Mariti in collegamento con le mogli, schedine riempite con gli adesivi acquistati a nero sul web, cassiere sull'orlo di una crisi di nervi. Quando portarsi a casa un set di padelle diventa una guerra di posizione
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Scena realmente accaduta. Capodanno scoccato da poco. È l’ora delle maniche di camicia e delle solette trasparenti abbandonate come salvagenti sgonfi sotto al tavolo. Momento trenino sansuela-sansuela. Agganciata alla vita del marito senza giacca, con i piedi schiacciati da chiunque passi, alla signora over cinquanta si affianca un altro convoglio della Samba mega mix.
«Salve», la saluta un uomo sconosciuto, attempato, con la cravatta annodata in testa. «Salve – risponde la donna leggermente imbarazzata e con la testa alleggerita da troppo spumante - ma allora quelle lenzuola sono arrivate? Posso passare lunedì?».
La signora in questione è un’addetta del reparto bollini e premi di una nota catena di supermercati. Riconosciuta come la Jolie in fila al Mc Donald’s, tallonata come la Ekberg dai paparazzi ai tempi d’oro, è incredula, fa spallucce, accelera il passo su Brigitte-Bardot-Bardot con lo slancio di una fuga da un malintenzionato sbucato da un angolo con un machete in mano. Si dilegua confondendosi tra le finte pellicce del guardaroba.
Racconta l’aneddoto a un'amica ridendoci su, ma un velo di ansia ne tinge la voce perché la prossima raccolta è vicina. Maledettamente vicina. E stavolta quei matti della catena per cui lavora in cassa hanno messo su un bel completo di Thun. «Penso che mi metterò in ferie» confessa alla collega.
Quando la faccenda dei bollini sia sfuggita di mano non si sa con esattezza. Quel che è certo è che la psicopatia delle raccolte punti non conosce sesso o estrazione sociale. Mariti e fidanzati sono rassegnati alla punizione corporale se, di ritorno dalla spesa, hanno dimenticato di prendere il bollino o non hanno caricato i punti sulla scheda.
Qualcuno è costretto a rocambolesche corse al supermercato in chiusura, pregando in ginocchio i cassieri di aprire la saracinesca per non avere un matrimonio sulla coscienza. Le cartoline con l’argento da sciogliere con un batuffolo imbevuto di alcol per scoprire che tocca tentare un’altra volta per essere più fortunati, sono da era Paleozoica; le schedine da riempire e rispedire in busta chiusa per partecipare all’estrazione di magnifici premi, roba da Mesoarcheano.
Negli anni Novanta un drittone rilasciava interviste ai settimanali vantandosi di aver scoperto il metodo per vincere ad ogni concorso accumulando una fortuna in motorini e aspirapolveri. Adesso la musica è cambiata, ora ci sono punti e schede. Basta spendere e poi incollare e consegnare all’addetta. E poi aspettare.
Tutto è lecito, anche riempire il carrello di scatolame per i prossimi qundici anni pur di portarsi a casa il premio tanto fondamentale quanto inutile. Oggetti che, una volta varcata la porta di casa, perdono lo smalto che avevano quando erano stampati su un percorso di caselle ancora vuote riempiono le dispense e le soffitte. Arrivare alla famosa "padella degli chef" è come giocare a Monopoli ma con i dadi truccati.
A fare due conti la magia si trasforma in psicologia: un servizio di piatti, sul sito dell’azienda, è venduto a poco meno di 100 euro, considerando che un bollino vale 15 euro di spesa e che una coppia di piatti vale 18 bollini (più la differenza) il totale non è proprio da svendita. A volte, poi, si arriva a pagare anche di più. Ma il pensiero di avere quel salta-pasta ascoltando la vocina che sussurra «comunque la spesa andava fatta», è il mantra che fa da amo.
Tuttavia, quando il termine della raccolta è a un tiro di schioppo e mancano ancora una decina di bollini o punti per arrivare alla meta, la spesa diventa per incanto più consistente del solito, tanto che nel frigo non si contano più le confezioni di formaggini e pancetta a dadini e amici e parenti sono minacciati via Whatsapp se, per caso, si scopre un parente in coda a un supermercato che non sia quello della raccolta giusta.
Insomma si spende di più, si spende peggio (per accaparrarsi più punti bisogna acquistare determinati prodotti) e in fin dei conti i premi non hanno il valore che ci si aspetta. La famosa padella professionale da trenta punti (un bollino ogni venti euro) sul sito ufficiale costa 47 euro circa, che tradotto in spesa fa 600 euro (più una piccola differenza). Conviene? Evidentemente per molti sì. Si risparmia? Difficile.
E poi c’è il “mercato nero” dei bollini e viaggia sul web a tutto vapore. Su molti siti di compravendita i venditori offrono consistenti stock. Con 25 euro te ne porti a casa fino a cinquanta, se vinci una buona asta con meno di 40 euro te ne recapitano anche un centinaio. E nessuna catena è assente dal carnet della rivendita secca. Ci sono un po’ tutte. L’ultimo giorno della consegna delle famigerate schede assomiglia all’Indipendence day dei catastrofilm, solo che non si sfugge dal terremoto affollando il ponte di Brooklyn, ma si corre verso l’astronave aliena a passo spedito sventolando la griglia completata.
File chilometriche si spandono fin sulla strada. Il serpentone è degno del primo giorno di saldi all’outlet degli outlet. Casalinghe confabulanti, medici in ritardo, avvocati con valigetta, mariti con cellulare in mano collegati alle mogli per l’aiuto da casa in caso di cambi dell’ultimo minuto, giovani coppie ansiose di portarsi a casa la lampada super griffata da poggiare sul vecchio tavolino nel soggiorno per dare un tono alla casa in affitto (come insegna il tappeto nel salotto di Lebowski).
Più i premi sono à la page più nuovi clienti finiscono imbrigliati nel gioco. Ci sono coltelli che tagliano il rame (ma poi, perché?), servizi di piatti romantici, set da fondute (destinate a soffocare nel cellophane fino alla prossima Era), e poi attrezzucoli da cucina che una volta spacchettati moriranno in solitudine in una credenza.
L’estrattore di succhi sulla locandina sembra d’improvviso il Santo Graal, la friggitrice ad acqua il fondamentale anello di congiunzione tra una vita felice e una morte culinaria lenta. Senza il taglia-ravioli automatico sembra una fortuna essere sopravvissuti fino a quel giorno. Arrivati stremati al proprio turno si giura e stragiura col vicino in iperventilazione come Roberto il “baffo” delle televendite di orologi, che mai più, che è l’ultima volta.
Ma il volantino con la prossima raccolta è già esposto. Stavolta sono valigie. Sono quelle che non si ammaccano, non si spaccano, ultraleggere e di design. Di design. Smetto quando voglio, si era detto. Ma non era vero.