Dopo l’annullamento e il rinvio del congresso provinciale deciso dai vertici nazionali che vorrebbero un candidato unitario, ha deciso di non farsi da parte. Ma da Via del Nazareno potrebbe arrivare un altro slittamento “causa amministrative”
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Antonio Tursi scioglie le riserve sulla sua candidatura alla segreteria provinciale del Pd di Cosenza e in un’intervista al network LaC motiva la scelta. Mercoledì iscritti e militanti gli avevano chiesto di dare seguito al suo impegno politico, oggi la fumata bianca in vista della presentazione delle liste sabato 23 aprile. La data è fissata, anche se qualche spiffero capitolino non scarta la possibilità di un nuovo slittamento del congresso. «Ci sono le amministrative» è la motivazione che all’ombra del Colosseo si vorrebbe far passare per giustificare l’eventuale decisione.
Tursi, quindi si ricandida. Da dove si riparte?
«Nonostante un travaglio personale, ho comunicato la mia disponibilità agli amici e ai compagni che mi hanno sostenuto finora e a quanti si sono mostrati interessati alla mia proposta congressuale. Continueremo la battaglia intrapresa, anche considerando gli esiti favorevoli, ma paradossali, della Commissione nazionale di garanzia».
Nella riunione di mercoledì si è parlato di una sua vittoria morale nonostante l’annullamento del congresso. È d’accordo?
«Per come insegnava Machiavelli, non utilizzerei la morale come una categoria della politica. Sicuramente una vittoria formale e politica».
Cosa è successo dunque?
«L’azzeramento delle candidature è il risultato non conseguenziale di un dispositivo della Cng che ha valutato ricorsi presentati non sulle candidature ma sulle liste collegate. In altre parole, se i ricorsi e i giudizi riguardavano quest’ultime, perché si è optato per l’azzeramento totale?»
Chi sarà al suo fianco?
«Finora nessuno di coloro che ha sottoscritto la mia mozione mi ha contattato per ritirare il proprio sostegno. Anzi, moltissimi mi hanno rinnovato fiducia e spronato ad andare avanti. Si riparte da questa base su cui nel frattempo si erano già innestati nuovi contributi».
Sembra dire che non tutti i mali vengano per nuocere…
«Un congresso di sei mesi sfibra i partecipanti. Ma ho colto l’occasione per conoscere ancor meglio il partito e approfondire il confronto con i militanti. È stata una crescita personale e politica. Boccia, a conti fatti, ha permesso alla comunità democratica di aprire un dibattito politico che mancava da tempo. Certo, questo dibattito è stato incentrato su dinamiche interne: sarebbe più utile svilupparlo su temi che riguardano la società calabrese».
Che idea si è fatto della composizione della nuova commissione provinciale del congresso?
«E’ costituita dalle massime figure politiche del Pd calabrese e cosentino e perciò appare molto più che una commissione di garanzia: sembra un coordinamento politico. Che però corre il rischio di proporre soluzioni più rivolte verso l’alto che verso la base».
Tursi, presenterà di nuovo 60 candidati o amplierà le liste al numero massimo di 80?
«Io ho presentato 60 nominativi per una scelta politica, in quanto inizialmente il regolamento di Graziano prevedeva tale numero. Non solo inizialmente, ma anche oggi sul sito del Pd Calabria all’articolo 12 continua ad essere indicato tale numero. La delibera della Commissione nazionale di garanzia fa riferimento a questo articolo, non ai successivi addenda rilasciati da Reale che davano facoltà alle commissioni provinciali di estendere l’assemblea ad 80. Ricordo a tutti che la commissione di Cosenza deliberò all’unanimità di restare a 60 con tanto di ripartizione dei collegi. Poche ore prima della consegna, poi, la commissione regionale portò di imperio l’assemblea ad 80».
Cosa vuole dire con tutto ciò?
«Che tutte le questioni formali rivelano problemi politici. Io da anni auspico organismi snelli e il regolamento stilato da Graziano che prevedeva l’assemblea di 60 iscritti era molto apprezzabile su questo punto, che è stato modificato senza motivazioni apparenti. Spero che la nuova commissione provinciale riveda la decisione firmata da Reale, consentendomi di lasciare sostanzialmente invariato l’impianto delle mie liste».
Potrebbe essere lei il candidato unitario?
«Mi sono confrontato con tutti, compresi i rappresentanti istituzionali. Ho espresso un’idea di ricostruzione e di rinnovamento inclusivo. C’è un lavoro da fare insieme, perché nessuna area da sola può pensare di rimettere in piedi un partito desertificato e con scarsi risultati elettorali. Se questa esigenza fosse condivisa, non mi sottrarrei. Ma non credo che l’unanimismo, soprattutto di facciata, sia un valore aggiunto per il Pd».
E se chiedessero a Tursi un passo indietro rispetto ad altro candidato unitario?
«Non è questione di nomi o di ruoli, l’ho sempre detto. La questione vera è di tenere insieme istanze diverse: da un lato, dare un segnale netto di rinnovamento, di apertura alla società, dall’altro e contestualmente, avere figure che conoscano la vita del partito, radicate nella comunità democratica, nei territori di questa vasta provincia».