Potevano essere salvate i migranti annegati domenica scorsa a Cutro? La domanda rimbomba ossessivamente in testa a tanti, anche all’europarlamentare grillina Laura Ferrara. Lei sulla vicenda ha presentato una interrogazione prioritaria con risposta scritta alla commissione in cui chiede che vengano chiariti due punti: quali sono state le misure adottate dall'Agenzia Frontex, dal momento della prima segnalazione, per concorrere alle operazioni di ricerca e soccorso, coadiuvarle o per fornire ogni attività di assistenza al fine di impedire il naufragio del natante; se, per evitare tragedie future, intende rafforzare le capacità di ricerca e soccorso degli Stati membri o prevedere operazioni Sar gestite dall'Ue.

Ferrara, anche lei pensa che ci sia stato un corto circuito nelle comunicazioni fra Frontex e autorità nazionali?
«Dalla segnalazione dell’avvistamento da parte di Frontex fino al naufragio, avvenuto a poche decine di metri dalla spiaggia, sono intercorse diverse ore. È evidente che qualcosa non ha funzionato. Cosa in questo momento non possiamo dirlo. Sono in corso di accertamento la chiara ricostruzione della dinamica degli eventi e delle modalità con cui sono avvenuti i soccorsi».

Lei però ha presentato un’interrogazione, è evidente che nutre dei dubbi su quanto accaduto quella notte al largo di Crotone…
«Poiché gli eventi sono tuttora in fase di accertamento, attenendoci ai comunicati ufficiali sappiamo che sabato 25 febbraio un velivolo dell’agenzia europea Frontex, nell'ambito dell'operazione congiunta Themis, ha individuato una barca in direzione della costa italiana, monitorandola e fotografandola fino a quando ha avuto carburante. Una persona era visibile sul ponte. La barca sembrava navigasse senza segni di “distress”, ovvero di pericolo. Tuttavia, le telecamere termiche accese a bordo del velivolo Frontex hanno rilevato una significativa attività termica dai portelli aperti a prua e altri elementi che avrebbero potuto far desumere la presenza di molte persone sotto il ponte. L’avvistamento è stato comunicato al centro internazionale di coordinamento dell’operazione Themis e alle altre autorità italiane competenti, fornendo la posizione dell'imbarcazione, immagini a infrarossi, rotta e velocità».

E poi?
«E qui sorge una domanda: tenuto conto dell’esperienza di Frontex e di quanto rilevato dalle telecamere termiche, nel dubbio che potesse trattarsi di un’imbarcazione con a bordo diversi migranti stipati, perché non si è deciso di far scattare la Sar e inviare una motovedetta che potesse affrontare le difficili condizioni del mare scortando la barca fino alla costa?».

Quel che sappiamo è che dopo l’avvistamento di Frontex sono partite due lance della Guardia di Finanza come operazione di polizia e non di soccorso. Chi decide se la missione è di un tipo e non di un altro?
«Spetta sempre alle competenti autorità nazionali classificare un evento ai fini dell’attivazione di un’operazione di ricerca e salvataggio. Nel caso di specie, sembrerebbe che non fosse stata valutata alcuna situazione di pericolo, dunque è stata attivata un’attività di polizia, che si è verificata con l’intervento della Guardia di Finanza. Purtroppo le motovedette non hanno potuto raggiungere la barca dei migranti e accertarne le reali condizioni».

Dalle prime ricostruzioni sono passate diverse ore dal rientro delle vedette della Finanza e l'uscita in mare della Guardia Costiera che è successo?
«Ad oggi su questo non ho elementi per rispondere»

Lei ritiene che con altre procedure si sarebbero potute salvare delle vite?
«Questa vicenda apre diversi interrogativi sulle procedure delle attività di ricerca e salvataggio. Migliorare l’accertamento delle condizioni di un’imbarcazione e far attivare tempestivamente la catena dei soccorsi è determinante nel salvare delle vite umane. Nel caso di specie, occorrerebbe riflettere e accertare se c’è stata una sottovalutazione del pericolo in cui si trovava l’imbarcazione sovraffollata e se potevano essere adottate ulteriori misure che avrebbero potuto salvare quelle vite. Anche per questo, attraverso un’interrogazione prioritaria alla Commissione europea chiedo di aprire un’indagine sulla tragedia di Crotone che accerti il ruolo effettivo di Frontex nella vicenda e ricostruisca in modo chiaro le responsabilità sulle eventuali carenze dei soccorsi. A Crotone sono morte almeno 67 persone, la Procura della Repubblica di Crotone ha aperto una inchiesta ipotizzando reati molto gravi come quello di disastro colposo e omicidio colposo plurimo.  E’ evidente che per evitare tragedie future, l’UE deve rafforzare le capacità di ricerca e soccorso degli Stati membri o, ancora meglio, prevedere operazioni SAR gestite a livello europeo».

Tornando alle reazioni politiche, le opposizioni sono compatte nella richiesta delle dimissioni del Ministro dell'Interno. Cosa ne pensa?
«È doveroso che il Ministro vada a riferire in aula, assumendosi tutte le responsabilità politiche che gli spettano per il ruolo che ricopre. Così come deve rispondere delle inqualificabili dichiarazioni rese in conferenza stampa a Crotone, a poche ore dalla tragedia. Bisogna dimostrare rispetto e sensibilità. Senza mai dimenticare che queste persone affrontano il mare per lasciarsi alle spalle guerre, persecuzione e fame».

Oggi il presidente Mattarella è stato a Crotone…
«Sì, ho apprezzato molto la visita del Capo dello Stato. So che ha rassicurato alcuni familiari delle vittime che chiedevano il rimpatrio delle salme. L'immagine del Presidente della Repubblica in rispettoso silenzio di fronte alle bare bianche è molto forte e commovente. È stato un modo per restituire la dimensione umana a tutta la vicenda che ha toccato nel profondo il nostro territorio. Non bisogna sovrastare il silenzio del lutto e del dolore con le urla della sterile polemica. Se ci sono stati degli errori bisogna individuare le responsabilità a tutti i livelli. Sappiamo che ci sono bambini, donne e uomini che non sono al sicuro nei loro Paesi, si creino allora vie legali di accesso all’UE affinché abbiano un’alternativa ai trafficanti, agli scafisti e alle rotte marittime e terrestri che possono rivelarsi mortali. L'Europa, unita, responsabile e solidale, lavori per questo».