Nel frattempo il conflitto potrebbe andare avanti per mesi, o addirittura anni, mentre le truppe ucraine e russe si schiacciano sistematicamente a vicenda
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Non è una novità che la propaganda e le informazioni siano ad oggi indirizzate dalle une e dalle altre parti. Chi si trova dalla parte “dei buoni” e chi dalla parte “dei cattivi”. Ne segue che chi appoggia un punto di vista o chi un altro cerca di portare l’acqua al proprio mulino, questo rendendo la comprensione degli avvenimenti sul territorio sempre più complicata da capire.
Attualmente la concentrazione dell’attenzione gravita sul Donbas, nello specifico sull’Oblast del Luhansk, che sarebbe il primo obiettivo della FR prima di concentrarsi anche su quello del Donetsk, che porterebbe la Federazione Russa alla conquista dell’intero Donbas.
Ad oggi il Ministro della Difesa russo Serey Shoigu ha annunciato la “completa liberazione” delle aree residenziali di Severodonetsk e del territorio della regione di Luhansk parlando di un controllo del territorio del 97%. Avrebbe dichiarato che una parte significativa dei territori delle regioni di Donetsk e Luhansk, lungo la riva sinistra del Seversky Donet, è controllata dall'esercito russo.
Nello specifico si parla del territorio della regione di Lugansk. Sempre secondo Shoigu la battaglia per le zone residenziali di Severodonetsk sarebbero aumentate soprattutto negli ultimi giorni. L'esercito russo ad oggi sembrerebbe controllare altri 18 insediamenti sul territorio delle regioni di Donetsk e Luhansk, tra cui Krasny Lyman, Svyatogorsk, Studenok, Yarovaya, Kirovsk, Yampol, Drobyshevo e il numero dei soldati ucraini presi in ostaggio come scrivono loro in "cattività" sarebbe di circa 6500 persone.
Dal lato ucraino, negli scorsi giorni, il capo dell'amministrazione della regione ucraina del Luhansk, Serhiy Haydai, aveva confermato che la città era divisa a metà e che i combattimenti erano in corso per le strade della città e per la conquista della prima arteria autostradale.
Secondo Serhiy Haydai, metà di Severodonetsk è stata riconquistata durante la controffensiva, e ad oggi i combattimenti si sarebbero spostati nella zona industriale. Il numero di attacchi a Severodonetsk e Lysychansk nel giro di pochi giorni si è decuplicato. Le città sono rase al suolo. Il capo dell'OVA ha sottolineato che in molte città della regione del Luhansk la situazione potrebbe essere paragonabile a ciò che è successo a Mariupol, facendo riferimento a Shchastia, Popasna, Rubizhne.
L'ISW che monitora quotidianamente la zona dei combattimenti, ha ipotizzato che i contrattacchi delle forze armate ucraine a Severodonetsk abbiano destato maggiore attenzione da parte dell'esercito russo, che potrebbe per questo rendere più vulnerabili le loro posizioni in altre direzioni. Nelle ultime 48 ore, i difensori ucraini hanno spinto i russi al confine orientale della città grazie a contrattacchi riusciti. Sarebbe dunque verosimile, secondo l’analisi effettuata dall’Istituto, che i contrattacchi ucraini a Severodonetsk costringano i comandanti russi a inviare unità e attrezzature aggiuntive nell'area per fermare l'avanzata della resistenza ucraina.
Ciò porterebbe le truppe russe nella regione del Lugansk, a lasciare vulnerabilità in altre aree di ostilità, in particolare nella regione di Kharkiv e lungo l'asse meridionale.
La situazione oggi
Questa mattina, sul suo canale Telegram Serhiy Haydai ha confermato che i russi hanno ripreso d'assalto Severodonetsk e che i combattimenti sarebbero ripresi in modo più pesante nell’area di Belogorovka con i DRG (Gruppi di Sabotaggio e Ricognizione). Contemporaneamente a questa nuova offensiva operata dalle truppe russe, le forze armate dell'Ucraina avrebbero respinto l'assalto dei russi in direzione di Novookhtyrka e Voronovoe.
Secondo Haydai, nell'ultimo giorno sono stati respinti dieci attacchi, e sarebbero stati distrutti un carro armato, tre sistemi di artiglieria, due veicoli corazzati da combattimento, un'auto e due depositi di munizioni. Inoltre, le unità di difesa aerea hanno abbattuto due veicoli aerei senza pilota del tipo Orlan-10. Lo stato maggiore ha annunciato una nuova fase di combattimento per Severodonetsk La strategia dei russi, al momento, sarebbe quella di contenere l'esercito ucraino in direzione del Donetsk, cercando di colpire i sistemi di supporto logistico. Allo stesso tempo, i combattimenti del FR continuano per stabilire il pieno controllo sulla città di Severodonetsk (Mappa interattiva sull’attuale situazione).
