Dalla mobilità alla sanità, dalla disoccupazione alla mortalità delle aziende, ecco alcuni dei temi di cui dovranno occuparsi in concreto i big della politica italiana dopo aver chiesto i voti nel capoluogo calabro
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La campagna elettorale per le Amministrative 2022 di Catanzaro inizierà a somigliare in tutto e per tutto alle altre del passato soltanto fra tre giorni, vale a dire da quando il primo leader nazionale arriverà in cima ai Tre Colli per sostenere il proprio candidato a sindaco. Finora, infatti, l'attenzione nei confronti di uno dei capoluoghi italiani più a Sud in cui si voterà il 12 giugno da parte dei segretari o degli uomini di Governo è stata scarsa. Inesistente, per meglio dire. Certo, la guerra in Ucraina costituisce un fattore determinante per considerare le elezioni locali non una priorità nella fitta e complessa agenda politica attuale. Ma è indubbio che è quantomeno anomalo considerare che la discesa in Calabria dei numeri uno del Partito democratico Enrico Letta e di Fratelli d'Italia Giorgia Meloni rispettivamente lunedì e martedì prossimi almeno tardive in rapporto all'andazzo consueto.
Eppure ascoltando finora, in loco, i rappresentanti dei vari schieramenti, in taluni casi aventi la funzione di essere il trait d'union fra il livello periferico e quello centrale capitolino dove vengono poi assunte tutte le decisioni importanti, come di consueto Catanzaro può diventare l'ombelico del Paese a seconda della maggioranza che i cittadini determineranno con il loro consenso. Ma la realtà è che il capoluogo sembra sempre più dimenticato e addirittura isolato, preda di ritardi storici e nuovi indicatori di una crisi socio-economica rispetto a cui si fatica a intravedere un'inversione di tendenza. E a riguardo vi è una serie impietosa di indicatori preceduti dal segno meno.
Il riferimento, nella giaculatoria delle negatività, è al tasso di disoccupazione, ancor di più giovanile; alla cosiddetta mortalità aziendale; all'assenza di un moderno e funzionale piano regolatore; a un'Urbanistica assai datata e dunque superata in particolare nell'ottica di un concetto di smart city; alla viabilità (anche intesa come rete di collegamento interna e soprattutto con il resto della Calabria e d'Italia); a una sanità efficiente; alla triste realtà della fuga dei cervelli; all'adeguato sfruttamento sul territorio delle enormi potenzialità di un'università di prim'ordine quale la Magna Graecia; alla mancanza di un porto-canale atteso ormai da decenni e di strutture sportive e ricreative in relazione alle effettive esigenze della popolazione residente; all'impoverimento progressivo del centro storico e della zona Nord e chi più ne ha ne metta.
Difficile allora, per ricorrere a un eufemismo, che un paio d'ore di comizio da una qualsivoglia tribuna cittadina di un big della politica possano bastare se quando in modo legittimo si chiederà il consenso del corpo elettorale non si porterà poi con sé a Roma un dossier dettagliato ed esauriente delle tante "certificate" lacune di Catanzaro. Che in vista della forse irripetibile occasione dei fondi del Pnrr ha con ogni probabilità la sua ultima chance di riaccendere un motore di ripresa ormai da troppo tempo ingolfato, pena un ulteriore inesorabile scivolamento in fondo alla classifica delle città italiane.