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Il ministro degli Interni e leader del Ncd Angelino Alfano nei giorni scorsi aveva riacceso i riflettori sulla possibilità di rilanciare il progetto relativo al Ponte sullo stretto: ‘Non vedo ragioni per cui non si debba più parlare del Ponte sullo Stretto di Messina e noi in Parlamento presentiamo una proposta di legge per realizzarlo’.
Questa volta il no, secco e deciso, arriva dai parlamentari di Sinistra ecologia e libertà (Sel) che hanno presentato alla Camera una mozione che impegna il governo affinchè confermi che la realizzazione dell’opera relativa al Ponte sullo Stretto di Messina rappresenta un capitolo chiuso invitando l’esecutivo “ad astenersi da qualsiasi iniziativa volta a favorire in qualsiasi modo il rilancio e la realizzazione del progetto”.
Ma alla luce dei fatti il capitolo potrà infatti essere definitivamente chiuso solo dopo che sarà risolto il contenzioso giudiziario che vede coinvolti i privati che avrebbero dovuto realizzare il Ponte e la Stretto di Messina spa, e cioè la concessionaria statale dell’opera che è stata messa in liquidazione nel 2013: secondo le stime del commissario liquidatore per chiudere solo primo grado di giudizio ci vorranno tra i 18 e i 40 mesi.
Come riporta ‘Il Fatto quotidiano’, infatti, le imprese di cui Salini-Impregilo era capofila in qualità di contraente generale infatti hanno iniziato una vertenza in sede civile contro la società Stretto di Messina, chiamando a rispondere di fronte al Tribunale di Roma anche il Ministero delle Infrastrutture e la presidenza del Consiglio. La richiesta di risarcimento è di circa 700 milioni, a cui devono aggiungersi 90 milioni chiesti, sempre a titolo di risarcimento, dalla società di project management.
Viste le carte in gioco, non c’è dubbio che sentiremo ancora a parlare del ‘Ponte sullo Stretto’.