della Balena Bianca poteva compiere un prodigio così inedito. Il miracolo ostinato e contrario di decurtare i pani e i pesci per gli alleati e quello di atterrare Lazzaro, revocandone la rimessa in piedi promulgata, all'epoca, da un certo Cristo. Di ridurre all’irrilevanza soci, manovali, macchinisti e uomini di fatica per quella che, a tutti gli effetti, è diventata la coalizione di "sfolladestra". Tra cameratucoli in marcia su Botricello e salviniani alla canna del gas, perché, dopo Draghi, pure Roberto vi ha fatto la bua! Aiuto!

Gli insospettabili azzurri hanno divorato trucidoni, balilla e ampollette del Po di ritorno da Pontida in valigia, con tanto di spago doppio. Insomma, se altrove è Floscia Italia, in ragione di percentuali elettorali agoniche, in Calabria, nonostante il Canny reggino, diventa Cazzutissima Italia. Con la complicità del cespuglietto ardito di Toti e della Udc, che supera la soglia del sepolcro abbigliata da Capo della Guardia Forestale. Un ‘94 festoso e mai trascorso si spinge fin dentro la nostra attualità. Mentre dalle ceneri del Predellino del 2010 torna la eco di quel "Che fai, mi cacci?", questa volta piagnone, stridulo e leghista, non più di elegante marca finiana.