Numeri e percentuali che fanno riflettere su cui il consigliere del Movimento 5 Stelle Davide Tavernise ha posto l’accento. Un’indagine lunga sette mesi sui cosiddetti “medici imboscati”, che a suo avviso contribuiscono a paralizzare la Sanità calabrese, «l’ultima in Italia». Ne ha parlato questa mattina nel corso di una conferenza stampa dove ha evidenziato, tra le altre cose, che 570 tra medici e infermieri sono sottratti in tutto o in parte alle corsie ospedaliere con conseguente disservizio arrecato ai pazienti.

Dopo aver denunciato la situazione già ad ottobre, evidenza questa portata all’attenzione nazionale anche da un servizio de “Le Iene”, ha richiesto l’accesso agli atti delle aziende sanitarie della Calabria. Non tutte però hanno risposto alle sue sollecitazioni. Tavernise ha fatto sapere che a quel punto si è reso necessario inviare una richiesta di riesame al responsabile della prevenzione della corruzione e della trasparenza. È stato l’inizio di un iter abbastanza lungo e complesso.

Inviata richiesta di riesame del diniego all’accesso agli atti alla commissione per l'accesso ai documenti amministrativi presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri e, vista la difficoltà delle direzioni sanitarie e dei settori gestione risorse umane delle aziende sanitarie ad avere contezza dei dati, è stata così mandata richiesta di accesso agli atti anche ai singoli Dipartimenti, Spoke, Distretti, Presidi Ospedalieri e Unità Operative delle Asp.

A quel punto le risposte sono arrivate dal Pugliese-Ciaccio, dal Mater Domini, dal Gom di Reggio Calabria e dall'Annunziata come Aziende Ospedaliere. Ha risposto anche l'Asp di Crotone e una parte dell'Asp di Catanzaro, ma nel conteggio manca tutta l'Asp di Cosenza, tranne lo Spoke di Corigliano-Rossano, e non esistono dati riguardanti tutta l'Asp di Vibo Valentia e quella di Reggio Calabria.

I numeri nel dettaglio

I dati parziali cristallizzati dalla ricognizione di Tavernise individuano almeno 62 unità di personale sanitario impiegato in attività rientranti nel ruolo amministrativo o comunque adibito a mansioni diverse da quelle per le quali è stato assunto. Non solo, perché la Calabria “vanta” almeno 508 unità di personale sanitario con inidoneità certificata o idoneità con prescrizioni limitanti per lo svolgimento delle mansioni per la quali è stato assunto. Ne consegue pertanto che circa 570 tra medici e infermieri non vivono la corsia secondo i dati ricevuti dalle Aziende Sanitarie calabresi. Di seguito il riepilogo delle Aziende Ospedaliere.  

AO “Pugliese Ciacco” di Catanzaro

  • 3 Dirigenti medici e 2 Collaboratori Professionali Sanitari - Tecnici Sanitari adibiti ad attività amministrativa (o diversa dal ruolo per il quale si è assunti)
  • 18 Collaboratori Professionali Sanitari - Tecnici Sanitari con inidoneità certificata

AO di Cosenza

  • 3 Dirigenti medici e 24 Collaboratori Professionali Sanitari - Tecnici Sanitari adibiti ad attività amministrativa (o diversa dal ruolo per il quale si è assunti)
  • 18 Dirigenti medici e 81 Collaboratori Professionali Sanitari - Tecnici Sanitari con inidoneità certificata

AO “Bianchi-Melacrino-Morelli” - GOM di Reggio Calabria

  • 4 Dirigenti medici e 4 Infermieri adibiti ad attività amministrativa (o diversa dal ruolo per il quale si è assunti)
  • 8 Infermieri con inidoneità certificata

AO Universitaria “Mater Domini”

  • 5 dipendenti adibiti ad attività amministrativa (o diversa dal ruolo per il quale si è assunti)
  • 7 dipendenti con inidoneità certificata

Il confronto con la Liguria

Nel report proposto alla stampa, Davide Tavernise offre anche un confronto tra la dotazione organica della Calabria e quella in forza alla Liguria, regioni che presentano pressappoco la stessa popolazione. Circa 14.832 è il personale impiegato nel 2020 in Liguria, 17.698 quello impiegato in Calabria. «Al maggior personale impiegato in Calabria - dice - non corrisponde il servizio sanitario erogato in Liguria perché in quasi 2.000 non svolgono regolarmente il loro ruolo o hanno delle limitazioni».

Per il consigliere del Movimento 5 Stelle «il fenomeno dei “medici imboscati” dà luogo primariamente a numeri fuorvianti. Il personale sanitario "imboscato" risulta in pianta organica seppur esercita mansioni amministrative. E a nulla sono serviti ad oggi i proclami del presidente Occhiuto per cercare di risolvere il problema. Le sue buone intenzioni sono rimaste legate ad una sintetica dichiarazione verbale».

La proposta di legge non calendarizzata

Tavernise ad ottobre del 2022 aveva presentato una proposta di legge finalizzata a prendere consapevolezza del fenomeno. Ad oggi non è stata neanche calendarizzata. Il consigliere del M5S ha quindi rilanciato le proposte. «Occorre innanzitutto una ricognizione completa del personale sanitario cosiddetto "imboscato" - ha spiegato -. Le inidoneità, inoltre, dovrebbero essere valutate dall’Inps o comunque da un soggetto terzo. Le inidoneità certificate, quindi, dovrebbero portare ad una rivisitazione della pianta organica. Chi non svolge la mansione di medico per inidoneità è necessario che venga conteggiato nel personale amministrativo e non quello medico».

«Occhiuto ha dimostrato di essere bravo dal punto di vista comunicativo, ma alle parole non sono seguiti i fatti - conclude Tavernise -. Dopo 7 mesi non è stato mosso in dito. La mia proposta di legge, a costo zero tra le altre cose, è ferme perché il consiglio regionale è a monopolio del centrodestra che nemmeno vuole prendere in considerazione le idee dell’opposizione. Anche se queste mirano al bene della collettività. La verità è che ci siamo persi in chiacchiere per 50 medici cubani spediti solo nella provincia di Reggio Calabria e ce ne siamo persi per strada altri 450. Mi sarei aspettato un intervento più drastico».