Il neosindaco appare molto contrariato per l'atteggiamento del centrodestra che malgrado tutte le concessioni da lui fatte in vari ambiti sembra non volerlo ricambiare con l'appoggio per elezione di un presidente del civico consesso da lui espresso
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Il giallo sulla data del prossimo consiglio comunale di Catanzaro, in realtà aveva una soluzione fin da venerdì scorso. Salvo sempre possibili sorprese, infatti, si tornerà in Aula giovedì 18 agosto o comunque dopo la festa del 15. Succederà, una volta terminati il viaggio di nozze di Valerio Donato, le ferie di molti consiglieri (quelli che lavorano, naturalmente) e i tatticismi esasperati della prima fase della consiliatura, ma non anche finiti i problemi del neosindaco. Un Fiorita che pure, in maniera machiavellica, dopo una campagna elettorale senza esclusione di colpi, per riuscire a governare malgrado l’anatra zoppa (vale a dire una maggioranza in assemblea di segno opposto), ha cominciato a strizzare l’occhio a quanti c’erano prima di lui e ai loro aventi causa. Ecco allora giungere le gratificazioni, con posti in Giunta e nello staff, a figure notoriamente assai vicine al centrodestra e addirittura gli appoggi logistici e i complimenti sperticati, espressi anche tramite fidati collaboratori, a certe manifestazioni e a chi le organizza che prima aveva invece aspramente criticato.
Attacchi portati da un Fiorita, fino a poche settimane fa spasmodicamente a caccia di voti, con ogni probabilità motivati dal generalizzato parere negativo, con poche eccezione, espressi sui social media dalla gente comune. E a riguardo, basti dare un’occhiata alla maggior parte dei commenti sotto vari articoli e post pubblicati su Facebook nei confronti di tali costosissimi eventi per le casse pubbliche con scarse o nulle ricadute per il territorio. Ma non sono quelle fin qui riferite le uniche piroette a cui è stato già costretto il primo cittadino. Che, amando i paragoni calcistici, potrebbe forse, se non apprezzare, quantomeno giudicare calzante la sua assimilazione al presidente dell’immaginaria Longobarda del noto film “L’allenatore nel Pallone”, Borlotti, il quale dopo aver ceduto subito alle grandi squadre della A gli astri nascenti Falchetti e Mengoni imane senza un talento da mettere a disposizione dello sconsolato allenatore Oronzo Canà (alias Lino Banfi). Una similitudine che regge alla luce di un fatto: un Fiorita molto dialogante, al di là del garbo istituzionale, con il predecessore di lungo corso Sergio Abramo, e non solo, ma anche forte del determinante appoggio in Consiglio di un dichiarato uomo di centrodestra quale Antonello Talerico e della pattuglia guidata da quest’ultimo, si sarebbe almeno atteso l’ok senza intoppi all’elezione di un presidente del civico consesso amico.
Certo, l’eventuale killeraggio nell’urna del fidatissimo Gianmichele Bosco (che come ovvio ci resterebbe parecchio male, ma senza dar luogo a scossoni in seno a Cambiavento) con magari la conseguente bocciatura anche dell’altra fioritiana doc Daniela Palaia e la “bruciatura” della terza carta da giocare (quel Vincenzo Capellupo così legato al capo di gabinetto Pasquale Squillace e ai membri superstiti dell’entourage di un Salvatore Scalzo in un certo senso precursore di Fiorita) costituirebbero uno scacco per il sindaco. Che a quel punto si mostrerebbe, se non impotente, di sicuro molto debole rispetto a Rinascita e soprattutto a un centrodestra a cui pure ha teso una mano. Anzi, ha finora elargito a piene mani. Attenzione, però, perché le elezioni politiche così ravvicinate hanno fatto saltare certi piani e presto sarà spiegato il motivo delle armi spuntate del sindaco proprio a causa dell’imminente tornata del 25 settembre.