Il presidente dell'Assemblea regionale nega di essere il primo firmatario della norma-scandalo. Ma sul portale web la proposta di legge risulta a suo nome. La nostra controreplica
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In riferimento al nostro articolo “Vitalizi Calabria, è di Tallini la manina che ha presentato la norma-scandalo poi approvata”, dal presidente del Consiglio regionale Domenico Tallini, riceviamo e pubblichiamo:
«Posso tranquillamente rassicurare la giornalista Alessia Candito. Non c’è la mia “manina” nella proposta di legge 10/XI che ha modificato alcuni articoli della Legge n. 13/2019 sulla “indennità differita” e sul “trattamento di fine mandato”. È vero che di questa legge una prima versione diversa da quella poi votata, faceva parte originariamente degli “interventi di manutenzione normativa” della precedente seduta ma è altrettanto vero che è stato proprio il sottoscritto a stralciarla da quel provvedimento perché ritenuta “inopportuna”, come potranno confermare i capigruppo della mia maggioranza. La proposta definita tecnicamente interventi di manutenzione normativa è stato lo strumento di semplificazione dell’iter legislativo utilizzato da vari consiglieri regionali in un momento in cui ancora non sono costituite le commissioni. Le leggi che all’interno dello strumento legislativo di manutenzione portano la mia paternità sono: la integrazione Pugliese Ciacciò con azienda Universitaria Materdomini, la proroga di un anno dei psc di molti comuni che rischiavano di ritrovarsi senza strumento urbanistico, la legge che destina un milione di euro al banco alimentare calabrese e la legge che istituisce il Cammino Basiliano.
La proposta 10/XI, che domani procederemo a revocare, è arrivata alla discussione dell’aula nell’ultima seduta perché tutti i capigruppo, in base all’art. 42 del regolamento, hanno chiesto che fosse discussa anche se non all’ordine del giorno. Era una loro prerogativa che nemmeno la presidenza poteva mettere in discussione.
A me non interessa individuare la “manina”, sicuramente non sono il promotore della proposta di legge, ma sento sulle mie spalle la responsabilità di revocare una norma non in linea con le intese della Conferenza Stato-Regioni e che comporta in ogni caso un impatto finanziario per l’Ente, come ho potuto verificare. Così come sento il dovere e la responsabilità di tutelare l’immagine del Consiglio regionale e di tutti i Consiglieri dalla falsa accusa di avere voluto ripristinare i vitalizi che sono stati aboliti definitivamente nel 2011».
Risponde Alessia Candito
Piuttosto che rassicurare la sottoscritta (che non ha patemi al riguardo e dorme serenamente), il presidente del Consiglio Domenico Tallini farebbe meglio a preoccuparsi di rassicurare i circa due milioni di calabresi che (loro malgrado) lui si ritrova a rappresentare non solo come eletto, ma come garante delle istituzioni regionali. È diritto di tutti anche negare l’evidenza, per carità.
Allo stato però il sito del Consiglio regionale della Calabria documenta una proposta di legge – a firma di Tallini, depositata da Tallini, presso la segreteria di Tallini- che tra le altre cose intende modificare «perché discriminante» proprio quell’articolo che fino al 30 maggio prevedeva che non fosse «ammesso alla contribuzione volontaria il consigliere regionale la cui elezione sia stata annullata».
Adesso, il succitato presidente del Consiglio Tallini viene a dirci che in quella proposta – a sua firma, da lui depositata, presso la sua segreteria – a quanto pare non tutto è di sua paternità. Se possibile, questo è ancor più grave di un clamoroso reoconfesso scivolone politico-istituzionale. Il presidente del Consiglio sta forse dicendo di aver coperto qualcuno che surrettiziamente ha voluto far scivolare quella proposta di legge sul tavolo della conferenza dei capigruppo? O ancora peggio (se ulteriormente possibile) che non abbia la più pallida idea di chi inserisca cosa nelle proposte su cui poi lui ci mette la faccia e la firma? Attendiamo risposte.
Tallini informa che una prima versione, a suo dire diversa, (anche se nei contenuti non più di tanto, a quanto pare) «da quella poi votata, faceva parte originariamente degli “interventi di manutenzione normativa” della precedente seduta ma è (…) stato proprio il sottoscritto a stralciarla da quel provvedimento perché ritenuta “inopportuna”. Nel contenuto o nei tempi? E come mai non ritirarla se ritenuta così inopportuna? Mistero. E ulteriori risposte che si attendono. In ogni caso, pur prendendo per buone le parole di Tallini, rimane un dato assai oscuro. Chi è l'autore del maquillage definitivo alla proposta di legge, portata e approvata in conferenza dei capigruppo prima e in aula dopo? «A me non interessa individuare la manina» dice il presidente del Consiglio. Solidarietà di casta? Omertà di partito o coalizione?
Di certo, nulla che ci si possa aspettare dal garante della trasparenza, regolarità, democraticità e correttezza delle istituzioni che rappresenta. Per altro, la cosa ai calabresi interessa. Anzi hanno il diritto di sapere chi, nei mesi più drammatici che molti ricordino, abbia avuto come unica preoccupazione quella di salvaguardare un privilegio di pochi, piuttosto che preoccuparsi del bene di tutti. E soprattutto hanno il diritto ad una classe politica che abbia il coraggio di non essere omertosa e pavida sui propri (ripetuti) scivoloni. E ci metta la faccia. E sì. Magari noi saremo «giornalisti venduti al Nord», brutti, cattivi, cronisti-terroristi (occhio che il copyright è di un paio di legislature fa) ma – guarda un po’ – spesso e volentieri ci prendiamo. E – guarda un po’ – poi tocca convocare in fretta e furia un Consiglio regionale straordinario con un unico punto all’ordine del giorno per abrogare in fretta e furia una legge (tanto per cambiare) non in linea con le normative nazionali. Non ci provi il presidente Tallini a scaricare sulla stampa i fallimenti della Regione. Chi siede in Consiglio o in Giunta ha accettato gli onori e gli oneri di governare la Calabria o vigilare sul governo della Calabria se all’opposizione. Adesso abbia il coraggio di metterci la faccia.