Se ci fidassimo di una esegesi sbrigativa, potremmo confinare l'attacco del Dominus Garante ai danni dell'"avvocato del popolo" nel novero dei soliti cazziatoni grillici ispirati dal demone dell'Io ipertrofico. Invece l'accusa feroce potrebbe investire l'intero spettro della politicanza nazionale. L'analisi di Antonella Grippo
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«Conte non ha visione né capacità manageriali. Non ha esperienza di organizzazione. Tantomeno, capacità di innovazione»- così Grillo sull’ex premier.
Peccato che la "conclamata" assenza di visione abbia rapito l’immaginario italico per due anni, grazie alla correità elevata del geniale guitto ligure. Se ci fidassimo di una esegesi sbrigativa, potremmo confinare l'attacco violento del Dominus Garante, ai danni dell'"avvocato del popolo", nel novero dei soliti cazziatoni grillici ispirati dal demone dell'Io ipertrofico.
A ben guardare, l'accusa feroce di Beppe potrebbe investire l'intero spettro della politicanza nazionale, ben oltre l'emisfero dei Cinque Stelle. C'è di più: le parole del Capo pentastellato, a sorpresa, stante l’eterogenesi dei fini, risultano consolatorie per noi altri cittadini sfigati, costretti ad abitare le periferie più estreme della geografia del Potere.
Si tratta di una sorta di Fenomenologia di Mike Bongiorno spinta all'eccesso. Oltre l'everyman, al confine con la mezzapippa che, in questo nostro tempo lieve, si è fatta Categoria dello Spirito. Sicché, il fesso che è in ognuno di noi non disperi e non tema figure di merda. C'è l'eventualità di altri ancora più fessi. Li stani facilmente: alla guida del Paese, in Parlamento, nei Consigli e nei Governi regionali. Ne deriva che il fesso che è dentro noi possa, insperatamente, attizzarsi e credersi Otto von Bismarck, anche se non capisce una mazza di realpolitik. Del resto, la Politica ormai è fuori di sè e da sè: non ha luogo e non accade ovunque stazioni un Pensiero. D'altro canto, il potere della Conoscenza e dei Saperi è altamente corruttivo.
Meglio non rischiare. Meglio presidiare la propria analfabetica Innocenza perché non cada in tentazione illuministica. In politica è da considerarsi ostativa la benché minima attitudine a raccordare un paio di concetti, ove mai si dessero. Qualità, questa, davvero inutile! Non è un caso che Carmelo Bene amasse dire : "Al cretino è concessa la grazia divina dello stupore, quale trip mistico." Tradotto: consiglieri, deputati, ministri e primi ministri hanno facoltà di apparire alla Madonna, purché automuniti e militesenti. Dopo di che, sempre per la gioia del fesso che ci abita dentro, nel Palazzo si procede per rigidissima selezione: in pole position, gli ammanigliati senza il più pallido indizio di talento; seguono i campioni con pallidissima traccia di presunto talento. Poi quelli con meno della metà di una borraccia di talento.
Ai titolari di un qualche talentuccio non resta che mimetizzarsi tra gli anfratti della classifica. In clandestinità. Per non essere riconosciuti e sputtanati. Se sei bravo e ti sgamano, sono cazzi amari! Ti becchi la gogna pubblica senza il conforto del rito abbreviato. A meno che tu non dimostri di saper firmare solo e soltanto attraverso la croce prescolare, unico dato probante circa la tua impermeabilità rispetto a perverse infiltrazioni alfabetico-criminali.
La mezzacalzetta d'ordinanza, a questo punto, in qualsivoglia partito da destra a sinistra, volge al declino. Diventa un quarto di calzetta. E, progressivamente, meno di un quarto. Si assottiglia, trascende il suo stesso corpo. Tramuta in paradisiaca dissolvenza. Migra oltre la materia. Per il fesso che dimora in noi il gioco si fa duro! Gli tocca rinnegare Platone, Flaubert, Seneca, Parmenide e Marx. Ci sarebbe da abiurare pure Carmelo Zappulla, pensatore della cintura vesuviana, reo di recidiva intellettualità melodica. Non bisogna destare sospetti. Persino Dio smise di essere ateo quando, in Via dei Ciclamini al 123, nacquero Pace, Panzeri e Pilat, al secolo Letta, Graziano e Boccia. Daje tutta, compagni!