VIDEO | Il sindacato ha commemorato il bracciante ammazzato nell'impianto abbandonato. Intanto il comune del Vibonese ha ordinato la bonifica del sito sotto sequestro per i reati ambientali
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A tre anni dalla morte di Soumaila Sacko, il bracciante maliano ucciso nella fornace di San Calogero, il sindacato Usb l’ha ricordato con una cerimonia proprio nel luogo della sparatoria. «È morto per gli altri – ha detto Yacouba Saganogo, un sindacalista arrivato dall’Abbruzzo – solo perché stava aiutando gli altri a trovare lamiere per ripararsi dal freddo». Nel frattempo Antonio Pontoriero, il sancalogerese che gli sparò dalla collina, è stato condanna a 22 anni in primo grado, anche per il Comune vibonese il tempo non è trascorso invano, visto che è stato ordinando la bonifica del sito inquinante.
Qualcosa è cambiato, ma non il dolore e la rabbia. «Soumaila – ha detto Stefano De Angelis – è l’emblema di una ribellione che ha mosso i braccianti africani a chiedere nel suo nome la fine di uno sfruttamento che purtroppo continua, e proprio per questo come Usb abbiamo attivato una raccolta fondi per potenziare il nostro sindacato nei campi anche attraverso l’acquisto di un pulmino».
Un ricordo che ha unito Africa e Calabria, quel degrado che ancora oggi si vive nella tendopoli di San Ferdinando dove il bracciante viveva e da dove pure arriva una novità. «In questi giorni - ha spiegato l’artista Chiara Mosciatti – abbiamo individuato il punto dove installare il monumento a lui dedicato, realizzato dall’artista Nelson Carrillo, per una cerimonia che stiamo ipotizzando per novembre prossimo».