Il neo premier ha presentato le linee programmatiche del nuovo governo toccando, tra i tanti temi, la questione meridionale: «Lavoreremo sodo per colmare un divario infrastrutturale inaccettabile, eliminare le disparità, creare occupazione» (ASCOLTA L'AUDIO)
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«Sono sempre stata una persona libera e per questo intendo fare esattamente quello che devo fare». Così una Giorgia Meloni comprensibilmente emozionata e altrettanto determinata ha concluso il discorso, di circa un’ora, con il quale si è presentata alla Camera dei Deputati per chiedere la fiducia al Governo. Il presidente del consiglio avverte l’importanza di un momento storico sotto diversi punti di vista. Il principale è che per la prima volta alla guida di un governo della Repubblica c’è una donna.
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La prima donna premier
«Tra i tanti pesi che sento gravare sulle mie spalle oggi, non può non esserci anche quello di essere la prima donna a capo del governo in questa Nazione. Quando mi soffermo sulla portata di questo fatto, mi ritrovo inevitabilmente a pensare alla responsabilità che ho di fronte alle tante donne che in questo momento affrontano difficoltà grandi e ingiuste per affermare il proprio talento o il diritto di vedere apprezzati i loro sacrifici quotidiani». Così il premier Giorgia Meloni, nel suo discorso alla Camera.
«Ma penso anche, con riverenza, a coloro che hanno costruito con le assi del proprio esempio la scala che oggi consente a me di salire e rompere il pesante tetto di cristallo posto sulle nostre teste». Meloni ha poi citato alcune donne che hanno fatto la storia d'Italia tra cui Tina Anselmi, Nilde Iotti e Oriana Fallaci. «Siamo nel pieno di una tempesta, con un'imbarcazione che ha subito diversi danni, e gli italiani hanno affidato a noi il compito di condurre la nave in porto in questa difficilissima traversata», ha detto poi la Meloni in un altro passaggio del suo discorso.
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«Eravamo consapevoli di quello che ci aspettava - va avanti il premier - come lo sono tutte le altre forze politiche, anche quelle che governando negli ultimi dieci anni hanno portato un peggioramento di tutti i principali fondamentali macroeconomici, e oggi diranno che hanno le ricette risolutive e sono pronte a imputare al nuovo governo, magari con il supporto di mezzi d'informazione schierati, le difficoltà che l'Italia affronta». La strada è quella tracciata da Draghi, anche per la collocazione internazionale dell’Italia. «Ringrazio i tanti (leader internazionali, ndr) che mi hanno augurato buon lavoro. Non mi sfugge la curiosità per la postura che avrà l'Italia nell'Europa, dentro le istituzioni, perché quello è il luogo in cui i farà sentire forte la sua voce».
Poco prima il presidente del Consiglio ha detto di sentirsi «erede di San Benedetto, patrono dell'intera Europa» ringraziando i vertici istituzioni europee dal presidente Michel, alla presidente von der Leyen a Metsola.
La questione meridionale
Altro punto caldo è quello dello sviluppo del Meridione. «Sono convinta che questa svolta che abbiamo in mente - ha detto Giorgia Meloni - sia anche l’occasione migliore per tornare a porre al centro dell’agenda Italia la questione meridionale. Il Sud non più visto come un problema ma come un’occasione di sviluppo per tutta la Nazione. Lavoreremo sodo per colmare un divario infrastrutturale inaccettabile, eliminare le disparità, creare occupazione, garantire la sicurezza sociale e migliorare la qualità della vita. Dobbiamo riuscire a porre fine a quella beffa per cui il Sud esporta manodopera, intelligenze e capitali che sono invece fondamentali proprio in quelle regioni dalle quali vanno via. Non è un obiettivo facile, nell’attuale congiuntura, ma il nostro impegno sarà totale. E se le infrastrutture al Sud non sono più rinviabili, anche nel resto d’Italia è necessario realizzarne di nuove, per potenziare i collegamenti di persone e merci ma anche di dati e comunicazioni. Con l’obiettivo di ricucire non solo il Nord al Sud ma anche la costa tirrenica a quella adriatica e le Isole con il resto della Penisola».
Reddito di cittadinanza
A proposito di economia nel discorso c’è stato spazio anche per il reddito di cittadinanza. «Vogliamo mantenere e, laddove possibile, aumentare il doveroso sostegno economico per i soggetti effettivamente fragili non in condizioni di lavorare: penso ai pensionati in difficoltà, agli invalidi a cui va aumentato in ogni modo il grado di tutela, e anche a chi privo di reddito ha figli minori di cui farsi carico. A loro non sarà negato il doveroso aiuto dello Stato. Ma per gli altri, per chi è in grado di lavorare, la soluzione non può essere il reddito di cittadinanza, ma il lavoro, la formazione e l’accompagnamento al lavoro, anche sfruttando appieno le risorse e le possibilità messe a disposizione dal Fondo sociale europeo. Perchè per come è stato pensato e realizzato, il rdc ha rappresentato una sconfitta per chi era in grado di fare la sua parte per l’Italia, oltre che per se stesso e per la sua famiglia».
