Mentre ancora si lavora alacremente per risolvere la delicata faccenda della presidenza del consiglio comunale di Catanzaro, definito l'ultimo scoglio della fase di avviamento della sindacatura di Nicola Fiorita, si moltiplicano in gran segreto varie candidature o, meglio, soprattutto autocandidature. Che tentano di materializzarsi nella speranza di un muro contro muro, capace di generare uno stallo insuperabile con la necessità di trovare altre soluzioni, rispetto ai nomi forti di Gianmichele Bosco in primis (e, in subordine, Daniele Palaia) nel fronte fioritiano ovvero di Eugenio Riccio (o, quale Piano B, Rosario Mancuso) in quanto rimane del fu… larghissimo gruppo denominato Rinascita.

Attenzione, però, ad outsider quali Vincenzo Capellupo, pronto a farsi avanti nel centrosinistra, o Rosario Lostumbo, peraltro campione di preferenze con quasi 900 voti confermati rispetto al 2017 e arrivato dietro a pochi altri aspiranti consiglieri, dalla parte opposta. Ma, sebbene il discorso dell'elezione - prevista a fine settimana - del presidente del civico consesso resti una faccenda chiave, non bisogna certo dimenticare altre spinose questioni sul tavolo del neosindaco. Che dovrà mettervi mano al più presto.

Un esempio è costituito dall'eredità (come ovvio sgradita alla compagine di Fiorita) di alcuni ex membri della civica assise o gente che è comunque tornata a esserlo circa un mese fa, in passato nominata per volontà dell'amministrazione Abramo in alcuni Cda delle cosiddette Partecipate. Società in talune circostanze di proprietà addirittura al 100% del Municipio o in cui lo stesso ente detiene tuttavia una quota nient'affatto marginale. Rispetto a cui, quindi, le posizioni ora messe in rilievo sono da valutare con estrema precisione, in particolare in occasione di provvedimenti fondamentali come l'approvazione di un bilancio di una di queste aziende da parte di quanti vi concorrono in qualità di componenti del Cda prima che però si recano poi in Aula a votare una delibera sul punto specifico essendo nel frattempo stati eletti o (ri)eletti nell'assise cittadina. Una situazione un po' anomala che forse potrebbe anche dar luogo a, magari temporanei come ovvio, profili di incompatibilità o di conflitto d'interesse. E di sicuro a situazioni di inopportunità.

È chiaro, però, che Fiorita e i qualificati elementi del suo staff o anche della Giunta preposti a fare tali disamine dovranno avere il tempo materiale per correggere gli effetti (dal loro punto di vista) di una serie di decisioni assunte in precedenza. Che toccherà a loro modificare, se non addirittura stravolgere, in base al percorso finalizzato al governo della città, immaginato al momento della discesa in campo.

Intanto, però, va anche segnalato che riguardo all'appena citato Esecutivo fioritiano, in sostanza in carica solo da mercoledì scorso dopo la presentazione ufficiale alla stampa, il weekend appena passato ha sollevato la prima aspra polemica relativa proprio al nuovo corso. Nel caso di specie quello inaugurato dall'assessore all'Ambiente Aldo Casalinuovo. Il quale, avendo disposto la pulizia delle strade del capoluogo (almeno le principali) in coincidenza della sentita festa del Santo Patrono (San Vitaliano) di sabato, ha ritenuto opportuno mettere in risalto la cosa con un comunicato diramato da Palazzo De Nobili. Procedura, per così definirla, a onor del vero consueta e perfino normale nella logica politica. Ma che non è passata inosservata agli occhi inflessibili degli avversari con tanto di lamentele attraverso una nota del consigliere Manuel Laudadio (della coalizione pro Valerio Donato), ad avviso di cui «si inizia male se l'ordinario viene spacciato per straordinario», e di un immancabile post Facebook di un suo ex collega, il noto Andrea Critelli non riconfermato dalla volontà popolare, propugnatore del medesimo concetto.