Non esclude il ricorso ad una ordinanza di sgombero della tendopoli di San Ferdinando, il sindaco Andrea Tripodi che, all’indomani del fallito tentativo di un ridimensionamento concordato della struttura, spiega come intende procedere.

 

«Ovviamente concorderò con la prefettura e la questura ogni scelta – afferma il primo cittadino – ma per me un punto imprenscindibile è che ora, in questo periodo di scarso affollamento, bisogna proseguire verso il superamento graduale e condiviso della tendopoli, che rischia di diventare nuovamente il ritrovo di quelli che una certa cultura da respingere, considera solo numeri e scarti».

 

Tripodi ritiene che il mancato taglio di 20 tende, nella giornata di giovedì e vista la resistenza degli ospiti, sia da ascrivere anche «ad una mancanza di strategia di inclusione sociale da parte dello Stato e della Regione, che non hanno creato un progetto di alternativa abitativa da poter socializzare con gli ospiti. Visto il dialogo fallito, sono veramente pochi i margini di manovra ed è per questo che non va esclusa la via drastica della chiusura non concordata, fermo restando che per noi l’obiettivo principale è l’inclusione, giammai la prova muscolare delle politiche più becere».

 

Il Comune e la prefettura sono in mezzo al guado. Non sono riusciti a restringere la tendopoli, che attualmente conta 67 tende, dopo che nelle scorse settimane era comunque andata avanti una operazione di rimozione di alcuni container e di qualche alloggio ammalorato, ma non vuole deflettere rispetto agli obiettivi tanto più che sta per scadere il contratto di affidamento della gestione, dopo la proroga di un mese decisa nelle ore in cui è stato avviata l’opera di persuasione dei migranti, invitati a non rientrare nella struttura.

 

L'eventuale ordinanza sindacale di sgombero, come è stato in passato nel caso della baraccopoli, può essere solo un atto di indirizzo, in mancanza di un piano che Prefettura e Questura elaborino per la prevenzione di eventuali problemi di ordine pubblico.