Quando Mario Puzo, squattrinato e con in creditori alla porta, si mise sulla sedia a scrivere qualcosa che gli facesse pagare le bollette, non immaginava che qualche tempo dopo sarebbe finito a fare nottate e a mangiare un po’ troppo per il suo diabete, nella villa di Francis Ford Coppola. Anche questa scena, con Mario e Francis che in canotta discutono intorno ai fogli di una sceneggiatura, è nella miniserie “The Offer” (su Paramount) il racconto su una delle produzioni più complesse della storia del cinema. Puzo e Coppola sono lì, insieme, e non fanno che arrovellarsi su quella risma di carta da riempire di atti. C'è un romanzo da trasformare in un film e quel romanzo si chiama “Il padrino”. Facciamo un passo indietro e vediamo come è nato il caso editoriale che conquistò il mondo.

C'era una volta in Hell's Kitchen

La famiglia Puzo, piuttosto numerosa (Mario era il settimo di otto figli) aveva fatto i bagagli da Avellino alla volta della grande America. Finirono per piantare le tende nel quartiere di Hell’s Kitchen, ai margini dei brillii di Manhattan, ai piedi del capitalismo e ai bordi della povertà che confinava a a nord con la 59ª strada, a est con l’8ª Avenue e a ovest con il fiume Hudson. Questo molto prima il quartiere gentrificasse diventando, negli anni 80, la Montmartre di New York per la vicinanza con Broadway che fece da richiamo ad artisti e attori.

Mario non diventa mai un ferroviere come suo padre, ma uno scrittore e un giornalista. Nei primi anni Cinquanta comincia a pubblicare romanzi ma intanto s’è sposato e ha battezzato cinque figli e i conti cominciano ad accumularsi. A questo si aggiunge il vizietto del gioco che non fa così felice la già nervosa signora Puzo. Un giorno gli dice chiaro e tondo che o si mette di buzzo buono e tira una storia come si deve o si deve trovare un lavoro che li faccia campare tutti quanti.

Così nel 1969 lo scrittore chiude la porta, si siede davanti alla sua macchina da scrivere e decide di scrivere una bella storia di mafia, spaghetti e famiglia. Nasce “Il Padrino”, uno dei best seller della letteratura, quello che può essere definito “un classico”. Un romanzo da 9 milioni di copie che comincia con un esergo tratto da Balzac: «Dietro a ogni grande fortuna c’è un crimine».

Il libro comincia così: «Amerigo Bonasera sedeva nella III Sezione Penale della Corte di New York in attesa di giustizia: voleva vendicarsi di chi aveva tanto crudelmente ferito sua figlia e, per di più, tentato di disonorarla. Il giudice, un uomo severo dai lineamenti pesanti, si arrotolò le maniche della toga nera, come se intendesse punire fisicamente i due giovanotti in piedi davanti al banco. Il suo viso esprimeva freddamente un maestoso disprezzo. In tutto questo, tuttavia, c’era qualcosa di falso che Amerigo Bonasera intuiva, ma non comprendeva ancora».

Succede che il caso editoriale che domina le classifiche per settimane, viene opzionato dalla Paramount in un momento molto delicato per la major che potrebbe cambiare rotta se gli incassi dei prossimi film non saranno a parecchi zeri (e lo saranno grazie a "Love story").

Quello che "Il padrino" non dice lo racconta la serie

È da qui che parte la miniserie “The Offer” diretta da Michael Tolkin che non è proprio il primo arrivato ma uno che s’è fatto le ossa con mister Robert Altman ne “I protagonisti” di cui ha curato la sceneggiatura e la produzione. In dieci puntate ci trascina, letteralmente, dietro le quinte di un successo della cinematografia mondiale svelando dei retroscena spassosissimi al limite del paradossale.

Macchiette, scandali, lo zampino della mala, e la sfrontatezza di un manipolo di artisti che contro tutto e tutti hanno tirato fuori un miracolo, fanno di “The Offer” un film nel film, basato sulla testimonianza di quel cocciuto di un Al Ruddy, giovane produttore che a un certo punto della sua acerba carriera si trova tra le mani questa storia e decide di realizzarla.

Abbiamo goduto de “Il Padrino” grazie soprattutto a lui e a Robert Evans, super produttore della Paramount, a Francis Ford Coppola (l’attore che lo interpreta sembra più vero dello stesso Coppola) e Puzo. Tutti loro hanno combattuto contro il tempo, il destino e una serie di imprevisti al limite del grottesco scrivendo l’unico lieto fine di una storia cristallizzata nello sguardo di un gigantesco Marlon Brando che accarezza un gatto (che non era in sceneggiatura) che fa capire a tutti, ma proprio a tutti, che questo film era un'offerta che nessuno poteva rifiutare.