L’ex capogruppo democrat appoggia l’idea di “un governo di salute pubblica” lanciata dal segretario cittadino dimissionario. Ma non rinuncia a spunti polemici verso Insardà e Mirabello: «Al Comune siamo stati lasciati soli»
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Per gli ultimi due anni è stato il capogruppo Pd in Consiglio comunale, dunque nel partito avrebbe dovuto rappresentare il principale interlocutore dei dirigenti provinciali, dei consiglieri regionali e del governatore Oliverio per le questioni che riguardavano le vicende del Comune. Invece, Giovanni Russo, 41 anni, ingegnere, è spesso rimbalzato sul muro di gomma che nel Pd permea e protegge le diverse aree di influenza. Una divisione a compartimenti stagni ispirata dal “chi sta con chi” che da tempo è la cifra del Pd calabrese e alla quale, comunque, neppure lui si è mai sottratto.
Oggi che conferma di non avere nessuna intenzione di ricandidarsi, né di voler rinnovare la tessera «finché nel partito non si farà chiarezza», si toglie qualche sassolino dalle scarpe, auspicando «che anche quel Pd che da lontano e con disinteresse ha osservato le vicende amministrative degli ultimi anni, finalmente capisca e comprenda fino in fondo le reali condizioni in cui versa Vibo Valentia e metta da parte le ambizioni personali di chi mai in questi ultimi anni ha saputo e voluto dare la dovuta attenzione alla città capoluogo». Messaggio diretto principalmente al segretario provinciale Enzo Insardà e al consigliere regionale Michele Mirabello, ma in seconda battuta anche ad Oliverio, al quale in passato ha chiesto in diverse occasioni maggiore attenzione per il Vibonese.
Adesso che è “fuori” riprova a lanciare «un accorato appello fuori rivolto ancora una volta a chi per troppo tempo non ha voluto o saputo ascoltare». Ma lo fa non rinunciando a nuovi spunti polemici.
«Le attuali condizioni dell’ente Comune e della città più in generale - afferma Russo - dovrebbe indurre i dirigenti democratici ad una seria riflessione che vada al di là della prospettiva politica personalistica di qualche rinsavito “ritrovato” dirigente. Comprendo bene che ad un partito che ha fatto della litigiosità e della non curanza della città capoluogo suoi tratti somatici viene difficile. In questi ultimi tre anni di consiliatura mai di fronte a precise segnalazioni fatte dal sottoscritto insieme al gruppo consiliare il Pd si è dimostrato attento e disponibile. Lo scontro che più volte è apparso sugli organi di comunicazione ed ha visto contrapposti i vertici del partito e l’intero gruppo consiliare è figlio della solitudine da noi vissuta tra i banchi della casa comunale».
Figli di un Pd minore, dunque. Questa è la chiave di lettura dell’ex capogruppo.
«Non ci siamo sentiti supportati - continua - quando furono evidenziate le forti criticità dei conti comunali o quando segnalammo le difficoltà al ripristino dei fondi vincolati. Allora fummo tacciati di disfattismo, ma oggi i fatti ci danno ragione». E, in effetti, queste difficoltà di bilancio sono tra le principali cause di una nuova dichiarazione di dissesto che ormai sembra dietro l’angolo.
L’ex capogruppo, poi, sottolinea anche quelle tematiche che a suo dire hanno avuto scarsissima attenzione da parte del Pd provinciale e regionale, a cominciare «dai vincoli di inedificabilità posti sulle marinate» e dallo sviluppo negato del Porto, che – dice - «nonostante i roboanti annunci ancora attende che siano mantenute le promesse fatte sul consolidamento delle banchine». Priorità con cui la futura amministrazione dovrà fare i conti.
La ricetta per invertire la rotta, secondo Russo, è in “un governo di salute pubblica per la città”, già ventilato dal segretario cittadino Pd, Francesco Pacilè, quando poche ore fa ha rassegnato le sue dimissioni. Un approccio per il quale Russo ha anche un’altra definizione: «Civismo illuminato». Sebbene ancora oggi siano in molti nel centrosinistra vibonese a ritenere ben poco “illuminata” la decisione assunta a suo tempo dal gruppo consiliare democrat di tirare la volata al candidato del centrodestra alla Provincia, Salvatore Solano, facendo convergere su di lui i propri voti e determinandone l’elezione. Un episodio che per Russo ha segnato un punto di non ritorno nel suo allontanamento dal partito, con accuse di inciucio che adesso cerca di esorcizzare preventivamente.
«Solo le migliori energie di questa città - conclude - potranno risolvere superando gli steccati ed abbracciando un progetto di dedizione totale e di sacrificio politico per Vibo Valentia. Non ci si scandalizzi di fronte alla sacrosanta proposta fatta dal dimissionario segretario cittadino Pacilè di partecipare ad un governo di salute pubblica per la città. Si tratta di avere coraggio, non pensando all’inciucio ma a cosa poter dare a Vibo Valentia per farla uscire da una condizione di disagio mai visto in tempi recenti».