VIDEO | Il commissario Romano: «Sono arrivato ora, non rispondo del passato. Abbiamo unificato le procedure semplificandole al massimo». Ma velocità burocratica non basta, bisogna garantire alle imprese sicurezza e vantaggi competitivi (ASCOLTA L'AUDIO)
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C’è l’atmosfera delle grandi occasioni all’hotel Marechiaro a Gizzeria Lido. In agenda ci sono gli Stati generali del Mediterraneo che si svolgeranno fino a domenica. Una iniziativa voluta dalla Regione, dal commissario straordinario della Zes Calabria, Giosy Romano, da Unindustria Calabria e dal Cise (Conferenza italiana sviluppo economico) per discutere le potenzialità della Zes calabrese in un confronto con rappresentanti di diversi paesi dell’altra sponda del Mediterraneo.
Dobbiamo parlare di potenzialità perché la sua forza, la Zes Calabria deve ancora esprimerla. Nonostante il processo sia partito nel lontano 2017 col governo Gentiloni, i dati oggi dicono che in Calabria ci sono stati due insediamenti e due conferenze dei servizi. Gli insediamenti, però, sono stati a Lamezia Terme con buona pace del Mediterraneo e di Gioia Tauro. Il confronto con la Campania, con la quale condividiamo lo stesso commissario, sono impietosi. Lì ci sono state oltre 410 domande di insediamento e 43 hanno già ottenuto il via libera (fra queste, aziende del calibro di Gls, Novartis, Farvima ecc.) e 12 si sono già insediate.
Perché la Calabria continua a registrare ritardi? «Sono arrivato adesso - dice il commissario Romano stringendosi nelle spalle - non mi chieda del passato. Oggi abbiamo unificato le procedure semplificandole al massimo. La Callipo conserve è riuscita ad ottenere tutti i permessi in soli 15 giorni, i tempi medi sono scesi a cinque». Insomma per Romano è adesso che si gioca davvero la partita.
Ne è convinto anche il presidente della giunta regionale, Roberto Occhiuto, che ha aperto i lavori della tre giorni. Il Governatore ha insistito molto sulla celerità delle procedure burocratiche, al punto da ritenere il modello Zes replicabile anche in altri ambiti, come ad esempio il Pnrr «la spesa - ha detto Occhiuto - va a rilento non solo per le difficoltà a progettare dei Comuni, ma anche perché tutto si arena nella fase di richiesta dei vari permessi. Quando il Ceo di un’impresa nazionale o multinazionale propone un investimento al proprio Cda, spiegando che c’è una Regione straordinaria in cui si può fare turismo 12 mesi all’anno e che ha la prima infrastruttura nazionale che è il porto di Gioia Tauro, la prima domanda che riceverà sarà sui tempi per le autorizzazioni e la realizzazione dell’investimento. Fino a oggi a questa domanda non si è riuscito a dare risposte certe in Calabria, ora invece con la Zes i tempi non solo sono certi ma addirittura dimezzati, e ciò rappresenta una leva straordinaria per ogni forma di sviluppo, un attrattore vero per le aziende».
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Purtroppo snellire la burocrazia di per sé non basta. D’altronde figuriamoci se una multinazionale che deve fare un investimento di lungo periodo si fa impressionare dalla burocrazia italiana. Lo ammette, forse inconsciamente, lo stesso Occhiuto quando racconta che «Msc, che è il più grande terminalista che opera presso il porto di Gioia Tauro, si appresta a realizzare la più grande fabbrica di container in India, perché lì il costo del lavoro è decisamente più basso, e quel Paese gli fornisce operai specializzati che in Italia non ci sono».
Sviluppare Gioia Tauro quindi si può, solo se si rende davvero conveniente l’investimento e su questo la Regione dovrebbe implementare la competitività dell’area con apposite misure che accrescano gli incentivi fiscali e contributivi, anche per togliere il commissario dall’imbarazzo di un eventuale conflitto d’interessi fra Campania e Calabria. A tacere ovviamente del problema della sicurezza nell’area del retroporto di Gioia Tauro che è condizione imprescindibile per quasi tutti gli investitori. Certo poi c’è il problema del costo del lavoro. Su questo Occhiuto lancia un'idea interessante che lui stesso definisce politicamente poco corretta rispetto al suo schieramento di appartenenza. Il presidente ha infatti parlato di un piano di attrazione degli investimenti che tenga conto «dell’incrocio fra domanda e offerta di lavoro, che si apra anche ad accogliere i lavoratori di altre realtà.Se avessimo, appunto, questa migrazione da domanda dai Paesi che si affacciano sul Mediterraneo, utilizzeremo questa circostanza come un fatto di grande emancipazione sociale, e favoriremmo le imprese che volessero insediarsi ad esempio nell’area del porto di Gioia Tauro sul reperimento della manodopera».
Naturalmente questa ipotesi è tutta da costruire attraverso un faticoso quanto delicato dialogo con gli altri Paesi che si affacciano sul Mediterraneo. Ieri a Gizzeria c’erano rappresentanti di diverse nazioni del nord Africa. Il confronto però si presenta in salita soprattutto per la scarsa stabilità politica di quei governi (la Tunisia è sull’orlo della guerra civile, in Libia regna l’anarchia) e per la concorrenza diretta (il porto di Tangeri in Marocco insidia direttamente Gioia Tauro). Su queste cose c’è bisogno di una strategia anche in chiave di contenimento dei flussi migratori. L’operazione non è facile, ma occorre cambiare passo perché il momento è propizio come ha spiegato anche il direttore della Svimez, Luca Bianchi.
Lo ha detto anche Occhiuto «Il punto è sempre la visione che si ha di un territorio - ha detto - sono convinto che la Calabria nell’immediato futuro possa vivere una stagione di forte crescita agganciandosi a centrali di sviluppo importanti come quella che sta nascendo nei Paesi del Mediterraneo. Sarebbe un peccato se questa occasione non la cogliessimo ed è fondamentale l’indirizzo che la Zes sta assumendo, ovvero quello di investire su queste nuove rotte di sviluppo, coinvolgendo le istituzioni e gli attori economici di questi Paesi emergenti. Si tratta, dunque, di una precisa strategia che questo governo regionale sta portando avanti, con il sostegno dell’esecutivo nazionale, delle organizzazioni sindacali e delle associazioni di categoria». Ovviamente c’è molto da lavorare e molto da discutere. Gli Stati generali continueranno domani e domenica con gli interventi dei ministri Adolfo Urso e Matteo Salvini.