A Pizzo rivive la festa dell’Immacolata tra devozione e golosità prenatalizie

Quella dell’8 dicembre è una delle celebrazioni religiose più sentite e partecipate grazie a una tradizione antichissima che fa di questo giorno un evento molto atteso

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di Rocco Greco
8 dicembre 2018
19:50

Con la processione al termine della Santa Messa mattutina per il centro cittadino e la breve fiaccolata serale, durante la quale la statua della Madonna ha fatto visita al Duomo di San Giorgio, per ricevere il consueto omaggio floreale, si è conclusa la festa dell’Immacolata Concezione: è questo per Pizzo uno degli eventi religiosi più sentiti e, pertanto, maggiormente seguiti dalla cittadina tutta. La banda, con gli immancabili musicisti di zampogna e ciaramella, hanno chiuso la serata compiacendo i tanti fedeli gremiti sul sagrato della chiesa.

 


La novena che precede la festa

La sera del 7 si è conclusa, invece, la novena che ha visto sul sagrato della chiesa i fedeli vivere un momento conviviale, come la tradizione vuole, degustando “monacèji cu’ ‘a lici” ed un buon bicchiere di vino nuovo appena spillato.
Per i pizzitani la devozione all’Immacolata Concezione è qualcosa che assume un significato che va al di là del semplice culto alla Madonna. Da tempi immemorabili, difatti, annualmente si celebra la novena, e tanta è la partecipazione di popolo che per nove giorni consecutivi vede la chiesa a Lei dedicata nella piazza principale della cittadina, gremita in ogni ordine di posto.
Dal 29 novembre al 7 dicembre, i fedeli, di ogni età, molti giovani e giovanissimi, partecipano alla liturgia della novena uscendo di casa ch’è ancora buio per assistere a quella mattutina che ha inizio alle 5 del mattino, funzionale agli studenti ed ai lavoratori. Per potersi assicurare un posto a sedere, la levataccia prevede, tuttavia, di apprestarsi con largo anticipo rispetto all’orario delle funzioni, ma tanta è la devozione che tale sacrificio diventa poca cosa ed anche questo viene offerto alla Madre Celeste. I secolari canti dialettali pizzitani dedicati alla Madonna che i fedeli intonano, accompagnati dal suono dell’organo, a quell’ora rendono la funzione di un’intensità tangibile, l’atmosfera si carica di una solennità che solo vivendola si può percepire e comprendere. La funzione serale, delle 17.00, è anche questa molto sentita e la partecipazione davvero larga.
In questi nove giorni la Madonna non è mai stata lasciata sola, difatti, durante la giornata, la chiesa, sempre aperta, ha visto un continuo via vai di gente, entrata anche solo per un saluto o per rivolgerLe semplicemente una preghiera.
Per la celebrazione della novena, come consuetudine, è stato invitato un monaco appartenente ad un ordine religioso proveniente da fuori regione. Quest’anno è stata la volta di padre Carlo di Bergamo, cappuccino dell’Ordine dei frati minori, proveniente dal convento dei francescani di san Francesco d’Assisi di Sestri Levante.
In questi giorni di novena, la cittadina tutta di Pizzo vive un momento di grande aggregazione. La novena dell’Immacolata rappresenta, senza ombra di dubbio, una chiave di lettura utile per poter comprendere Pizzo e i Pizzitani, la Storia, la Fede, le Tradizioni e la Cultura che appartengono a questa comunità.
Il perpetuarsi di tale manifestazione, che si tramanda da secoli, non è un fatto scontato. È la Confraternita di Maria Santissima Immacolata tutta che si adopera, con solenne impegno e dedizione, perché Pizzo possa vivere questi momenti di esaltazione nella fede e nella tradizione, e la cosa che lascia ben sperare per gli anni a venire è il continuo ricambio generazionale che di anno in anno si riscontra tra i componenti della Confraternita.

 

Vino novello e bontà fritte

Sino a qualche decennio fa, per la festa dell’Immacolata era usanza che le cantine di Pizzo “ngignàvanu” il vino nuovo. Era una tradizione che tutti rispettavano rigorosamente! Mattina del sette dicembre, per concludere degnamente la Santa Novena dell’Immacolata, si andava in una delle tante cantine che Pizzo annoverava (Jennàra, u Pastìzzu, Scutìcchju, u Piciàrru, Totu ‘a Rizza, erano alcune) e se ne prendeva un fiasco. Era questo il nettare che avrebbe innaffiato i piatti della tradizione, “i zzìpuli ‘i patata” e “i monacèji” con le acciughe, insieme al baccalà fritto, “ i vròccula affucàti ndo testu e ‘a suriàca nda pignàta”.
Con la Novena e la festa dell’Immacolata si entrava nel clima natalizio, che perdurava sino all’Epifania! In molte case, la sera si iniziava a giocare a tombola e per le strade i ragazzi giocavano “ê casteji” con le nocciole!

 

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Giornalista
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