Un certo ambiente di potere finanziario non solo locale, molto quotato e influente, ha deciso di partire dalla “ridotta” del capoluogo calabrese per lanciare un messaggio chiaro: «Siamo in campo nuovamente», pur mai essendoci usciti in realtà, per rimettere nostri esponenti, o persone di massima fiducia, al centro dell’agone politico. Sarà forse l’effetto Recovery Fund, con annesso Pnrr, che avrà spinto gli imprenditori a pensare come sia meglio affidare ai cosiddetti uomini del fare, abituati alla realizzazione dei progetti in modo concreto, la gestione di un’ingente mole di soldi pubblici. Quattrini quanti mai visti prima. Contributi che, se non saranno messi bene a frutto, vanificheranno un’opportunità unica per far ripartire la Calabria. L’ultimo treno, insomma, che passerà non a caso dopo il devastante imperversare, prima sul piano sanitario e poi sotto il profilo economico, di un Covid purtroppo in grado di mettere in ginocchio tutto e tutti. In particolare in realtà già depresse quali quella calabrese, appunto. Che però è ancora in mano al sistema partitocratico (secondo la dizione tradizionale), al pari di quasi l’intero resto del Paese peraltro, anche se gli strusci con chi ha in mano le leve della finanza non mancano. Anzi, semmai il contrario.

Catanzaro verso le Comunali

Lo stesso governatore in pectore, Roberto Occhiuto, proviene da una famiglia che appartiene al medesimo contesto. Attenzione però, perché come premesso c’è un interesse forte nei confronti di Catanzaro per cui chi è al vertice dell’ambito produttivo ha deciso di tornare a proporre all’elettorato una “soluzione interna”. Che a differenza dell’ormai sindaco uscente Sergio Abramo, di mestiere comunque imprenditore, sia interamente strutturata su una figura organica al gruppo degli industriali. Un’idea coltivata con il coinvolgimento dei partiti, sia chiaro. Ma gestita in proprio. L’identikit del primo cittadino, in sostanza, ci sarebbe già e si adatta a meraviglia al profilo dell’attuale presidente regionale di Assindustria, Aldo Ferrara.

La corsa per la fascia tricolore a Catanzaro

A supportarlo ci sarebbe inoltre gran parte del migliore ceto professionale locale, pronto a sostenerlo con una serie di candidature di peso ed eccellenti competenze messe a completa disposizione. Si parla di esperti di alto livello in vari campi. Gente disposta a garantire il buon governo delle istituzioni cittadine, ma con un approccio diverso da quello - diciamo così - tradizionale. E d’altronde, quantomeno gli addetti ai lavori, sanno come quest’operazione sia in cantiere da parecchio tempo. Conseguenze di tale scenario?
Non poche e, soprattutto, nient’affatto marginali. A cominciare dall’elegante ma perentorio “preavviso di sfratto” dato a chiunque abbia in animo di restare a Palazzo De Nobili, in antitesi a questa pianificazione. Che si badi, pur nata nell’alveo del centrodestra con tanto di aspiranti sindaci della coalizione ora caduti in temporanea… depressione, ammicca all’ipotesi di un Grande Centro in salsa catanzarese. Un esperimento fattibile in una realtà di provincia per poi chissà.

I pretendenti al Comune di Catanzaro

Magari costituire una casa dei moderati come si suole dire quasi con una clausola di stile, in particolare dall’avvento in politica di Silvio Berlusconi in poi, pronto ad accogliere molti salvo appunto, quantomeno se non muterà profondamente i suoi obiettivi futuri, chi ha “studiato da sindaco” per anni come ad esempio il giovane presidente del consiglio comunale Marco Polimeni. A cui è stato fatto capire, indirettamente almeno, che per il 2022 non è… aria. Stessa cosa vale per altri seri pretendenti alla successione di Abramo quali l’ex numero uno della Municipalizzata Catanzaro Servizi, Rocco Mazza, che nella logica degli equilibri di schieramento avrebbe dovuto essere espresso da Fratelli d’Italia. Un partito importante al quale, sulla carta, toccherebbe appunto la scelta sulla massima espressione della città. Decisione che però, alla luce di quanto filtra da importanti corridoi, difficilmente verrà soltanto dalla politica involgendo altre sfere del potere.