VIDEO | Un treno speciale per portare i militanti del Carroccio dal profondo Sud alla manifestazione del centrodestra. Salvini osannato, i fascisti di CasaPound minimizzati
Tutti gli articoli di Politica
PHOTO
Stazione di Paola, ore 8. È il giorno della celebrazione della Lega, del centrodestra e dell'orgoglio italiano e la cittadina tirrenica rappresenta l'ultima fermata di un treno, tutto calabrese, che condurrà i sostenitori della Lega dritto a piazza San Giovanni Laterano a Roma, dove nel pomeriggio si terrà l'evento. In attesa del fischio del capotreno, uomini, donne e ragazzi, anche adolescenti, nel piazzale inneggiano al capitano e rinnegano il neo governo giallo rosso. Il convoglio parte puntuale e, nonostante la levataccia, l'entusiasmo dei passeggeri, giunti da tutta la Calabria, è alle stelle. Un fenomeno inimmaginabile fino a poco tempo fa. «Salvini è per noi l'ultima spiaggia - dice un uomo -. Siamo alla frutta, dopo Salvini non c'è nulla. Ci hanno governato per 80 anni e se ne sono sempre fregati di noi». «Alle prossime elezioni lo voteremo - concorda una coppia di amici - purché possa governare con i pieni poteri». Come chiese Benito Mussolini a suo tempo. «Sì, ma quello di Salvini non è fascismo, deve solo riuscire a togliersi dai piedi la sinistra».
I giovani leghisti: «Salvini è il nostro leader»
Delle circa 250 persone salite a bordo, quasi la metà sono giovanissimi, che dei problemi della Calabria conoscono ogni cosa, come quello dell'illegalità. «Non vi imbarazza militare in un partito che secondo una recente sentenza avrebbe fatto sparire 49 milioni di euro?», chiediamo. «Niente affatto - ci rispondono -. Si tratta di una sentenza di primo grado e anche qualora la magistratura accertasse il furto da 49 milioni, questo sarebbe da imputare alla gestione del partito fino al 2012, un anno prima che Salvini diventasse segretario». Poi c'è la scottante questione dei migranti. «La Calabria è notoriamente una terra accogliente - facciamo notare -, cosa ne pensate della chiusura dei porti e dell'ostinata lotta all'immigrazione?». «Sia ben chiaro - ci dice un altro -, anche noi, da veri calabresi, abbiamo l'accoglienza nel sangue, ma siamo d'accordo sul fatto che l'immigrazione vada regolamentata e che non possiamo accogliere tutti. Dall'Europa ci bacchettano ma poi quando ci sarebbe da prendersi le responsabilità tutti si girano dall'altra parte. E poi, onestamente, su dieci immigrati che arrivano qui in Italia, solo uno scappa veramente dalla guerra».
La piazza di Roma
Si arriva nella Capitale. Piazza piena tra crocifissi, curiosi, saluti romani e CasaPound.
Non c'erano 300mila persone com'è invece hanno scritto diversi siti, ma va detto che da qualunque angolo la si guardava, piazza San Giovani era piena. Davanti, nei pressi del palco, c'erano migliaia di bandiere e sostenitori, più in fondo, ai margini, erano presenti anche tanti curiosi, alcuni anche contrari alle idee politiche del capitano leghista e in generale a quelle del centro destra.
In uno scenario surreale, tra urla e slogan da solito copione politico, in quella piazza c'era davvero di tutto. Per molti, come di consueto, l'evento ha rappresentato l'occasione per mostrarsi alle telecamere e lenire la voglia di uscire da un opprimente anonimato. C'era la leghista che cuce paillettes sulla bandiera del Carroccio «per passione», c'era pure Giuseppe Garibaldi, la cui somiglianza con l'originale mette i brividi. C'erano pure i sostenitori dei vari movimenti cattolici, venuti a sostenere Salvini con i rosari stretti alle mani e i crocifissi alla bocca.
Sul palco, intanto, è un susseguirsi di attacchi a coloro che fino a poche settimane fa erano i loro alleati di governo, i 5 stelle, e agli eterni rivali del Pd. I rappresentati di partito assicurano la vittoria alle prossime elezioni, che i sostenitori dalla piazza invocano a gran voce. Ci si aspettavano degli scontri e per fortuna non sono arrivati, la delegazione di CasaPound, invece, arriva puntuale guidata da leader Simone Di Stefano. Si riconoscono perché arrivano tutti insieme, testa bassa e braccia a proteggere le spalle di ognuno. Guardano ma non rispondono, nemmeno alle domande dei giornalisti. Al massimo fanno cenno con la testa. Nessuna contestazione, né saluti romani. Ma nella giornata in cui Lega, Fratelli d'Italia, Forza Italia e CasaPound si uniscono in un unico grido di protesta contro l'attuale governo, il simbolo che ha contraddistinto il periodo nazi-fascista ha comunque imperversato nelle strade romane. Appena fuori alle transenne, ai semafori, nei bar, il passaggio del carrozzone leghista viene accolto di continuo dal braccio teso proteso in avanti. Qualcuno non gradisce, qualcuno altro sghignazza divertito, altri ancora lo interpretano come un gesto ironico e meramente provocatorio.
Intanto, dopo i discorsi dei presidenti di regione di fede leghista, di Silvio Berlusconi e Giorgia Meloni, Matteo Salvini fa il suo discorso, scandito dai soliti proclami, innanzi a una folla estasiata. Come precedentemente lo era stata per il MoVimento 5 stelle, per Matteo Renzi e prima ancora per Silvio Berlusconi.