Finiremo a baciare di nascosto i poster dei divi degli sceneggiati. O Zeus, liberaci al più presto da questa peste altrimenti il destino di noi ragazze in proroga sarà terminare l’altra metà dell’esistenza infatuandoci di divinità olimpioniche e perdendo ogni contatto con la realtà e col pizzaiolo egiziano (che pure tanto ha fatto per la nostra autostima).

In meno d’un mese abbiamo giurato amore, un amore eterno a Berettini per poi strapparci i capelli per Jacobs, con unica tregua il ritorno dei Bennifer. I baci ritrovati di Jenny from the Block sono stati l’unico vero cessate il fuoco tra fondamentalisti del siero e integralisti no vax, tutti insieme appassionatamente sotto il cielo di Capri. Altro che green pass: il Covid debellato da quell’altro virus che sono gli ex. (Pensa quanto siamo disperate!) Siamo ufficialmente nella ruota dei rotocalchi. Abbiamo messo i cuori in garage e i motori per troppo tempo spenti non danno segni di vita se non timidi grugniti alla vista di marcantoni alla tv che tagliano il traguardo della nostra apatia.

Stiamo vivendo davvero o viviamo di vite altrui? Me lo chiedo continuamente da quando non capisco se questa è libertà, un prolungamento del lockdown o il teaser del prossimo. Dove sono finite le emozioni? Dove siamo finite noi? Quello che sento è il mio battito o è Kanye West che rivede le Kardashian alla prima di “Donda”? Sono sul mio letto o in Costiera Amalfitana a godermi Alex Rodriguez blastato da Ben Affleck?

Il distanziamento ha fatto a pezzi la nostra identità e rimettere insieme chi eravamo e cosa ne è rimasto è più complicato del previsto: siamo un mostro mitologico, un minotauro con braccialetto elettronico che boicotta sole e ammiccamenti e il cui unico happy hour è vivisezionare i profili Instagram delle compagne dei campioni mondiali nell’illusione di rinvenirvi difetti che, ahinoi, purtroppo non ci sono. Sono bellissime, maledizione! Manco il premio di consolazione del body shaming c’è rimasto nel medagliere della vita messa in pausa.

Ma come si fa a rimettere in moto quando ai box vaticinano tempeste universali?
Tanto vale cercare riparo sotto le fluttuanti falde del cappello di JLo e sperare che siano ampie abbastanza da proteggere tutti i pezzi del nostro mosaico. Soprattutto quelli dispersi, inabissati dal peso della concretezza, ingoiati dal buco nero dei silenzi, insabbiati dal groviglio dei rumori, sparpagliati dall’alienazione, polverizzati dagli automatismi, affogati in caffè troppo ristretti.

Perché quando sei in alto mare e non si vede riva, l’unica cosa da fare resta affidarsi ad un miraggio: se è un dio dell’Olimpo o un ex da fare schiattare ancora meglio!