La grande e complessa partita interna al Pd calabrese per le elezioni politiche è cominciata. La posta in gioco è alta. Per alcuni si tratta di mantenere il seggio parlamentare per altri di conquistarlo. Oliverio, la Giunta Regionale, il rinnovo degli assetti consiliari non sono neutri da questa partita. Lo stesso “Cantiere Calabria” altro non è stato che un tentativo di rilancio dell’iniziativa tutto in chiave interna al PD, piuttosto che un effettivo rilancio dell’azione di governo. Anche l’annuncio della fuoriuscita dalle 19 società partecipate sembra più un’operazione di facciata che di sostanza, considerato che, le società in questione erano ormai dismesse da anni.

 

La tappa successiva sono i congressi provinciali dal cui esito si potranno leggere le dinamiche elettorali in corso. Anche se, una grande incognita incombe sul destino di tutti: le mosse di Matteo Renzi e del suo cerchio magico. E già, sono in molti a pensare che dalle parti del Nazareno, pare che l’ex sindaco di Firenze vorrebbe testare quel famoso “lanciafiamme” proprio in direzione della delegazione parlamentare uscente della Calabria. Ma questa è un’altra storia. Nel frattempo, aree, correnti e capi bastoni del PD calabrese si organizzano in vista della partita delle candidature.Cosenza e Vibo, sembrano ormai due punti fermi abbastanza consolidati. Guglielmelli e Insarda’ non sembrano avere problemi per la loro riconferma. Anche Crotone sembra ormai posizionato, una fortee influente componente di sindaci e segretari di circolo, infatti, ha reso noto  di sostenere la candidatura di Gino Murgi (gradito al Presidente Oliverio)  a segretario provinciale. In queste tre federazioni, dunque, l’area Oliverio/Adamosembra ben posizionata.

 

Due i nodi da sciogliere: Catanzaro e Reggio Calabria

La situazione più intricata, è quella della città dello Stretto, al punto da convincere Roma e il Regionale a sospendere il congresso. La notizia è di poche ore fa.

 

Reggio Calabria per il Pd, è veramente terreno minato e per diverse ragioni. È la provincia del Ministro Marco Minniti. Poi ci sono almeno 3 aree di peso: l’asse Romeo-De Gaetano che risponde ad Oliverio, l’Area del Sindaco Falcomata’ che ormai risponde a se stesso. L’area di Mimmo Battaglia e quella di Nicola Irto.E ancora, c’è l’eminenza grigia e silenziosa Demetrio Battaglia, vero deus ex machina del Ministro degli Interni. Infine, il convitato di pietra,  rappresentato dall’ex Presidente del Consiglio Peppe  Bova che si estende dalla città, passando dalla Jonica Reggina fino al quartier generale dell’ex vice presidente del consiglio regionale Francesco D’Agostino. Un’area di peso, anche sul piano elettorale.Infine,l’altra pratica bollente,anzi, bollentissima e che,coinvolgedirettamente Matteo Renzi: il caso dell’ex assessore della città, Angela Marciano’, voluta dal segretario democrat in segreteria nazionale e, pare, per tale motivo subito defenestrata dalla giunta reggina da Giuseppe Falcomata’. I ben informati sostengono che Renzi abbia in serbo per lei una candidatura super blindata per la Camera.

 

A questo punto aCatanzaro si disputa una partita vitale nel gioco del “mercante in fiera” messo in atto dall’area Oliverio/Adamo/Magorno. Agli osservatori poco attenti delle faccende PD, il congresso di Cz potrebbe apparire un dettaglio nelle dinamiche aperte. E invece no, “ chi vuole fare grandi cose deve pensare profondamente ai dettagli avrebbe dettoPaul Valéry. Da tempo, infatti, Catanzaro,  è il luogo nel quale risolvere i problemi dei gruppi dirigenti PDdi Cosenza, Roma o Reggio.Questa volta bisogna alleggerire la situazione di Cosenza.  Nella provincia bruzia, infatti, cercano la riconferma  quattro  parlamentari di peso: Covello, Bruno Bossio, Aiello e Magorno. Tutti e quattro alla prima legislatura. Se la legge dovesse rimanere quella licenziata dalla Corte Costituzionale, dunque, difficile che si riesca a trovare spazio per tutti nella stessa provincia. Ecco allora disvelarsi il disegno fino ad ora solo sussurrato:“salvare il soldato Ernesto” e alleggerire la situazione cosentina. Magorno, infatti, potrebbe essere il capolista del PD nella provincia di Catanzaro. D’altronde è il segretario regionale. Il progetto però,  ha bisogno di gambe catanzaresi per essere realizzato, in questo caso,  quelle di un segretario provinciale pienamente consapevole e disponibile al disegno. Il più magorniano dei catanzaresi,è noto da tempo, è il Presidente della Provincia, Enzo Bruno, il quale però è incompatibile alla carica.

Cuda candidato?

E allora, proprio Bruno, tira fuori dal cilindro la candidatura a segretario di Gianluca Cuda, Sindaco di Pianopoli, fedelissimo del Presidente della Provincia. Candidatura certamente destinata a vincere, considerato che, Pianopoli controlla un circolo di quasi 500 iscritti e, diversi altri circoli del territorio. Inoltre, almeno secondo le indiscrezioni, sul sindaco di Pianopoli, su indicazione di Oliverio e Adamo, potrebbero convergere alcuni circoli dell’area del Basso Ionio catanzarese.

 

A Catanzaro dunque, l’operazione congressuale sembra chiusa, tant’è che, Enzo Bruno, a margine  della kermesse “Cantiere Calabria”, ha già presentato il  potenziale candidato unitario al Ministro Lotti.

 

Per oggi ci fermiamo qui, rinviandovi a una seconda puntata per l’approfondimento della situazione. Anche perché, in politica, niente è gratis e, un disegno di questo tipo, deve per forza di cose, essere parte di un progetto più complessivo che comprende le collocazioni future degli altri protagonisti politici, da Enzo Bruno, a Brunello Censore e allo  stesso Gianluca Cuda. Ma di ciò, parleremo nella seconda puntata, sempre che, un tale progetto, non incorra nel lanciafiamme di Matteo Renzi che, in molti, danno per orientato a cambiare tutta la delegazione parlamentare della Calabria, ad eccezione del Ministro degli Interni Marco Minniti, ormai più risorsa nazionale e di Stato che della Calabria. Ma questa è un’altra storia. L’unica cosa che appare evidente che, ancora una volta, i protagonisti sono i soliti noti, la solita classe dirigente che ormai da oltre cinque lustri fa il bello e il cattivo tempo. I giovani, le novità, sono semplicemente ridotte al ruolo di teste di legno o di comparse che durano il tempo utile all’affermazione del progetto. La malattia che come hanno affermato Paolo Natale e Luciano Fasano, nel libro “L’ultimo Partito – 10 anni di Partito Democratico” ha di fatto impedito al PD il decollo e l’affermarsi come un moderno modello di partito: la cosiddetta maledizione di Cronos.Cronos, infatti, nella mitologia greca, era il figlio minore di Urano e Gea, e come sempre accade agli ultimi arrivati passò buona parte della sua vita all’ombra delle gesta dei suoi fratelli maggiori.Dopo aver rinchiuso i fratelli ed eliminato il Padre, il genitore gli lasciò in eredità una maledizione;  uno dei suoi figli lo avrebbe detronizzato, esattamente come aveva fatto lui con suo padre. Cronos visse tutta la sua vita in preda al terrore di essere destituito, fino al punto che divorava i sui figli appena nati per evitare che la profezia si adempiesse.

 

-fine prima puntata-

 

Pablo