Basta un giorno da consigliere regionale in Calabria per poter godere del vitalizio. Lo stabilisce il provvedimento che «si illustra da sé» – queste le uniche parole sentite in aula a riguardo, prima che fosse votato – approvato all'unanimità in meno di due minuti al termine dell'ultima seduta e proposto da tutti i capigruppo. Anche da chi, il giorno dopo aver modificato (in peggio) una legge che già prevedeva privilegi, ha pianto lacrime di coccodrillo quando la notizia ha indignato chiunque.

Ma se qualcuno quel provvedimento lo illustrasse per davvero cosa dovrebbe dire? Che chi ci governa fa finta di essere un lavoratore dipendente, ma tale non è. E gode di vantaggi che i comuni cittadini possono soltanto sognare. La norma regionale sui vitalizi – o, per usare la definizione scelta dai nostri politici, sull'indennità differita – prevede infatti che una larga parte dei contributi da versare per goderne una volta che si raggiunge l'età pensionabile sia a carico dei calabresi e non dei beneficiari dell'assegno. Che con l'ultima modifica sono diventati, potenzialmente, più di prima.

Quanto spendono i calabresi per i vitalizi dei consiglieri

La legge 13/2019, quella appena modificata con la votazione lampo, all'articolo 9 stabilisce che la quota di contributo a carico del consigliere è pari all'8,80% della base imponibile, mentre quella che spetta aggiungere al Consiglio regionale è pari a 2,75 volte quella dei membri dell'aula, ossia il 24,2%. Tradotto in soldoni, nei cinque anni della consiliatura il politico versa 26.928 euro di contributi e l'ufficio di presidenza del Consiglio ne mette dal proprio bilancio 74.052. Se moltiplicate per i trentuno componenti dell'Aula Fortugno, fanno 834.768 euro che escono dalle tasche dei consiglieri e 2.295.612 euro sborsati in loro favore dai cittadini.

I guadagni mensili di un politico della Regione

Niente male, considerato poi che quell'8,80% viene calcolato su una piccola parte dei soldi che i nostri governanti ci costano ogni mese. Il loro stipendio - senza contare gli oneri riflessi né tantomeno quanto ci costano le strutture di ciascuno di loro - è composto da più voci. C'è l'indennità di carica, pari a 5.100 euro. A questa si aggiunge in alcuni casi l'indennità di funzione: sono 1.500 euro per i capigruppo, che salgono fino a 2.000 per i presidenti di commissione, gli assessori, i vicepresidenti del Consiglio o quello della Giunta, per arrivare ai 2.700 per Jole Santelli e Mimmo Tallini, viste le loro cariche di presidenti. Poi ci sono le spese per l'esercizio del mandato, che ammontano a 6.000 euro per ciascuno dei membri di Giunta e Consiglio. Per i consiglieri c'è un'ulteriore somma forfettaria di 1036,86 euro. E, per finire, ci sono pure i soldi per l'autovettura – da non confondere con lo stipendio che va agli autisti nominati che le guidano – versati a segretari questori, vicepresidenti e presidente del Consiglio, membri della Giunta: i primi due prendono 2.355,80 euro, agli assessori ne toccano 3.114,40, a Tallini e Santelli vanno invece 3.893 euro.

La durata della consiliatura non conta più: il trucco dell'aliquota

Un cittadino calabrese, secondo gli ultimi dati Istat, è l'italiano con il reddito medio più basso, pari a 15.340 euro all'anno. In Regione, invece, ogni mese si va da un minimo di 12.136,86 euro per il più “povero” dei consiglieri fino ai 17.693 dei presidenti di Giunta e Consiglio. I contributi per il vitalizio, però, si calcolano solo sui 5.100 euro dell'indennità di carica. Dove sta, allora, il trucco della legge? Nel fatto che nei dettagli sulla contribuzione non si parla di aliquota intera e cioè del 33%. E che d'ora in poi, grazie alla modifica approvata, la norma varrà anche per chi non porta a termine il proprio mandato. Le elezioni possono essere annullate, un consigliere può decadere a seguito di un ricorso o essere magari arrestato, ma gli basta continuare a versare i suoi 448,80 euro mensili (il famoso 8,80%) che gli verrebbero trattenuti se fosse ancora in carica e i calabresi continueranno a pagargli il resto (1234,20 euro al mese) per cinque anni, fino a fargli ottenere il vitalizio. Proprio come per un qualunque dipendente che ha un contratto quinquennale ma perde prima il lavoro, no?

I soldi a fine mandato: la differenza con un comune cittadino

Non è l'unico privilegio introdotto dalla legge 13/2019. Ce n'è un altro – riportato nell'articolo 14 – che riguarda l'indennità di fine mandato, quella che per i comuni cittadini è il Tfr.

I consiglieri regionali sono chiamati a versare 51 euro al mese per averla, ossia l'1% del totale della loro indennità di carica. Un normale lavoratore dipendente, invece, versa il 2,50%, calcolato sull'80% del proprio stipendio.

Ipotizzando che entrambi guadagnino mille euro al mese, vuol dire che in Calabria a un qualunque cittadino toccherebbe mettere 20 euro mentre al politico la metà. Ma, come si diceva, un consigliere regionale ha un'indennità di carica pari a 5.100 euro. E così in cinque anni versando 3.060 euro ne porta a casa 25.500. Se si considerano tutti i trentuno componenti dell'Aula Fortugno sono 790.500 euro, di cui solo 94.860 a carico dei consiglieri. Purtroppo per loro, però, gli anni di consiliatura che si possono prendere in considerazione sono al massimo dieci. Chissà che qualcuno non provi a modificare anche questo con un altro provvedimento che si illustra da sé.

 

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