Dichiarazioni d’intenti. Ultimatum, avvisi di sfratto, sfiducie a perdere, verifiche a iosa. Per settimane la politica vibonese si è prodotta in un infinito esercizio di retorica intorno alla crisi comunale. Tutto finto. Tutte parole al vento. Nessun voto anticipato. Nessun “benservito” al sindaco Elio Costa. Il prossimo consiglio comunale di Vibo, che avrebbe dovuto affrontare il nodo dei “numeri” nelle mani del primo cittadino e quindi prendere atto delle sue reali capacità di proseguire il mandato, si terrà il 4 e il 5 febbraio. Scongiurando così di fatto la possibilità di andare al voto, in caso di dimissioni del sindaco, nella prossima finestra elettorale di primavera.


Un vero e proprio “paracadute”, quindi, offerto - tutt’altro che a sorpresa - dalla maggioranza dei gruppi consiliari al sindaco. E di conseguenza a tutti i consiglieri comunali che continueranno a godere dei piccoli privilegi derivanti dalla carica (leggasi indennità e prebende), fino alla scadenza naturale del mandato.


A deciderlo è stata la conferenza dei capigruppo, chiamata a pronunciarsi sulla richiesta formulata dal gruppo dei Liberali per Vibo di Mangialavori per la convocazione di un consiglio comunale urgente con all’oggetto l’ennesima verifica della maggioranza numerica nelle mani di Costa. Pena, in sua mancanza, il “siluramento” immediato. Fumo negli occhi. Specchietto per le allodole agitato da maggiorenti e controfigure a beffa dei cittadini che, attoniti, dovranno ora prendere atto dell’ennesimo… sberleffo.


Imperativo “tirare a campare”, mantenere la poltrona fino alla fine, magari agitando con una buona dose di faccia tosta e, per distogliere l’attenzione dai problemi reali, un’altra finta crisi. Che lascerà tutto come prima. Non prima, però, di aver promesso ai quattro venti di azzerare tutto e ripartire. Com'è successo con quella Giunta che, attesa da oltre un mese, ancora non prende piega.


A volerlo sono stati anche i Liberali per Vibo che promettevano di mettere alle strette il sindaco. Il tutto mentre la città assiste incredula all’indecoroso spettacolo che si consuma a Palazzo Luigi Razza e chiede, dal centro alla periferie, dalle marine alla collina, risposte e servizi. Non capacitandosi come la politica di questa città sia potuta cadere così in basso.