Sono passati 60 anni da quando due fratelli, Gaetano e Giuseppe Nola, diedero vita nell’area di Castrovillari ad una azienda agricola che sarebbe diventata tra le più importanti d’Italia. Da quel momento inizia una svolta rivoluzionaria per l’agricoltura calabrese. Gaetano Nola aveva visto bene nell’immaginare una Calabria a forte vocazione agricola, con mille potenzialità. Per l’epoca era certamente un visionario. Ma aveva visto bene.

Ne parliamo con Luigi Nola, presidente della Cooperativa Osas-Campoverde. Luigi con fratelli e cugini è ai vertici di un colosso dell’agroalimentare. Ma comunque sempre un’azienda a gestione familiare. Siamo nel comune di Altomonte, nel pieno della raccolta di pesche e albicocche, e c’è grande movimento di mezzi e persone nei campi.
«Agli inizi degli anni '60 tutti credevano che per il nostro territorio il futuro sarebbe stato una industrializzazione che non è mai decollata, loro invece, Gaetano e Giuseppe Nola, giovani orfani di un padre, nonno Camillo innamorato della terra, hanno da subito compreso come il nostro territorio fosse vocato solo per una agricoltura di qualità».

Da veri visionari. Che si diedero subito all’opera. «Esattamente. E decisero di iniziare a piantare frutteti e ad allevare bestiame con la consapevolezza che anche in Calabria si potesse fare impresa agricola. Iniziarono da subito a mettersi insieme ad altri agricoltori sapendo che solo facendo squadra e massa critica avrebbero potuto affrontare i lontani mercati europei.”

Gaetano Nola, il visionario, è andato via poco tempo fa a 92 anni. «Zio Gaetano è stato sicuramente una delle persone più lungimiranti che il mondo agricolo abbia conosciuto, questo non è un mio pensiero ma è un riconoscimento unanime di tutte quelle persone che hanno avuto come me la fortuna di conoscerlo e di poter lavorare con lui. Credo che la visita del presidente Mattarella a Castrovillari, a Cammarata, nel territorio che lui ha contribuito a far diventare fertile, nella cooperativa che lui ha fondato, ne sia la testimonianza. Gaetano ha lasciato in tutti noi la consapevolezza che i giovani possono farcela anche in una terra difficile come la Calabria facendo sacrifici e lavorando duramente».

Attualmente i fratelli Nola sono proprietari di un’azienda enorme di oltre 1200 ettari.
«La nostra è sempre stata un’azienda divisa in frutteti e allevamento da latte pertanto le superfici sono sempre state suddivise fra la produzione della frutta e quelle del foraggio a servizio dell’alimentazione del bestiame. Oggi l’azienda dopo annate assai complicate soprattutto per la crisi degli scorsi anni su pesche e nettarine, ha diversificato le produzioni unendo altre cultivar, albicocche, molti impianti nuovi di kiwi, cachi e uva da vino e nuove varietà di nettarine piatte, per avere un calendario di produzione tutto l’anno” .

Gaetano Nola ha sempre ritenuto un valore prezioso la forza lavoro. «La frutticultura soprattutto e in piccola parte anche la zootecnia, sono attività ad alto tasso di occupazione. Noi come lui crediamo che la nostra forza siano le nostre maestranze, che da tanti anni lavorano con noi. Ci ha insegnato che il lavoro, quello giusto, fa crescere un territorio, tiene lontana la delinquenza e evita lo spopolamento dei paesi. Oggi è motivo di orgoglio sapere che lavorano da noi ancora tanti figli di persone che hanno contribuito a far crescere l’azienda e che sono riusciti in agricoltura e con noi a poter andare in pensione. Forse questa è la soddisfazione più grande».

Le pesche, le albicocche, il latte. Ora anche il vino, i kiwi, in futuro forse altro. Un’azienda che esporta in tutta Italia e in Europa. Un modello.
«La nostra è da sempre un’azienda legata alla cooperazione. Tutte le nostre produzioni sono conferite a due cooperative: quella del latte (Assolac ) e quella della frutta (Osas da pochi giorni Agrintesa). Grazie a queste strutture il prodotto calabrese è esportato nella grande distribuzione italiana è in quella europea, a dimostrazione del fatto che i prodotti della nostra terra sono apprezzati e ricercati in tutto il mondo, dobbiamo solo essere bravi a saperli produrre che oggi è diventata la cosa più difficile».

I mutamenti climatici fanno paura. Tanti sono i rischi ma si presentano anche nuove opportunità. «La Calabria oggi ha una grande possibilità per effetto dei cambiamenti climatici, nei prossimi anni siamo convinti che la frutticoltura si sposterà necessariamente al sud Italia a causa delle continue calamità che stanno colpendo il nord Italia. Anche da noi però le cose stanno cambiando, soprattutto la mancanza di quelle ore di freddo necessarie per alcune produzioni, e la mancanza di pioggia. Pertanto dobbiamo avere la consapevolezza che l’acqua è un bene prezioso e poiché la nostra terra ne è ancora ricca dobbiamo fare di tutto per non disperderla, perché senza acqua l’agricoltura non può esistere».

Molti giovani lasciano la Calabria. Le aziende agricole lamentano la carenza di personale. Ci sono tante difficoltà.
«Io, i mie fratelli e i miei cugini con i quali gestiamo insieme la nostra azienda, ognuno per le proprie competenze, siamo stati fortunati a poter scegliere di restare nella nostra terra, molti giovani non hanno avuto questa possibilità e sono stati costretti ad andare via. Oggi assistiamo ad un ritorno alla coltivazione della terra e ad un orgoglio di poterla lavorare cosa che in anni passati ha rappresentato anche un retaggio mentale che ha spinto anche tanti genitori a pensare che con la sola terra non si potesse vivere. Spero che questo nuovo orgoglio possa creare nuove possibilità per i nostri figli. Per il personale vale quello che ho detto prima la nostra forza sono loro, sicuramente nei prossimi anni ci saranno problemi di mancanza di maestranze. Sono convinto però che ci sarà anche qualche innovazione tecnologica che ci aiuterà a sopperire a queste carenze. Nelle mele per esempio qualcosa si muove»