Cosa aspettarsi
Lentamente ci si abitua alle notizie ingiuste, alla tragedia, alle cose che non dovrebbero essere contemplate nella normalità della vita e la prospettiva di una lunga guerra di logoramento inizia a prendere forma.
Da una parte e dall’altra muoiono vite, esseri umani e l’umanità perde sempre più dignità davanti a ciò che non avrebbe più dovuto essere. La guerra potrebbe andare avanti per mesi, o addirittura anni, mentre le truppe ucraine e russe si schiacciano sistematicamente a vicenda.
Tutto cambia quando l'una o l'altra parte subisce una sconfitta tattica o raggiunge il successo. Ma nessuno di loro sembra sia disposto ad arrendersi. Il presidente russo crede di poter avere successo dimostrando resistenza strategica e scommettendo che l'Occidente si stancherà di aiutare l'Ucraina e si concentrerà sulla propria economia e sulla minaccia cinese.
Il presidente ucraino confida nel contrario, operando una dura resistenza e condividendo l’estremo sacrificio con il proprio popolo.
Così ripensando ad un libro che tutti dovrebbero leggere soprattutto in questo periodo e pubblicato nel 1953 “Il Sergente nella neve” inizio desiderare di arrivare a quel capitolo in cui l’uomo scopre di essere ancora uomo e l’odio lascia il posto ad una rinata convivenza.
In questa pagina il sergente della neve, stremato dalla fame e dal freddo, dopo aver visto morire i suoi suoi commilitoni, trova riparo in un’isba, una capanna abitata da contadini. Mosso dalla fame e dalle avversità, entra determinato a trovare del cibo. Una volta dentro, con il fucile in spalla, si accorge che oltre ai proprietari dell’isba vi sono dei soldati russi, anch’essi armati, che si stanno sfamando «Entro. Vi sono dei soldati russi, là. Dei prigionieri? No. Sono armati. Con la stella rossa sul berretto! Io ho in mano il fucile. Li guardo impietrito. Essi stanno mangiando attorno alla tavola. Prendono il cibo con il cucchiaio di legno da una zuppiera comune. E mi guardano con i cucchiai sospesi a mezz’aria. - Mnié klocetsia iestj - dico. Vi sono anche delle donne.
Una prende un piatto, lo riempie di latte e miglio, con un mestolo dalla zuppiera di tutti, e me lo porge. Io faccio un passo avanti, mi metto il fucile in spalla e mangio. Il tempo non esiste più. I soldati russi mi guardano. Le donne mi guardano. I bambini mi guardano. Nessuno fiata. C’è solo il rumore del mio cucchiaio nel piatto e di ogni mia boccata. - Spaziba - dico quando ho finito. E la donna prende dalle mie mani il piatto vuoto. - Pasausta - mi risponde con semplicità. I soldati russi mi guardano uscire senza che si muovano… Così è successo questo fatto.
Ora non lo trovo affatto strano, a pensarvi, lo reputo naturale, di quella naturalezza che una volta dev’esserci stata tra gli uomini. Dopo la prima sorpresa tutti i miei gesti furono normali, non sentivo nessun timore, né alcun desiderio di difendermi o di offendere. Era una cosa molto semplice. Anche i russi erano come me, lo sentivo.
In quell’isba si era creata tra me e i soldati russi, e le donne e i bambini un’armonia che non era un armistizio. Era qualcosa di molto più del rispetto che gli animali della foresta hanno l’uno per l’altro. Una volta tanto le circostanze avevano portato degli uomini a saper restare uomini. Chissà dove saranno quei soldati, quelle donne, quei bambini. Io spero che la guerra li abbia risparmiati tutti. Finché saremo vivi ci ricorderemo, tutti quanti eravamo, come ci siamo comportati. I bambini specialmente. Se questo è successo una volta potrà tornare a succedere. Potrà succedere, voglio dire, a innumerevoli altri uomini e diventare un costume, un modo di vivere».
Ma per arrivare a questo “capitolo” mi sa che ci sarà ancora una lunga guerra che vedrà i logoramento di due popoli “fratelli”, ma forse non troppo.