Il Consorzio dei produttori del peperoncino di Calabria nasce nel 2016 per volontà di Pietro Serra, che ne ha sostenuto l’attività e tuttora ne è il promotore in qualità di presidente. Pietro Serra è un giovane imprenditore agricolo del cosentino che ha sempre creduto nel peperoncino di Calabria, prima con l’azienda di famiglia, poi si è dedicato esclusivamente al neonato consorzio dei produttori del peperoncino di Calabria. In pochi anni il consorzio si è bene affermato.

«Le aziende associate al nostro consorzio dei produttori del peperoncino di Calabria sono oltre 40 sparse su tutto il territorio regionale. Dalla consultazione dei fascicoli aziendali si evince che le superfici utilizzate per la coltivazione del peperoncino sono 170 ettari ma in realtà sono molto di più perché il peperoncino sui fascicoli aziendali molte volte è riportato come ortaggio e quindi abbiamo un dato inferiore da quello reale».

Intanto all’estero è scoppiata la febbre del Made in Calabria: l’industria agroalimentare calabrese ha conquistato i mercati esteri e si è registrato un incremento del 36%rispetto alle esportazioni pre-Covid.

«Il Made in Calabria è sempre più apprezzato nel mondo perché alla creatività si è rivalutato la tipicità, la peculiarità e la particolarità dei nostri prodotti unici al mondo, quindi non c'è da meravigliarsi se questi dati sono in continuo crescere anche se il rincaro del gasolio rappresenta un vero e proprio ostacolo per l'esportazione dei nostri prodotti».

Va benissimo sui mercati la nduja, un’eccellenza nostrana che produce un fatturato di circa 20 milioni di euro e spopola in Inghilterra, Canada, Stati Uniti e Giappone, soprattutto nell’alta ristorazione. E con la nduja è il peperoncino che che domina. Si pensi che ogni chilogrammo di nduja contiene il 33% di peperoncino, dolce e piccante, e che la produzione di nduja ammonta a 20mila quintali annui.

Peperoncino calabrese

 

«La 'Nduja oramai è tra le eccellenze mondiali dei salumi, la sua duttilità in cucina è il fattore trainante trova utilizzo dagli antipasti ai primi, dai secondi ai dolci, e cosi via... la sua prelibatezza è data oltre dalla tipologia delle carni grasse suine utilizzate ma è data pure dal peperoncino calabrese utilizzato che si porta dietro sentori, gusto ed e sapore unici che la nostra terra ed il nostro microclima gli conferiscono».

Il Consorzio dei Produttori del Peperoncino di Calabria promuove da anni le tipicità locali e la varietà gastronomiche della Calabria con lo scopo di divulgare la conoscenza delle specialità calabresi, in particolare del peperoncino autoctono.

«Il peperoncino calabrese è sicuramente l'ortaggio che negli ultimi anni ha rappresentato l'innovazione nella gastronomia, basta pensare che dopo il sale, l'olio e lo zucchero è l'elemento più utilizzato in cucina. Quindi noi del Consorzio stiamo lavorando incessantemente per la diffusione e la valorizzazione dei nostri peperoncini autoctoni portando alla ribalta le peculiarità di questo ortaggio tramite una serie di attività di marketing oltre ad aver istituito un concorso di "Piatto Piccante" negli istituti alberghieri».

La Valle dell’Esaro, dove nasce il Consorzio, è il cuore pulsante delle aziende agricole che condividono questa missione: far conoscere ed assaporare le varietà dei loro Peperoncini a tutto il mondo. L’azienda Serra ha anticipato i tempi. «Stiamo continuando a fare quello che i nostri nonni facevano anni addietro, coltivando il peperoncino come tradizione, visto che la sua coltivazione non può essere meccanizzata ma è completamente manuale e preservandone la sua tipicità e la territorialità. Facendo così siamo “quasi” arrivati al tanto atteso riconoscimento Igp».

Per il Consorzio e per tutte le aziende che ne fanno parte, la coltivazione del peperoncino è una consuetudine tramandata da generazione in generazione, con metodi tradizionali ma con uno sguardo rivolto sempre all’innovazione, senza tradire mai il sapore che deve donare alle pietanze e ai prodotti stagionati tipici calabresi.
«Purtroppo, vista la carenza di manodopera, la coltivazione del peperoncino non può giovare di processi di coltivazione o altro innovativi visto che avviene tutto manualmente semmai dovremmo avere la capacità di captare progetti innovativi per la trasformazione e la conservazione del prodotto trasformato e di sviluppare piani d'azioni di promozione mirata in campo gastronomico».


L’azienda agricola della famiglia Serra, nata nel 1972, oggi è cresciuta notevolmente e si sviluppa su circa 10 ettari collocati tra San Marco Argentano e Tarsia, in provincia di Cosenza. Sono stati i primi, papà Aldo e i figli Francesco e Pietro a credere nell’ importanza del peperoncino nell’economia agricola della Calabria, riuscendo a coltivare sempre più ettari per uscire da un ambito esclusivamente familiare di produzione. Piano piano sono venute fuori tante aziende e il peperoncino ha conquistato sempre maggiori fette di mercato.

Il papà Aldo è da oltre 50 anni che raccoglie ogni anno i semi del peperoncino. Ogni anno nel mese di agosto sceglie le migliori bacche per poter poi estrarre i semi che poi li porta al vivaio per ottenere le piantine. Lo fa con puntualità e devozione, quasi come fosse una devozione. Pietro ha poi lasciato l’azienda per occuparsi esclusivamente del Consorzio dei Produttori del peperoncino di Calabria, impegnandosi con entusiasmo ed ottenendo sempre maggiori successi.

Pietro è entusiasta: «il peperoncino di Calabria conquista i mercati arabi. Di recente Abu Dhabi è arrivato il peperoncino calabrese, subito dopo sono arrivati ordini per centinaia di quintali.  Negli Emirati lo considerano una spezia fondamentale per la loro cucina».

Il peperoncino come il bergamotto, il cedro, la ‘nduja, il caciocavallo dop, come le patate della Sila igp, i salumi, i vini, l’olio, le cipolle di Tropea, il finocchio di Isola di Capo Rizzuto Igp e tanto altro. In Calabria sono tante le eccellenze agroalimentari. Il mercato nazionale e internazionale chiede sempre più i prodotti calabresi. Le potenzialità di crescita sono notevoli. Ma si registrano ritardi, mancanza di personale, ritardi burocratici.