Il centrodestra sbanca e raggiunge il 60% dei voti conquistando la Regione. Il leader della Lega incassa il 38% ed è raggiante: «Neppure io mi aspettavo un risultato così. Ora il bis alle regionali calabresi». Naufraga il patto giallorosso. Il voto danneggia il sindaco di Cosenza, mentre il governatore si ritrova unico attore in campo
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Il centrodestra sbanca. Il patto Pd-M5S naufraga nel modo più rovinoso. La «coalizione degli italiani» a trazione leghista riesce per la prima volta nella storia a espugnare la roccaforte rossa dell'Umbria. Il patto giallorosso esce con le ossa rotte dal suo primo test elettorale.
I dati sono ancora provvisori ma illuminano un trend: tra Perugia e Terni non c'è stata proprio partita: Donatella Tesei, con una percentuale che oscilla tra il 57 e il 61% dei voti, sarà il prossimo governatore dell'Umbria; Vincenzo Bianconi si assesta invece tra il 34 e il 38%: praticamente una disfatta.
I leader del centrodestra galvanizzati
La Lega raggiunge vette finora inesplorate: 38,5% dei voti. Cresce anche Fratelli d'Italia, 11%, mentre Forza Italia raggiunge il 5,8%. Tutto sommato tiene il Pd, 19%, mentre è totale il crollo del M5S, che raggiunge un misero 8,6%. È il trionfo assoluto di Matteo Salvini, che infatti ha subito parlato di «impresa storica». «È l'inizio di un percorso», ha detto il capo della Lega. «Gli umbri hanno potuto votare, a differenza di altri milioni di italiani che non possono. Ma presto si voterà anche in Emilia, Calabria e Toscana. La sinistra aveva preso l'Umbria come un laboratorio, lo davano come un loro fortino. Ma le operazioni di palazzo di Conte, Di Maio e Zingaretti qui non hanno funzionato. Qui c'è l'Italia vera: se si votasse domani ci sarebbe lo stesso risultato nel Paese. Per Pd e 5 stelle è una lezione di democrazia che se la ricorderanno. A Roma avranno qualcosa su cui riflettere. Gli italiani non amano il poltronismo e hanno voglia di votare. Qualcuno al governo dovrebbe ritenersi un abusivo». E ancora: «Neppure io mi aspettavo un risultato così schiacciante. Avevo scommesso che avremmo vinto con dieci punti di vantaggio, ma sono molti di più. Ora mi aspetto lo stesso risultato anche in Calabria».
Di «svolta storica che si è consumata dopo mezzo secolo» ha parlato pure Silvio Berlusconi. «Anche nelle tradizionali Regioni rosse – ha scritto il leader azzurro sulle sue pagine social - il centro-destra unito rappresenta l'ampia maggioranza degli elettori. La nostra alleanza è il futuro dell'Italia e ha il diritto-dovere di governare il Paese».
Più stringata Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia, che ha preferito affidare il suo entusiasmo a una foto che la ritrae mentre fa il segno della vittoria. Didascalico il messaggio: «Espugnata la roccaforte della sinistra: ora liberiamo l'Italia!». Entusiasmo giustificato anche dal fatto che Fdi diventa il terzo partito in Umbria dopo Lega e Pd, sorpassando dunque i Cinquestelle.
La reazione dei Cinquestelle
Anche il Movimento 5s affida la sua nota ufficiale a Facebook e lo fa con parole cariche di conseguenze sull’alleanza con i democrat: «Il patto civico per l’Umbria lo abbiamo sempre considerato un laboratorio, ma l’esperimento non ha funzionato. Il Movimento nella sua storia non aveva mai provato una strada simile. E questa esperienza testimonia che potremo davvero rappresentare la terza via solo guardando oltre i due poli contrapposti».
Le conseguenze a livello nazionale
Il risultato avrà riverberi immediati sul piano nazionale, con il governo di Giuseppe Conte uscito inevitabilmente indebolito dal voto. La foto di Narni (che ritraeva il premier, Di Maio, Zingaretti e Speranza) rischia di essere ricordata come l'istantanea di un fallimento clamoroso.
Da cui, peraltro, potrebbero derivare anche conseguenze sull'alleanza tra Movimento e Pd, nata due mesi fa e già in grave crisi. Da domani inizierà l'analisi dei risultati, ma è chiaro che il patto giallorosso subirà contraccolpi in grado di distruggerlo.
La sua riproposizione alle prossime Regionali, tra cui quelle della Calabria, è dunque molto più che incerta.
Cosa succede in Calabria
Due le conseguenze immediate per la Calabria. La prima: La candidatura di Mario Occhiuto diventa ancora più improponibile. La vittoria a mani basse in Umbria ha certificato che l'unità del centrodestra è un valore imprescindibile al quale né Salvini, né – soprattutto – Berlusconi, intendono in alcun modo rinunciare.
Ne consegue che l'ex premier non si sognerebbe nemmeno lontanamente di rompere con alleati (i cui consensi in costante crescita hanno dato nuova linfa pure a Fi) per assecondare le velleità di Occhiuto, su cui pende il veto inamovibile della Lega.
Il sindaco di Cosenza, nei prossimi giorni, potrebbe dunque ricevere il benservito da Berlusconi, e a quel punto avrebbe una sola strada: candidarsi da indipendente e alla testa di alcune liste civiche.
La seconda conseguenza riguarda Oliverio. Il voto in Umbria gli sorride, non c'è alcun dubbio. Il governatore, oggi, alla luce del tracollo giallorosso e dalla crisi patente dell'alleanza governativa, può ben dirsi l'unico candidato in campo sul fronte del centrosinistra. Il Pd di Graziano e Oddati, se il patto con il M5S dovesse essere definitivamente archiviato, non avrebbe un piano B, non avrebbe un candidato pronto a scendere nell'arena e non avrebbe un programma.
E se, da una parte, il Movimento potrebbe facilmente tornare al suo storico isolazionismo, con una sola lista a supporto di uno tra i candidati già opzionati (Callipo, Laghi, Masciari ma anche Nesci), i dem si ritroverebbero invece in mezzo a una strada.
Gioco d'astuzia
Era lo scenario che Oliverio sognava: perché adesso il governatore potrebbe giocare d'astuzia e accelerare davvero i tempi, magari fissando la data del voto già al 15 dicembre. L'effetto potrebbe essere istantaneo: tutti quei dirigenti e consiglieri che ne hanno avversato la candidatura, ritrovatisi senza il tetto colorato di giallo e rosso e senza prospettive nel breve periodo, potrebbero – è questo l'auspicio del presidente della Regione – tornare all'ovile, cioè nell'alveo di quel centrosinistra “alternativo” che aveva detto subito no ai 5 Stelle.
Oliverio non avrebbe problemi a riaccogliere tutti i vari figliol prodighi che gli avevano voltato le spalle. L'umbria, dunque, affossa le residue speranza di Occhiuto; ma, al tempo stesso, alimenta le speranze del governatore uscente. Tutto, però, passerà da Di Maio e Zingaretti, ai quali toccherà la decisione finale: rinnovare o rompere il patto giallorosso? In Calabria si aspetta con ansia la risposta.
bellantoni@lactv.it