“Sabato terremo una assemblea dei circoli e degli amministratori per discutere delle cose fatte dal nostro Governo regionale e delle cose da fare in futuro. Questa assemblea è un momento importante di riflessione nel percorso indicato dal Vice Segretario Orlando e che proseguirà con assemblee in tutti i territori fino all’assemblea regionale che sarà convocata da Commissario regionale”. Con queste parole dal suo profilo Facebook Luigi Guglielmelli annunciava proprio ieri una iniziativa che, almeno nelle intenzioni del segretario Pd di Cosenza, doveva essere una sorta di spot democratico a favore di Oliverio, della sua azione di governo e della sua ricandidatura a presidente della Regione in vista delle elezioni regionali di autunno. E, invece, è saltato tutto. Sempre dal suo profilo social, il segretario provinciale di Cosenza del Pd ieri sera annunciava : “A causa di esigenze organizzative l’assemblea dei circoli e degli amministratori prevista per sabato è rinviata. Seguirà la nuova convocazione per indicare la data e il luogo dello svolgimento. Scusate per il disagio”. Una comunicazione che detta così sembrerebbe solo un problema tecnico organizzativo e, invece, secondo autorevoli indiscrezioni rivela  un macroscopico problema politico: il Pd nazionale non intende legittimare l’azione di Governo targata Oliverio. Un problema già evidenziato nel corso della manifestazione reggina dei sindacati, alla quale Zingaretti aveva partecipato,  e che si era caratterizzata per l’estrema freddezza manifestata dal segretario nazionale del Pd alla vista del Governatore. Il povero Luigi Guglielmelli prova a tenere soffocato tutto ciò senza successo.

Rinviata l'iniziativa in Sila

L’iniziativa di Camigliatello, infatti, doveva servire,  in qualche modo, ad invertire l’idea che sta  pesantemente circolando in tutto il partito, e cioè che, siamo alla vigilia della messa in liquidazione delle aspirazioni di Oliverio alla ricandidatura a Presidente targato Pd. I beni informati sulle dinamiche del PD nazionale, infatti, danno per imminente la richiesta di Zingaretti al Governatore calabrese a fare un passo indietro rispetto alle regionali.

 

 La manifestazione prevista all’hotel Tasso della ridente località turistica silana aveva un titolo che sembrava una poesia pro governo regionale: «Il nostro Governo. Fatti, azioni e programmi per la Calabria» e doveva servire a rilanciare l’immagine del Governatore soprattutto sul piano interno, con l’obiettivo di arginare la linea nazionale che punta a superare, invece, l’esperienza di Mario Oliverio. Insomma un tentativo per creare o far finta di creare delle sacche di resistenza territoriale.  Tentativo smascherato e fatto saltare proprio da Roma. Sabato, infatti,  era prevista la presenza di Nicola Oddati, il quale nella segreteria nazionale si occupa di Mezzogiorno.       

La mano di Nicola Adamo?

Sono in tanti nel Pd a ritenere che dietro l’operazione silana più che la strategia di Guglielmelli ci sarebbe  la mano di Nicola Adamo, vera eminenza grigia della linea di resistenza pro Oliverio. Nonostante ciò, l’operazione è maldestramente abortita. Il commissario Stefano Graziano non sapeva nemmeno di esserci, anche se compariva sul manifesto. E lo stesso Nicola Oddati,  nel dare inizialmente l’adesione,  pare fosse convinto che si trattasse  di una iniziativa di tipo organizzativo piuttosto che uno spot pro Oliverio.

Insomma per dirla alla calabrese, ancora una volta i vertici del PD sono costretti a smontare la solita “manfrina”. Tuttavia questa volta a smontare le sofisticate trappole di Nicola Adamo più che Roma ha contributo un vasto fronte interno determinato a liquidare l’esperienza regionale di Oliverio, sostenuta ormai solo da Adamo e dal capogruppo Sebi Romeo sul fronte reggino. Infatti, non si esclude che a mettere il veto sia stato molto probabilmente il robusto fronte anti Oliverio  ormai sempre più forte a Cosenza, rafforzato, tra l’altro,  dal successo alle europee di Franco Iacucci, il quale,  nonostante l’ostilità del Presidente della Regione,  è risultato alle elezioni europee il primo degli eletti in Calabria.  E, d’altronde, proprio nella provincia di Cosenza si ritrova l’epicentro della fronda più consistente contro Oliverio. Una fronda sempre più ascoltata dai democrat nazionali.

La sindrome dell'assedio

Oliverio ormai consapevole di ciò, non nasconde tutto il suo nervosismo reagendo con la sindrome dell’assedio. In questo quadro,  molto probabilmente,  si inseriscono alcune sue  prese di posizione che, oggettivamente, sono arrivate a sfiorare il grottesco, come quelle nelle quali ha contestato  finanche i dati oggettivi della Banca d’Italia sullo stato economico della Regione e  dell’Isvimez sulla fuga dei giovani dalla Calabria. Per Mario Oliverio, ormai, qualsiasi dato che non sia in linea con il mondo parallelo che gli hanno creato al decimo piano della cittadella,  è frutto di un complotto “pluto-giudaico-massonico”. Il presidente della Regione e il suo cerchio magico vivono ormai un mondo parallelo al di fuori della realtà. Mentre tutti gli indicatori economici ci raccontano una regione sempre fanalino di coda su tutto,  il Presidente, invece,   continua a farfugliare di una Calabria cambiata e rivoluzionata. L’isvimez tra l’altro, conferma il fatto che i giovani continuano sempre di più a scappare dalla nostra regione, sia per studiare che per costruirsi una posizione lavorativa. Siamo sempre di più una terra per vecchi. Una terra in declino. Una terra che non si predispone a cambiare la vecchia classe dirigente. Una regione sempre più ostaggio del vecchio ceto politico che non intende farsi da parte e continua come i parassiti a succhiare ogni energia. Un deserto umano e sociale destinato ad espandersi fino alla fine. È evidente che nell’immaginario collettivo in questo vecchio ceto politico parassitario insofferente a qualsiasi cambiamento è inserito pienamente Mario Oliverio, Nicola Adamo, Enza  Bruno Bossio che continuano a tutti i costi a non voler mettersi da parte. Il Pd nazionale in vista delle Regionali ha commissionato 3 sondaggi:  per la Calabria, l’Umbria e l’Emilia Romagna. Gli esiti di tali sondaggio con Oliverio candidato sono disastrosi. Oliverio letto il dato grida al complotto interno. Aveva fatto lo stesso anche con noi,  quando la nostra testata aveva avviato un sondaggio sul gradimento del Presidente. Il governatore è convinto che le critiche e il dissenso tra gli elettori siano il frutto di complotti, e invece no, tutto è maledettamente più semplice. Tale  dissenso è semplicemente la conseguenza di un progetto politico che si è infranto sul l’incapacità di cambiare questa regione e su di un sistema sempre al servizio dei vecchi poteri forti, una volta al cospetto di dame bianche e dame rosse. Il dissenso è frutto della fiducia tradita accordata dai calabresi.

Pasquale Motta

 

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