Arriva carica e piena di forza come una leonessa ferita ma con ancora tantissimo animo. Ad attenderla, all’incontro che ha convocato per parlare alla Città e dire la sua, c’è la sua gente, la sua famiglia, i suoi amici e quanti con lei hanno condiviso un percorso di militanza politica.

 

Il tribunale di Castrovillari ieri, emanando la sentenza del processo Santa Tecla bis, ha di fatto riscritto la storia politica e personale di Pasqualina Straface, l’ex sindaca dell’ormai estinto comune di Corigliano calabro finita nel turbillon giudiziario dopo che, nel 2011, venne decretata la fine anticipata della sua avventura di governo alla guida della città ausonica, insediando la commissione straordinaria.

«Otto anni che sono stati un calvario»

Da allora ad oggi sono trascorsi 8 anni, qui nella Sibaritide e a Corigliano-Rossano sono cambiate tantissime cose. E Pasqualina Straface per tutto questo tempo di immutabili cambiamenti è stata ferma, in attesa di una sentenza, in attesa di un giudizio, in attesa di giustizia. Che è arrivata per lei e per altri nove tra ex amministratori e dirigenti comunali coinvolti in quella tormenta giudiziaria. Otto anni che «sono stati un calvario – ha detto – durante i quali a tenermi in piedi è stata la forza della fede e dell’impegno sociale».

Per una come lei, poi, ambiziosa, concreta, donna di destra, una donna “boia chi molla” e sindaca rimasta nel cuore dei coriglianesi, non è stato facile. Per nulla. «È stato un supplizio», rimarca ancora prima di entrare nel merito della vicenda giudiziaria conclusasi ieri nelle stanze del Tribunale di Castrovillari. «Sento il dovere – dice - di ringraziare il collegio giudicante che per la prima volta è entrato nel merito della vicenda. Così come ho il dovere di sottolineare che l’accusa è stata abbastanza serena nei miei riguardi durante il dibattimento». Ricordiamo che in fase di dibattimento il pubblico ministero aveva chiesto per la Straface una condanna di sei anni di reclusione mentre al verdetto la corte ha ribaltato tutto, giudicando la già prima cittadina innocente dei reati a lei imputati: concorso in associazione mafiosa, abuso d’ufficio e falso.

«La cosa più terribile? Vedere la mia città commissariata per mafia»

«Rimane una cicatrice profonda – va avanti con la voce spezzata dall’emozione e dalla rabbia - che starà lì per tutta la vita. Una cicatrice che mi sono portata dietro nel mio silenzio, tenendo con me il gravoso peso di vedere la mia città sciolta per mafia. Questa è stata per me la cosa più terribile». E poi spiega: «Tutta questa vicenda parte dalla relazione della Commissione d’accesso. Una relazione fatta in modo frettoloso, che non è entrata nel merito. Una commissione che entra nel comune già con dei preconcetti. Ed è questo il più grave errore che è stato commesso».

E la mente va a quell’esperienza amministrativa alla guida di Corigliano durata poco meno di due anni. «Eravamo partiti con un entusiasmo enorme, volevamo veramente che questa città cambiasse sotto il profilo della legalità, della trasparenza e che avesse tutto ciò che serviva a questo territorio». E adesso è il tempo di cambiare e ripartire. «Io mi auguro – aggiunge - che si apra una nuova fase per me e per la mia famiglia».

«Anni bui e difficili»

Sono stati sicuramente anni difficili, «per me anni bui», confortati però dalla vicinanza della gente, della famiglia e dal supporto della fede. «Ringrazio la comunità di San Gaetano Catanoso ed il parroco don Mimmo Laurenzano. Sono stati loro che mi hanno dato la forza di andare avanti. Sono stati loro che mi hanno dato fiducia e non mi hanno mollato un attimo, affidandomi giovani e tutto ciò che c’era da fare mantenendo la mia mente impegnata».

Ora la sfida della nuova Città

E poi c’è la sfida della nuova Città, Corigliano-Rossano, il neonato terzo centro urbano della Calabria. «Ho sempre creduto nell’area urbana di Corigliano-Rossano e nella nuova città, inserendola nelle mie linee programmatiche. Pasqualina Straface, insieme all’allora collega di Rossano Franco Filareto, è stata il sindaco ad aver prodotti i primi atti concreti di unificazione delle due ex città dando vita ad un’azione territoriale pianificata che spaziava dall’urbanistica, ai lavori pubblici per finire ai servizi e alla rete sociali. «Sono felicissima di vedere la città unica. C’è la necessità di avviare una concertazione e un’apertura verso la popolazione e verso tutte quelle associazioni che operano per e nel territorio».

E sul futuro politico? «Prima metabolizzo questa gioia»

Oggi, però, dopo la vicenda giudiziaria c’è da riscrivere anche la storia politica della Straface, una donna di destra, legata fortemente ai valori e alle tradizioni della destra sociale. «La politica è una passione che arde dentro di me ed è una passione che mi è stata strappata. Lo stare vicino alla gente, raccogliere le istanze della gente è una cosa  che mi ha sempre appartenuto. Non per niente le mie radici sono e rimangono nella destra sociale». Nei suoi occhi si legge la grinta e la determinazione di sempre, quella “fame” di fare e quell’energia instancabile che da più parti le chiedono già un nuovo impegno concreto in politica. Ma su questo la Straface è telegrafica: «Al momento voglio metabolizzare questa gioia, per il resto non lo so».

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