Chiuso un capitolo importante mercoledì scorso, si sarebbe dovuto tornare in Aula domani a partire dalle 15.30 con la presentazione delle linee programmatiche del sindaco. Il riferimento è al civico consesso di Catanzaro che però è da poco slittato a data ancora da destinarsi (la comunicazione è stata diramata ai consiglieri meno di mezz’ora fa) per un impedimento di Nicola Fiorita. Comunque sia, dopo l’elezione di alcuni giorni orsono del presidente, nella persona di Gianmichele Bosco (Cambiavento), e a seguire (circa 48 ore dopo) della vice: Manuela Costanzo, ci si appresta ora a vivere una nuova fase. Certo, non si è ancora spenta l’eco della designazione della Costanzo, accompagnata da roventi polemiche considerato che proprio la compagine fioritiana in campagna elettorale aveva compulsato l’allora candidato a sindaco della coalizione rivale Valerio Donato affinché addirittura invitasse Costanzo a rinunciare alla recentissima (al tempo) conferma nel ruolo di consigliera, all’esito del primo turno delle Amministrative del 12 giugno, per un comportamento definito «incompatibile con la carica di pubblico amministratore». Il clima di lotta politica, insomma, non si svelenisce. Anzi. La battaglia non è soltanto il frutto di uno scontro tattico fra maggioranza e opposizione ma anche quello di ripicche e interessi interni agli schieramenti palesati persino nelle scelte sulla commissione elettorale.

Si tratta dei membri effettivi così come dei supplenti, specchio di un Manuale Cencelli che si cerca di applicare in ogni passaggio, ma non senza fatica. E nelle condizioni in cui versa l’assise allo stato, chissà cosa accadrà quando sarà la volta di “distribuire” le presidenze delle commissioni consiliari. La sensazione infatti è che ci vorrà molto più del tempo occorso per le nomine (che si ribadiscono) alla commissione elettorale di Antonio Barberio (Catanzaro al Centro); Igea Caviano (Partito Democratico) e Alessandra Lobello (Catanzaro Azzurra) con i colleghi, pronti a subentrargli, Raffaele Serò (Io scelgo Catanzaro); Emanuele Ciciarello (Progetto Catanzaro) e Danilo Sergi (Movimento Cinque Stelle). Stesso discorso vale per i capigruppo, tranne le eccezioni che pure non mancano su chi è naturale candidato, per una serie di ragioni, a tale delicata funzione. Perché la domanda è: come sarà possibile decidere formalmente il capo di un gruppo all’interno di Rinascita, individuandolo in un elemento che ha già votato o voterà in futuro le pratiche portate in Aula dalla Giunta Fiorita? In realtà, però, tutto è possibile in un’assemblea in cui i riferimenti dei partiti nazionali… latitano.

E, tranne nei casi di Pd ed M5S, nemmeno figurano in via diretta. Ecco allora che molto è demandato, almeno al momento, a maggiorenti locali, sì detentori di grandi pacchetti di voti ma senza alcun concreto legame con una dimensione romana dove hanno scarsissimo peso. Da qui, come ovvio, il disinteresse della capitale a cosa accade in una piccola e periferica area territoriale quale Catanzaro. Che determina la debolezza e la marginalità del capoluogo calabrese rispetto alla maggior parte delle dinamiche decisionali. Ma questo è un altro discorso. Come premesso, invece, le scelte di quei pochi dirigenti cittadini, con un minimo di autorevolezza e ancora in grado di contare davvero, faranno intendere più di qualcosa su quali saranno i reali equilibri in Aula. Ma ancora di più sarà chiaro con le indicazioni che verranno date per i vertici delle commissioni consiliari. Una votazione tutta interna al Consiglio, chiaro. Ma dai grandi risvolti. E oltretutto relativa peraltro a organi non marginali, in particolare dopo l’attenzione mediatica di cui hanno loro malgrado goduto a causa delle inchieste giudiziarie su funzionamento e presenze dei suoi componenti. Basti pensare al modo in cui le Commissioni sono strutturate e al fatto che sono sempre stati rispettati determinati criteri nelle assegnazioni. Che tuttavia ora sono precari e di nient’affatto agevole identificazione.