Interventi sulla stampa e immancabili post social alimentano un confronto molto acceso su quanti dovranno sovrintendere alle operazioni di voto
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In una campagna elettorale per il vertice di Palazzo De Nobili che in questi giorni sembra improvvisamente essere 'congelata", forse a causa del delicatissimo lavoro utile alla composizione delle liste, l'ultima sì vecchia, ma sempre attuale, polemica è quella relativa ai presidenti di seggio e scrutatori. O, per meglio dire, sul meccanismo della loro scelta. Che dovrebbe essere il sorteggio, anche se - come hanno soprattutto stigmatizzato nel centrosinistra catanzarese perfino ad opera dell'aspirante sindaco Nicola Fiorita - di recente parrebbe potersi affacciare all'orizzonte la cosiddetta nomina a chiamata diretta. Un'investitura che, per unanime giudizio di quanti hanno espresso la loro ferma contrarietà sulla stampa locale, farebbe insinuare nella libera competizione democratica il pericoloso germe della clientela. Anzi, addirittura del voto di scambio che, come noto, è un reato prim’ancora di essere una pratica intollerabile.
Un'accusa grave, dunque, che senza se e senza ma assevera una tesi: i consiglieri e assessori comunali uscenti o chiunque si candidi o sia vicino a un candidato, in grado di avere aderenze in Comune, può offrire un'opportunità di guadagno, seppur occasionale e con in ballo una cifra assai ridotta, per poi ottenere in cambio delle preferenze. Un'affermazione ovviamente tutta da dimostrare e che, se non formulata sotto forma della mera ipotesi o al contrario documentata in maniera incontrovertibile, integra persino una forma di diffamazione.
Ma il tema resta sul tavolo. Ed è un argomento forte. Tant'è vero che, nelle settimane scorse anche dalla coalizione pro Valerio Donato è venuta la richiesta di avere presidenti e scrutatori da individuare fra iscritti negli appositi elenchi tra disoccupati e studenti che non svolgano al momento attività lavorative. C'è però di più. Vale a dire la richiesta, sempre ad opera di Rinascita ovvero dello schieramento donatiano, relativa alla preventiva formazione di quanti dovranno poi materialmente gestire le operazioni di voto essendo anche chiamati a prendere decisioni importanti. Un autentico fulcro della democrazia, che mai può prevedere vulnus o sbavature di sorta.
In particolare, ma non è solo questo naturalmente, se un'elezione si decide sul filo del rasoio come potrebbe essere alle prossime Amministrative del 12 giugno in cui il citato prof Donato e il gruppo che lo sostiene si giocherebbero, almeno stando alle previsioni più accreditate, concrete chance di vittoria al primo turno. Che, è bene ricordarlo, matura per chiunque con la conquista del 50% più uno (non 51 e neppure 50.1, quindi) dei voti validamente espressi. Comunque sia, tornando subito alla questione del sorteggio di chi “sovrintende il voto”, va messo in risalto che il popolo social si è appassionato al problema commentando massicciamente e parlando dell'assoluta necessità di un ricambio dei "prescelti" definiti senza mezzi termini «gli amici degli amici» o con una certa dose di sarcasmo «i soliti fortunati». Gente che, per giunta, a dar retta agli scriventi, nemmeno sarebbe "bisognosa", perché già stipendiata anche nel settore pubblico.