Il nuovo patto fiscale
Contro l'inflazione «è indispensabile intervenire con misure volte ad accrescere il reddito disponibile delle famiglie, partendo dalla riduzione delle imposte sui premi di produttività, dall'innalzamento ulteriore della soglia di esenzione dei cosiddetti fringe benefit e dal potenziamento del welfare aziendale. Allo stesso tempo dobbiamo riuscire ad allargare la platea dei beni primari che godono dell'Iva ridotta al 5%. Misure concrete, che dettaglieremo nella prossima legge di bilancio, sulla quale siamo già al lavoro».
Poi la Meloni ha parlato di un nuovo patto fiscale, che poggerà su tre pilastri Il primo: ridurre la pressione fiscale su imprese e famiglie attraverso una riforma all'insegna dell'equità: riforma dell'Irpef con progressiva introduzione del quoziente familiare ed estensione della tassa piatta per le partite Iva dagli attuali 65 mila euro a 100 mila euro di fatturato. E, accanto a questa, introduzione della tassa piatta sull'incremento di reddito rispetto al massimo raggiunto nel triennio precedente: una misura virtuosa, con limitato impatto per le casse dello Stato».
Lotta all'evasione fiscale
"Il secondo" punto del patto fiscale sarà «una tregua fiscale per consentire a cittadini e imprese (in particolare alle pmi) in difficoltà di regolarizzare la propria posizione con il fisco».
"Il terzo" punto del patto fiscale sarà «una serrata lotta all'evasione fiscale (a partire da evasori totali, grandi imprese e grandi frodi sull'Iva)» che deve essere «vera lotta all''evasione non caccia al gettito», e sarà «accompagnata da una modifica dei criteri di valutazione dei risultati dell'Agenzia delle Entrate, che vogliamo ancorare agli importi effettivamente incassati e non alle semplici contestazioni, come incredibilmente avvenuto finora».
Il tema delle riforme
Ma il capitolo più “caldo” è quello delle riforme. Il Governo ne ha in mente due: semipresidenzialismo e autonomia differenziata. «Negli ultimi vent’anni l’Italia ha avuto in media un governo ogni due anni, cambiando spesso anche la maggioranza di riferimento. È la ragione per la quale - ha detto la premier - i provvedimenti che garantivano sicuro e immediato consenso hanno sempre avuto la meglio sulle scelte strategiche. È la ragione per la quale le burocrazie sono spesso diventate intoccabili e impermeabili al merito. È la ragione per la quale la capacità negoziale dell’Italia nei consessi internazionali è stata debole. Ed è la ragione per la quale gli investimenti stranieri, che mal sopportano la mutevolezza dei governi, sono stati scoraggiati.
Ed è la ragione la quale siamo fermamente convinti del fatto che l’Italia abbia bisogno di una riforma costituzionale in senso presidenziale, che garantisca stabilità e restituisca centralità alla sovranità popolare. Una riforma che consenta all’Italia di passare da una “democrazia interloquente” ad una “democrazia decidente”. Vogliamo partire dall’ipotesi di semipresidenzialismo sul modello francese, che in passato aveva ottenuto un ampio gradimento anche da parte del centrosinistra, ma rimaniamo aperti anche ad altre soluzioni».
«Libertà e democrazia sono gli elementi distintivi della civiltà europea contemporanea nei quali da sempre mi riconosco. E dunque, a dispetto di quello che strumentalmente si è sostenuto, non ho mai provato simpatia o vicinanza nei confronti dei regimi antidemocratici. Per nessun regime, fascismo compreso». così la presidente del Consiglio Giorgia Meloni nel discorso per la fiducia alla Camera.
Autonomia differenziata
«Intendiamo - ha detto poi sul tema la Meloni - dare seguito al processo virtuoso di autonomia differenziata già avviato da diverse Regioni italiane secondo il dettato costituzionale e in attuazione dei principi di sussidiarietà e solidarietà, in un quadro di coesione nazionale. Per la provincia di Bolzano tratteremo del ripristino degli standard di autonomia che nel ‘92 hanno portato al rilascio della quietanza liberatoria Onu. È nostra intenzione completare il processo per dare a Roma Capitale i poteri e le risorse che competono a una grande capitale europea e dare nuova centralità ai nostri Comuni. Perché ogni campanile e ogni borgo è un pezzo della nostra identità da difendere. Penso in particolare a quelli che si trovano nelle aree interne, nelle zone montane e nelle terre alte, che hanno bisogno di uno Stato alleato per favorire la residenzialità e combattere lo spopolamento».
Sempre in tema riforma grande spazio è stato riservato a quella sulla giustizia. Dopo l’intervento di Giorgia Meloni la seduta dell’aula è stata temporaneamente sospesa. Riprenderà per il dibattito mentre il voto di fiducia è previsto per le 19.